Viaggiatori e maghi

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
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8 min readJun 10, 2015

Hanno piantato 49.672 alberi in un’ora. Erano in cento, significa otto alberi a testa ogni minuto. “L’intero Paese è felice. Il nostro record del mondo dimostra che le giovani generazioni desiderano un futuro verde per il Bhutan”, hanno dichiarato al termine i volontari. “E poi il nostro re sta per compiere 60 anni. Quale regalo migliore che tutti questi alberi piantati in suo onore?”

Ex-re, sarebbe meglio dire. Nel 2001, sua maestà Jigme Singye Wangchuck, quarto sovrano del Regno, ha volontariamente deciso di condividere i suoi poteri con il popolo, attraverso una Costituzione che ha conferito al Bhutan lo status di monarchia democratica. Il piccolo Stato asiatico, settecentomila abitanti incastonati tra l’India e la Cina in un territorio ricoperto da foreste per il 75% della sua estensione, ha avviato così un complesso processo di secolarizzazione che l’ha portato ad aprirsi finalmente — ma moderatamente — al resto del mondo. È stata introdotta la televisione; sono arrivati i primi turisti (con un tetto massimo di qualche migliaio all’anno, previo pagamento di pesanti tasse di entrata); l’economia ha conosciuto una crescita esponenziale (+22% ogni anno). Il quinto Re Drago, attualmente regnante, ci tiene comunque a sottolineare che il Bhutan vuole continuare ad essere “la coscienza del mondo moderno”. E che lì, tra i giganti dell’Himalaya, in tutte le decisioni politiche il livello della Felicità Interna Lorda* continuerà a pesare molto di più di quello del più volgare Prodotto Interno Lordo.

Dalle nostre parti, lontanissimi per geografia e filosofia di vita, noi cosa possiamo dire di più su questo popolo fieramente isolato, profondamente spirituale e sorprendentemente calciofilo? Chi sono questi uomini che hanno deciso di organizzare la loro società intorno all’idea che “la felicità è l’unico obiettivo dell’esistenza umana”?

La nazionale del Bhutan, con le sue splendide divise giallo-arancio, al centro del campo dopo il successo sullo Sri-Lanka dello scorso marzo. Sullo sfondo, il peasaggio incantato del piccolo regno himalayano.

LANCIATORI DI DADI

Nel momento in cui ha ottenuto tre volte 3, Karma Shedrup Tshering deve aver innalzato di parecchio, da solo, il livello di felicità media della nazione. Ha intuito che la partita più importante della sua vita sarebbe andata bene: i numeri dispari sono sempre di buon auspicio. Il capitano della nazionale del Bhutan era stato invitato a consultare i dadi due ore prima della sfida decisiva contro lo Sri Lanka, che aveva dichiarato di non avere particolari stimoli ad affrontare avversari deboli come gli himalayani. Con tutta la squadra, era salito su una delle colline che circondano Thimphu e, in un piccolo monastero, aveva ricevuto la benedizione di un monaco vestito in arancione.

Qualche ora dopo, si sarebbe ritrovato al centro dello stadio Changlimethang a ripetere con i suoi compagni e con tutto il suo popolo “Bhutan Bhutan” come fosse una preghiera, nel frastuono dei tamburi e dei cimbali. C’era da festeggiare lo storico passaggio alla fase successiva delle eliminatorie che qualificheranno ai Mondiali del 2018. Unitamente all’impossibile altitudine della capitale (Thimphu sorge a 2640 metri sul livello del mare), è stata una doppietta dell’unico calciatore professionista della squadra (Chencho Gyeltshen, che gioca in Thailandia), a piegare la resistenza degli avversari. Il primo gol con un delizioso colpo sotto sull’uscita del portiere; il secondo con un destro dal limite dell’area piccola, a chiudere sul primo palo.

Dentro lo stadio erano in ventimila a spingere il Dragone: un’ordinanza statale aveva permesso ad operai e impiegati di uscire prima da lavoro, e già prima del calcio d’inizio era impossibile contare il numero di “ole”. Fuori, in molti si erano arrampicati sugli alberi circostanti pur di carpire dal vivo qualche frammento della giornata in cui la nazionale peggiore del mondo stava riscrivendo la storia.

Fuori dallo stadio Changlimethang, alcuni tifosi cercano posto sugli alberi per assistere alla partita più importante della storia della propria nazionale.

DANZATORI ACCOGLIENTI

Prima del 17 marzo scorso, il Bhutan era ultimissimo nel ranking delle 209 nazionali affiliate alla FIFA. Tre vittorie su 58 partite disputate; 31 gol fatti e 220 subiti; un 20–0 subito dal Kuwait nel 2000; primo successo ufficiale solo nel 2002. Quell’anno due giornalisti olandesi, delusi per la mancata qualificazione degli oranje ai mondiali di Giappone e Corea, decisero di organizzare “The Other Final”. Mentre a Yokohama Brasile e Germania si affrontavano per la Coppa del Mondo, a Thimpu Bhutan e Montserrat (ultima e penultima nel ranking) si contendevano il titolo di squadra più debole del pianeta.

Dopo un’ora di danze tipiche della tradizione buddhista, il match di Thimphu iniziava. Una tripletta di Wangay Dorji assicurava presto ai dragoni il primo risultato positivo della loro storia, in una partita (la prima di sempre senza reti subite dal Bhutan) che è stata raccontata in un pluripremiato documentario. Sulle note di Hot Hot Hot (prima hit mondiale della calypso music, una specie di secondo inno nazionale del Montserrat), il regista Johan Kramer narra i ferventi preparativi, il difficoltoso viaggio dei caraibici verso le montagne asiatiche, l’accoglienza dei padroni di casa. In definitiva, tutta la contagiosa allegria del calcio al suo stato primordiale.

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Al minuto 13:36 del documentario ci viene offerto uno spot in cui si annuncia agli abitanti del Bhutan una grande svendita di televisori in vista della Coppa del Mondo 2002. Mentre i calciatori della nazionale si litigano l’ultimo apparecchio rimasto, la voce fuori campo urla “Hurry up!” con in sottofondo una canzone tradizionale.

TIRATORI CON L’ARCO

Oggi il Bhutan ha scalato oltre quaranta posizioni nel ranking mondiale: a inizio giugno 2015 è la 159a nazionale del mondo. Lo sport nazionale dell’ultimo Shangri-La, in ogni caso, non si gioca con un pallone. Il tiro con l’arco, oltre ad essere il principale — e finora unico — serbatoio di atleti olimpici, è anche una delle più comuni attività ricreative. Durante una competizione di tiro con l’arco si mangia e si beve in abbondanza, mentre gli avversari del tiratore, tra canti e balli, sono autorizzati a distrarlo facendo smorfie nei pressi del bersaglio o prendendosi gioco delle sue abilità balistiche nei modi più fantasiosi.

È facile immaginare che, in un contesto del genere, il professionismo sportivo possa non essere del tutto contemplato. Per dire, gran parte dei calciatori della nazionale sono studenti. Il nostro Karma Shedrup Tshering, capitano e gran lanciatore di dadi, fa invece il pilota di aerei. Pochi giorni prima dello spareggio contro lo Sri Lanka, aveva volato per e da Singapore. “I miei datori di lavoro (Druk Air, la compagnia di bandiera del Bhutan) sono molto comprensivi, e cercano di assegnarmi turni quando non ho partite da disputare.” Il pallone è un passatempo: “La nazionale è un gruppo di ragazzi appassionati del gioco. Non viviamo certo di calcio.”

Capitan Shedrup Tshering al lavoro. Il capitano della nazionale del dragone fa il pilota per la compagnia di bandiera del Bhutan.

DETENTORI DI RECORD

Sebbene non si sappia con certezza come il calcio sia penetrato nel regno (l’ipotesi più accreditata è che alcuni studenti lo abbiano timidamente importato dall’India intorno agli anni ’50), oggi in Bhutan esiste un campionato: la National League conta 6 squadre (4 sono di Thimphu) ed è sponsorizzata dal 2012 da Coca Cola. La vittoria sullo Sri-Lanka e l’imminente seconda fase di qualificazione ai mondiali potrebbero aver cambiato per sempre la storia: “In passato consideravamo i match internazionali come una spesa inutile. Avevamo giusto visto qualche VHS di partite europee. Oggi molti privati vogliono investire nel calcio, e noi faremo crescere tanti giovani”, sostiene Tsechup Dorji, presidente della federazione. “Certamente i prossimi impegni saranno più complicati per noi.”

Nel secondo girone di qualificazione, che parte oggi, il Bhutan affronterà le favoritissime Cina e Qatar, oltre a Hong Kong e Maldive. Una montagna da scalare, proibitiva quasi quanto il Gangkhar Puensum: vetta più alta del Paese, è candidata ad essere la più alta al mondo mai scalata. Per l’occasione, alla guida della rappresentativa è stato chiamato il giapponese Norio Tsukitate. Cinquantacinque anni, ex-calciatore, viene da una positiva esperienza come tecnico della nazionale femminile del Bangladesh. In vista dell’esordio contro Hong Kong, ha già ottenuto un primo risultato di rilievo: è riuscito a convincere Passang Tshering a tornare al calcio giocato.

Tshering è un’autentica leggenda in Bhutan: miglior marcatore della storia della nazionale (pare abbia segnato oltre 15 gol totali, ma non esistono dati ufficiali), è il detentore di un record mondiale non riconosciuto. Il 4 agosto 2007, in un match di National League, ha segnato la bellezza di 17 gol, compresa una tripletta nel giro di tre minuti. A fine partita dichiarò di essere rimasto sorpreso dalla sua performance, ma che d’altra parte non c’era motivo di festeggiare: a suo dire, gli avversari erano “davvero troppo scarsi”. Oggi Tshering ha quasi 33 anni. “Non mi sono mai ritirato ufficialmente dal calcio, diciamo che negli ultimi tempi preferivo dedicarmi ai ragazzi.” Mister Tsukitate ha intenzione di impiegarlo da centrocampista, per sopperire alla cronica mancanza di qualità in mezzo al campo. “Non mi interessa la posizione, so solo che giocherò il miglior calcio della mia vita. Devo farlo per il mio Paese.”

Passang Tshering, leggenda del calcio bhutanese. Nasce come prolifica punta, ma nelle prossime partite di qualificazione potrebbe essere impiegato come centrocampista di qualità.

INSTALLATORI DI ANTENNE

Travellers and Magicians è l’opera che maggiormente ha contribuito ad ampliare le nostre conoscenze sul misterioso Regno del Bhutan. Il film, uscito nel 2003, è il primo girato interamente nel Paese, e lo racconta al mondo attraverso la delicata prospettiva del buddismo himalayano. Dondup, il protagonista, è un giovane funzionario statale che porta le scarpe da ginnastica e sogna di andare a vivere in America. Intraprende così un viaggio on the road verso Thimphu, dove un autobus e una nuova vita lo attendono. Le strade strette e sconnesse del Bhutan però sono piene di imprevisti, di viaggiatori e di maghi che inizialmente lo innervosiscono (“Gli uomini diventano spigolosi quando aspettano qualcosa”), ma infine riescono a convincerlo che, per innamorarsi, in fondo, non è necessario cercare troppo lontano (“Se il problema può essere risolto, qual è il senso della tua infelicità?”).

Il regista del film, Khyentse Norbu, è un monaco tibetano che a sette anni è stato riconosciuto come la terza incarnazione di Jamyang Khyentse Wangpo, grande santo buddhista. Membro di una delle famiglie più importanti del Bhutan (i clan — matriarcali — hanno detenuto il potere fino all’instaurazione della monarchia, a inizio Novecento), insegna filosofia, scrive libri ed è stato consulente di Bernardo Bertolucci durante le riprese di Piccolo Buddha. Di sicuro, farà parte anche lui delle decine di migliaia di bhutanesi che nei prossimi mesi impazziranno per il calcio.

Norbu, infatti, ha esordito sul grande schermo con The Cup, un autentico capolavoro che racconta le vicende (autobiografiche) di alcuni giovani novizi intenti ad installare un’antenna satellitare in un monastero, per poter seguire in diretta la finale di Francia ’98. Tra interminabili preghiere e basilari lezioni di football (“Conosci Ronaldo? E’ pelato, ma non è un monaco”), i piccoli religiosi riescono a coinvolgere nell’impresa persino un lama reincarnato e l’abate del monastero. Il loro scambio di battute sui mondiali racconta alla perfezione tutto lo stupore di un Regno abituato a sedurre, ma che stavolta pare essere stato fatalmente sedotto.

- Maestro, è difficile insegnare la disciplina ai monaci, specialmente in questo momento.
- E perché mai?
- Perché c’è la Coppa del Mondo.
- E cosa sarebbe?
- Ecco, diciamo che due Paesi civilizzati combattono tra loro per una palla.
- (sospirando) Quante cose strane accadono a questo mondo, oggi…

In una scena di “The Cup”, il piccolo monaco Orgyen mostra a Paldan, l’ultimo arrivato in monastero, quello che confessa essere il suo “unico santuario”.

*La Felicità Interna Lorda è un indicatore basato su quattro pilastri: sviluppo sostenibile, promozione della cultura, conservazione dell’ambiente e buon governo. Il documentario francese Happiness, premiato al Sundance Festival nel 2014, è il racconto più fresco e recente del processo di globalizzazione che ha interessato il Bhutan negli ultimi quindici anni.

CALCIATORI VERI

Questi gli impegni del Bhutan nel girone di qualificazione a Russia 2018:

11 Giugno: Hong Kong — Bhutan
16 Giugno: Bhutan — Cina
4 Settembre: Qatar — Bhutan
8 Ottobre: Bhutan — Maldive
13 Ottobre: Bhutan — Hong Kong
12 Novembre: Cina — Bhutan
17 Novembre: Bhutan — Qatar

Questa è invece la pagina Facebook ufficiale della Federazione (i cui like sono più che raddoppiati nelle scorse settimane).

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