Una stella diventata meteora

Crampi Sportivi
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3 min readAug 13, 2018

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La mano tocca il muretto dopo un 400 misti e la piscina non sa se ammutolire o esplodere. Un 400 misto chiuso in 4”28”43 non si era mai visto e vale l’oro olimpico con annesso record del mondo. Una gara pazzesca dalla quale, tuttavia, la protagonista di quello che sarebbe un sogno ad occhi aperti per molti atleti si è tramutato in un enorme strascico di polemiche. Andiamo con ordine.

In vasca c’è lei: l’Orca cinese di 16 anni. Si tratta di Ye Shiwen, talentino cinese che ha iniziato la sua scalata al nuoto professionistico quando aveva soli sette anni.

Quando arriva a Londra è l’outsider che non ti aspetti: spalle larghe, braccia che sembrano quelle di un uomo. Un lungo costume nero, così come neri sono i suoi occhialini, e una cuffia bianca che svetta tra l’azzurro della vasca inglese. E come svetta.

Quando tocca il muro la linea rossa è dietro i suoi piedi: record del mondo infranto e un ultimo 100, quello a stile libero, da urlo. Già, perché l’ultimo parziale, in quelle due ultime vasche è riuscita nell’impresa di far meglio anche dei due razzi americani. Nell’ultimo 50, infatti, è stata più veloce di 17 centesimi rispetto a Ryan Lochte, che nella versione maschile della stessa gara ha nuotato il secondo crono più veloce nella storia dei 400 misti. Ma non basta: nella vasca precedente ha “osato” scendere di otto centesimi rispetto a Michael Phelps. Ma si sa, quando ti permetti di toccare certi mostri sacri, i dubbi crescono. E sono cresciuti eccome: è stato lo stesso John Leonard, allora direttore dell’associazione dei coach americani, a sollevare il polverone del doping.

Doping genetico, per la precisione. Come se la Ye Shiwen fosse stata creata in provetta, modificata per diventare un’atleta bionica capace di imprese come quella di Londra.

Dubbi immediatamente spazzati via dalla stessa atleta, che giustificò i risultati come la conseguenza naturale e soprattutto “pulita” di allenamenti duri e costanti, a cui tutta la squadra cinese si era sottoposta. E di fatto l’atleta non è mai risultata positiva a nessun controllo anti-doping. Insomma, stella esplosa che ha lasciato dietro di sé una scia, non solo di polemiche. Una stella diventata però ben presto meteora.

Già, perché se fosse stata davvero “bionica” — quattro anni più tardi, alle Olimpiadi di Rio — , i risultati arrivati sarebbero stati ben diversi. Ai Giochi brasiliani, invece, Ye Shiwen è apparsa fragile e di certo non ai livelli di quattro anni prima. Così tanto che, davanti alla Lady di Ferro esplosa letteralmente nel panorama natatorio mondiale si è dovuta inchinare.

Niente podio questa volta: i 400 stile se li è infatti aggiudicati lei, Katinka Hosszu che con un formidabile 4”26”36 polverizza il record del mondo della cinese e si aggiudica il suo primo oro olimpico. Il primo di una lunga serie, per altro. Dietro di lei, la coppia formata dalla statunitense Maya Dirado e la spagnola Mireia Belmonte Garcia. Un esito forse inatteso, soprattutto un crollo impensabile visti i presupposti da cui si partiva ma che, di fatto, ha costretto Ye Shiwen a eclissarsi.

L’Orca cinese sembra aver cambiato rotta: se qualcuno la avvistasse è pregato di avvisare la nazionale cinese.

Articolo a cura di Giulia Abbate

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