Uomini, prospettive, derby e Zappacosta — CS S02 E23

Crampi Sportivi
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6 min readFeb 9, 2015

La partita della settimana

Nel derby capìtal arriva il Real più affannato di quest’anno, un Cristiano Ronaldo opaco, e dall’altra parte invece c’è il solito Atletico: cattivo, aggressivo, antipatico. Al 14esimo è già dominio colchonero: cross dalla destra, torre di Mandzukic per Tiago che arriva da fuori area e nello stesso momento si dimentica di essere Tiago, così come Casillas si dimentica di essere un portiere: tiraccio da fuori perso dalle mani e l’Atletico è già avanti. Poco dopo, mentre tutti almeno visivamente eravamo impegnati a inseguire i ciuffetti biondi di Griezmann, a scrivere il suo pezzetto di storia s’è inserito Saúl Ñíguez, classe 94, subentrato ad un infortunato Koke: prende un cross scucchiaiato da Siqueira in rovesciata. È il 17esimo (Ñíguez, curiosamente, è il numero 17) e il Real Madrid è sotto di due reti a zero.

Al 35esimo del primo tempo Diego Godin (poco dopo un rigore non dato all’Atletico) fa una finta davanti alla sua area di rigore, con di fronte Bale (100 mln), mandandolo da tutt’altra parte. Questo può essere l’esempio di tutta la mentalità dell’Atletico in questo derby: entrambe le squadre pressano, certo, ma quelli in bianco lo fanno automaticamente, senza passione, mentre la brigata di Simeone agisce compatta e ragionata, cattiva, mentalmente sfiancante. Il dominio dell’Atletico è psicologico e tattico, il Real sembra non saper mettere due passaggi in fila. Il maggior numero di passaggi li fa sì Carvajal, ma la maggior parte sono per Varane (suo compagno di reparto, innocui) o per Bale (che ha fallito tutti i suoi passaggi pericolosi, tutti i suoi tackle, e 4 dribbling su 6). Intorno all’area di rigore dell’Atletico di Madrid sembra esserci un campo di forza che i giocatori in bianco non riescono a rompere, e infatti non lo fanno: solo 4 tiri per il Real Madrid a fine partita. Semplicemente non abbastanza.

Al 62esimo, per rimettere le cose a posto nel mondo, Tiago ha avuto un suo momento Tiago: cross di Juanfran, palla solo da spingere in rete con la testa, lui la schiaccia a terra quasi perpendicolarmente, diventa una caramella per Casillas. Poi succedono varie cose: lo stadio si colora di bianco e rosso e Siqueira fa un sombrero a Bale, e dopo tre minuti segna Griezmann, che sta facendo una partita fantastica: in fase di non possesso torna a dare una mano, altrimenti resta a fare da prima punta, mentre a fare spalle e altezza e possesso ad aspettare gli altri è Mandzukic. Che poi segna pure il quarto gol di testa, mentre Carvajal ancora si chiedeva se era proprio lui che doveva andare a marcarlo. Assist di Fernando Torres appena entrato, claro.
Un gol della settimana e un giocatore della settimana sono qui, rispettivamente Ñíguez e Griezmann, ma non rientrano nel nostro elenco perché schiacciati, persino loro, dalla prepotenza tattica attuata da Simeone: è lei la regina di questa partita, e lui, per questa settimana, il re pomposo di Madrid.

Cosa fanno gli uomini

Verde. In una Roma incerottata Garcia si presenta a Cagliari schierando titolare Daniele Verde, classe ’96. La Roma nel 2010 lo ha strappato alla Juventus, e già questo dovrebbe renderlo speciale quanto il fatto di essere un napoletano in maglia giallorossa. Al Sant’Elia s’è inventato un assist con colpo sotto per Adem Ljajić. Un secondo lo ha servito a Paredes per la rete del 2 a 0. I tioli già si sprecano come è solito accadere da noi. Intanto Daniele, 8 reti con la Primavera e 2 con 3 assist in UEFA Youth League, è il più giovane assistman del campionato in corso.

Kane. Mancano 4 minuti alla fine del derby di Londra Nord. Spurs e Gunners sono sull’uno a uno a quattro dalla fine quando Chadli crossa al centro dell’area. L’uragano Kane si fa trovare alle spalle di Koscielny; rimane sospeso in aria qualche secondo per infilare il pallone alle spalle di Ospina. È l’ 11 rete realizzata nelle ultime 14 gare ufficiali. 21 in tutta la stagione per questo attaccante dinoccolato ma pieno di grazia quando si tratta di andare a rete.

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Soprattutto considerando che questo qui, nel 2004, era Harry Kane.

Emre Can. Perché va bene, sì, l’attaccante, il risolutore, l’azione offensiva, tutti quei problemi edipici da attaccanti che devono per forza penetrare, bucare, rompere, spaccare. Però la soddisfazione di una copertura difensiva fantastica più un dribbling ad un tipo che ti segue (se quel tipo poi pesa 94 chili ed è alto 1 metro e 91 e si chiama Lukaku) ce la vogliamo dimenticare? Emre Can si sta rivelando uno dei fattori della rinascita compatta del Liverpool, e questa è un’ennesima prova. Se non credete a noi, ne ha scritto anche fourfourtwo.

Che cosa sono gli uomini

Diamanti. È tornato Alino. Se qualcuno dice che non ne ha sentito la mancanza mente, se qualcuno ha pensato che fosse un giocatore finito pure. Diamanti ha ancora qualcosa da dire, soprattutto in questa Fiorentina centrifuga che alle volte sembra non trovare un punto di riferimento. Eccolo: ha dei capelli strani e la c aspirata. Oltre ad aver fatto una gran partita, ad un certo punto con un movimento il trequartista manda a quel paese tutta la difesa dell’Atalanta, poi dribbla pure il povero Salah (che non sa bene cosa sta facendo lì) e la mette dentro col suo mancino educato. Bentornato, Alino.

Zappacosta. Davide Zappacosta is on fire! 3 reti in 19 gare alla prima stagione in A. Aggiungeteci anche un paio di assist ed avrete quelle che è oggi, molto probabilmente, l’esterno più promettente del campionato.
Dallo scorso anno ad Avellino ha cominciato a spingersi sempre più in avanti, mostrando (come già la scorsa stagione) ottime doti offensive in aggiunta a quelle da terzino. Peccato la mancata chiusura sul 3 a 2 di Pasqual.

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Icardi. Fischiate pure: se si tralascia la vita privata, l’antieroe Icardi ha sempre fatto il suo dovere nel rettangolo verde — soprattutto poi nello specifico rettangolo bianco in cui sta il portiere avversario. Contro questo Palermo qua, coi due talenti davanti e un centrocampo bilanciato, una squadra giusta per dare fastidio ad un Inter alla ricerca dell’identità, sarebbe stata una sfida dura per mancini. Invece Icardi mette a tacere tutti, le speranze del Palermo e quelli che lo fischiano, segnando una doppietta senza poi festeggiare, ancora risentito. Se la gara la vince chi fa più il cretino non so se stia vincendo Icardi o i peggiori dei tifosi; c’è da dire però che Icardi segna molti più gol. Quasi uno ogni 126 minuti — Tevez ne fa uno ogni 120: facciamo due conti.

Cosa fanno gli uomini (e poi se ne pentono)

Bonucci. Per rimettere le cose a posto in una giornata in cui Muntari è capitano, Bonucci pensa bene di fare un gollonzo e poi andare a morire oltre i cartelloni pubblicitari. Il caso poi vuole che nessuna di queste sia la cosa più ridicola successa a proposito di questo Juventus-Milan.

Pearson. Il Leicester non se la sta passando troppo bene. Ultimo in classifica, una serie di sconfitte consecutive l’ultima delle quali in casa, contro il Cristal Palace in uno scontro diretto per la lotta salvezza. All’86imo l’allenatore dei Foxes, Nigel Pearson, perde la brocca e atterra James McArthur: “ho avuto quel comportamento, perché mi ha detto qualcosa. Non devo dare alcuna spiegazione di quello che faccio, penso di essere in grado di badare a me stesso”, seguito da qualcosa che somigliava a “gnegnegne”. La società ha deciso di confermarlo. Nessuno dei dirigenti si sarebbe sognato di andargli a dire che era stato licenziato.

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Lemina. Il Marsiglia del Loco Bielsa si è fermato sabato sul campo del Rennes. Al gol di Toivonen ha risposto Lucas Ariel Ocampos. Dall’ 84 imo minuto l’Om è rimasto in dieci perché Mario Lemina ha pensato fosse arrivato il momento di testare la resistenza dello stesso Toivonen (eroe di giornata): un pugno sotto la cintola, dove fa più male. Il tutto sotto gli occhi dell’arbitro a pochi passi.

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Articolo a cura di Mattia Pianezzi e Oscar Cini

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