Un Italiano in NCAA: intervista a Luca Virgilio

Crampi Sportivi
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5 min readNov 20, 2015

E’ un piacere, ancor che un privilegio, poter ospitare una voce informata sul Basket oltreoceano: è ancor più un onore e un motivo di orgoglio se ne posso parlare con un amico, uno con cui si può dire con una punta di retorica che “Si è cresciuti insieme”.

Crampi Sportivi ha fatto una bella chiaccherata a 360 gradi con Luca Virgilio, 25enne romano che lavora come scout per la università di St. John’s: variamo tra le varie differenze di approccio al gioco, parliamo delle varie contenders e che ruolo possa avere in un contesto Ncaa Federico Mussini.

Ecco il riassunto della nostra chiacchierata qui per voi.

Partiamo dalle origini: Descrivici brevemente il Luca uomo e giocatore, fino al momento in cui hai smesso le scarpette e sei passato alla scrivania

Ho sempre amato la pallacanestro, ho provato a giocare ma con risultati molto scarsi. Molto presto ho capito che non era il mio destino e ho cercato di trovare una strada alternativa per restare nel mondo dello sport da un punto di vista manageriale. Ho studiato e mi sono laureato due volte: prima in Economia e successivamente in Business Administration. Poi è arrivata la telefonata da New York.

Come nasce la possibilità di studiare e lavorare negli Stati Uniti? In sostanza, di cosa ti occupi a St. John’s?

Prima di trasferirmi a St. John’s University ero un talent scout per un importante sito online di scouting: Eurohopes. Il mio lavoro era di seguire e monitorare i migliori talenti cestistici europei tra i 14 e i 18 anni andando in giro per i migliori tornei giovanili europei. A Maggio 2014 mi arriva la chiamata da St. John’s University perché cercavano qualcuno che li potesse aiutare a costruire un ponte con l’Europa per portare i migliori talenti europei a giocare al college. Non è stato difficile per me accettare, anche perché come Graduate Assistant avrei avuto la possibilità di frequentare un Graduate Master in Sport Management per approfondire le mie competenze economiche. Tutti ingredienti giusti per un’offerta irrinunciabile.

Hai parlato di Seniors: nel momento in cui un giocatore lascia il college, come funziona il programma per colmare quella slot vuota e come l’università decide in base a che meriti di assegnare una borsa di studio?

Si tende per la maggior parte a premiare il merito:ci sono diversi aspetti che vengono tenuti in considerazione per quanto riguarda le borse di studio. E’ un mix composto da talento cestistico, qualità etiche e morali, educazione, affidabilità e senso di responsabilità. Dietro ogni borsa di studio assegnata c’è una scelta ponderata a lungo.

Somme e bilancio del tuo primo anno, fuori dal campo e quanto riguarda il quadrante di gioco.

E’ stato un anno molto interessante. Avevamo una squadra con moltissimi Seniors, alla conclusione di un ciclo con risultati molto positivi. Abbiamo disputato una buonissima stagione arrivando anche a giocarci il torneo NCAA a Charlotte. Siamo usciti al primo turno ma è stata una grande esperienza personale. Il fermento che c’è a Marzo intorno al college basketball è impressionante. Veramente difficile da descrivere: se ami questo sport è un emozione che lascia un segno.

Suppongo che siano mondi completamente differenti anche per quanto riguarda la gestione su come arrivare pronti al match: Come funzionano gli allenamenti e, in generale, la preparazione alla partita?

L’allenamento dura orientativamente due ore. La mattina solitamente i ragazzi si allenano con il preparatore atletico in sala pesi. Mentre pomeriggio si lavora sui fondamentali, sulla preparazione delle partite e infine si tira. Molto ovviamente dipende dal periodo dell’anno; durante la stagione si preferisce fare più lavoro tattico che fisico per preservare le energie per le partite.

Le differenze peculiari tra il mondo Ncaa e quello europeo quando si tratta di basket quali sono?

Ovviamente la principale differenza rispetto al basket europeo è che qui al College i giocatori sono prima di tutto studenti. Le loro giornate sono molto impegnative: vanno a lezione 4 o 5 ore al giorno e devono rispettare tutte le scadenze per le consegne degli assignments. C’è molta attenzione all’aspetto accademico, tanto è vero che chi non riesce a stare alla pari con le lezioni e i compiti viene sospeso dalle attività sportive. Dal punto di vista cestistico, il gioco è molto veloce in NCAA, si gioca spesso a ritmi altissimi”.

Si è conclusa l’era di Lavin, è iniziata quella di Chris Mullin: come sta lavorando l’ex stella del Dream Team e quali sono gli adattamenti per plasmare un gruppo molto giovane che punta a bissare il risultato dello scorso anno? ( e tra l’altro c’è anche Mitch Richmond come assistente, sto avendo un fortissimo impulso a rimettere Nba Pro 98 su Play Uno, sappilo)

Chris Mullin è una vera e propria leggenda per il basket. Soprattutto qui a New York non c’è icona sportiva più popolare di lui. E’ un grande onore poter lavorare per lui ogni giorno, c’è tanto da imparare. Abbiamo un roster giovane con tanti nuovi arrivati. Quest’anno sarà un anno importante per fare esperienza e costruire qualcosa di importante.

Lui c’era.

Se dovessi mettere un presidente sulla vincente della Big East, chi prenderesti?

La Big East, come ogni anno, è molto competitiva. Nella passata stagione era la Conference con il secondo RPI. Ogni partita è una vera e propria battaglia. Quest’anno Villanova parte con i favori del pronostico: hanno una squadra profonda, con tanto talento e tanta esperienza. Georgetown, Xavier e Butler sono subito dietro. Anche Providence potrà dire la sua e sarà guidata da Kris Dunn, considerato da molti il miglior giocatore NCAA al momento e una prima scelta assoluta del prossimo Draft NBA.

Arriviamo al piatto caldo, la portata che interessa noi pantagruelici lettori italiani. Federico Mussini: io sono un fan della primissima ora ( sin dai tempi dei bombardamenti con Castel Guelfo), trovo che come varietà e pulizia dei movimenti offensivi pochi ragazzi siano così dotati in Italia. Quanto ha influito la presenza di altri italiani (te ed Alibegovic) per la scelta del college del Queens?

Federico ha avuto un buonissimo impatto con la realtà americana. E’ un grandissimo lavoratore e ha voglia di migliorare allenamento dopo allenamento. Sicuramente il fatto di poter giocare con altri ragazzi europei come Amar Alibegovic, Yankuba Sima e Ron Mvouika ha facilitato la sua scelta. Sinceramente però penso che abbia pesato molto il fatto di poter aver Chris Mullin come allenatore. Non capita tutti i giorni di poter imparare da un Hall of Famer come lui.

Dicci tre nomi dei tuoi che vedresti bene..in Nba, in Eurolega e nel campionato italiano ( Se non puoi dirceli fai un giro di parole che li scoviamo da soli).

Abbiamo una squadra molto giovane, quindi per la maggior parte resteranno qui per un pò di anni. Posso dirti però che non sarei stupito di vedere alcuni di questi ragazzi calcare i parquet della NBA in 2/3 anni. Abbiamo sicuramente un quantitativo di talento interessante ma c’è molto lavoro da fare per poter arrivare ai piani più alti.

Last but not least: Sei scelto perché hanno cambiato per la 300 volta il format dell’All Star Game e devi scegliere un quintetto che rappresenti la Ncaa per giocare il match con i Rookie. Chi porti?

Kris Dunn (Providence), Ben Simmons (LSU), Jamal Murray (Kentucky), Henry Ellenson (Marquette) e Jacob Poeltl (Utah)

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