Woking-up call: l’annus horribilis della McLaren e il bisogno di novità

Crampi Sportivi
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6 min readDec 28, 2013

Scelte tecniche sbagliate, una macchina sotto le attese e l’addio di Lewis Hamilton: tanti i motivi per la pessima stagione della scuderia di Woking, che ha concluso l’anno con uno stiracchiato quinto posto in classifica costruttori e senza podi.

Sembra strano, ma la McLaren festeggia i cinquant’anni di storia nella maniera peggiore possibile. Diamo qualche numero: quest’anno, la scuderia guidata dal team principal Martin Whitmarsh non è riuscita a racimolare neanche un podio, a fronte di un 2012 nel quale ne aveva collezionati ben tredici. Tra questi, sette successi, divisi tra le tre vittorie di Button e le quattro di Hamilton.

Il pilota anglo-caraibico ha lasciato la McLaren per la Mercedes e anche questo ha influito sul risultato della stagione: la McLaren, alla voce “podi conquistati” di quest’anno, presenta un timido zero, che fa capire le difficoltà della scuderia inglese. Il massimo risultato di questo disastrato 2013 è stato il quarto posto di Button nell’ultima gara dell’anno, disputata sul circuito di Interlagos.

Sergio Perez stupito dalla McLaren di quest’anno. Non certo in maniera positiva.

Incredibile, ma vero. Nel 2012, la McLaren aveva persino pensato al titolo. Bisogna considerare che, senza i casuali ritiri di Hamilton a Singapore, Abu Dhabi e Interlagos (gare tutte condotte dall’inglese al momento del k.o. tecnico), forse il duello per il titolo mondiale si sarebbe allargato. La verità è che la McLaren avrebbe voluto festeggiare in ben altra maniera la ricorrenza dei cinquant’anni di storia, celebrata in grande stile a Monza.

Bruce McLaren, pilota neozelandese, fondò la scuderia nel 1963, voglioso di applicare dei motori diversi rispetto a quelli che usavano alla Cooper, la casa motoristica per cui correva allora in Formula 1. Erano altri tempi, ma la sua determinazione lo portò a creare la macchina che oggi conosciamo universalmente come la “freccia d’argento”. Una scuderia che scese in pista dal 1966, con la sola Ferrari che può vantare un record d’anzianità maggiore (nata sedici anni prima, nel 1950). Insomma, la storia contro la forza delle attuali Red Bull. Intanto, la McLaren potrebbe cambiare design dal 2015, quando tornerà la partnership con la Honda: niente più “freccia d’argento”, ma forse un ritorno al bianco e rosso dalla fine degli anni ‘80.

Vincitore di una 24 ore di Le Mans, McLaren morì nel 1970 a soli trentadue anni, facendo ciò che amava. Stava testando una macchina, la sua Can-Am, su un circuito inglese. Il neozelandese non è mai stato dimenticato da coloro che ancora oggi bazzicano per la fabbrica di Woking. E le celebrazioni durante tutto quest’anno l’hanno dimostrato.

Negli ultimi anni, McLaren ha significato soprattutto vittorie e lotte per il Mondiale. Se consideriamo l’ultimo quarto di secolo a livello motoristico, la scuderia inglese ha vinto numerosi gran premi, alcuni titoli mondiali e fatto correre alcuni tra i più grandi campioni dello sport: cito Alain Prost e Ayrton Senna, ma anche Mika Hakkinen, Fernando Alonso, Kimi Raikkonen e Lewis Hamilton.

Proprio quest’ultimo ha vinto l’ultimo titolo piloti con la McLaren nel 2008, con l’incredibile finale degli ultimi tre giri di Interlagos. Sembrava che l’anglo-caraibico avesse perso nuovamente la grande occasione per il secondo anno consecutivo; invece, un errore strategico di Glock — rimanere in pista umida con gomme asciutte — regalò solo una goduria maggiore alla scuderia inglese. Come detto, con l’arrivo di Jenson Button, non si è persa la competitività e la casa di Woking è rimasta tra le top di questo sport.

Purtroppo per loro, il 2013 rimarrà nella storia come l’annus horribilis. Tutto ciò nonostante gli inglesi siano partiti tra i favoriti anche alla vigilia di quest’ultima stagione. Nei test invernali, la McLaren era data sui soliti livelli, da title-contender. Eppure, qualcosa non ha funzionato: del resto, già ad inizio anno si respirava aria di smobilitazione. E non parliamo solo dell’addio di Lewis Hamilton, bensì di chi ha lavorato per far arrivare la McLaren alle vette più alte dell’automobilismo.

Alla fine del 2012, l’addio di Paddy Lowe (direzione Mercedes) e di molti altri tecnici alla scuderia di Woking ha segnato un primo passo verso l’anonimato. Non era la prima volta che la McLaren perdeva qualche punto di riferimento tecnico: basti ricordare l’addio di Adrian Newey nel 2005. Stavolta, però, la perdita è stata più dura del previsto: si è verificata una specie di crisi di rigetto tecnico, che ha portato ad una macchina imperfetta e poco competitiva.

All’interno della stessa scuderia, poi, i due piloti hanno vissuto diversamente gli sviluppi dell’auto: ai test di Jerez e Barcellona, Button si diceva fiducioso degli sviluppi della MP4–28, mentre il neo-arrivato, Sergio Pérez, era preoccupato dall’usura delle gomme. Preoccupazioni confermate alla prima gara a Melbourne, dove la McLaren è sparita dalla lotta per le prime posizioni, così come per il resto del campionato. I timori hanno persino fatto pensare ad un ripescaggio della MP4–27, la macchina dell’anno precedente, progetto poi messo da parte.

Il commento più giusto sulla macchina di quest’anno lo fece proprio il pilota messicano a Silverstone, rispondendo alla domanda che chiedeva quante possibilità ci fossero di far bene nel circuito di casa: “Non c’è niente che possa salvarci. Né la pioggia, né un miracolo”. Se a questo quadro si aggiunge che la sponsorizzazione targata Vodafone è ormai alla sua fine e che quella con la Telmex è saltata per l’addio di Pérez, il rischio è che la McLaren si ritrovi anche a corto di fondi.

Ai risultati poco soddisfacenti, ha contribuito anche la dipartita di Lewis Hamilton. Avrà vinto un solo titolo, ma l’anglo-caraibico è fra i piloti migliori del circus. Con la giusta macchina è al livello di Vettel, Alonso e del redivivo Raikkonen. L’attuale pilota della Mercedes aveva solo dieci anni quando incrociò Ron Dennis a margine di un evento motoristico. Il piccolo Hamilton si fece coraggio: “Sono Lewis Hamilton e vorrei correre un giorno su una delle sue macchine”, disse il giovane virgulto, “Chiamami tra nove anni e sono sicuro che riusciremo a metterci d’accordo” scherzò l’allora capo della McLaren. Che poi mantenne la promessa, facendo entrare l’anglo-caraibico nel programma per giovani piloti della McLaren-Mercedes già nel 1998.

Bisogna ricordare come Hamilton sia cresciuto con la McLaren nel cuore: non guidava solo con il talento che lo contraddistingue, ma con l’appartenenza e la riconoscenza di chi sa che deve qualcosa a questo team. Una forza che magari non si è vista alla Mercedes, ma il talento di Hamilton ed i suoi sprazzi di classe sono certamente mancati alla McLaren di quest’anno. Non a caso, il pilota della Mercedes ha fatto da solo più punti di Button e Perez messi insieme nel 2013.

Anche Sergio Perez può aver rappresentato un problema: il messicano, dopo la scorsa fantastica stagione alla Sauber, poteva e doveva dare di più. Ma l’ambientamento in un grande team è normale: ricordate cosa fece il Kimi Raikkonen appena arrivato alla McLaren dalla Sauber nel 2002? Quattro podi e ben nove ritiri. La macchina era di un altro livello, perciò il messicano poteva avere più di una giustificazione in una tale débacle.

Lewis Hamilton e la Mercedes sono andati meglio della McLaren. Contro ogni aspettativa.

Invece, la McLaren ha deciso di sostituire l’uomo che, a sua volta, avrebbe dovuti rimpiazzare Hamilton. Tutto ciò nonostante i progressi di fine anno del messicano, che ha finalmente preso le misure su Button nel finale di stagione: 31 punti contro i 21 dell’inglese nelle ultime sette gare del 2013. Invece, alla McLaren proseguono a navigare a vista: via Perez perché i soldi di Slim sono diminuiti. E poco importa se il messicano, oltre i soldi, abbia un buon talento. Dentro Kevin Magnussen, campione di Formula Renault 3.5 e figlio d’arte, nella speranza di farlo diventare il nuovo Lewis Hamilton. Come se fosse una cosa da nulla fabbricarne un altro.

In sintesi, la McLaren tenta di ripartire nel 2014: le nuove regole potrebbero portare un ribaltamento dei valori in campo, con i motori turbo pronti a partire. Intanto, è probabile che ci sia un altro anno di transizione, in attesa che Honda torni in F1 nel 2015 a fianco della scuderia di Woking. Proprio per questo ritorno, la McLaren si è lanciata anche all’inseguimento di Ross Brawn per quest’anno e dell’accoppiata di ritorno Alonso-Newey per il 2015. Il probabile cambio cromatico è il segno di un nuovo inizio per la McLaren: l’arancione al posto dell’argento, per tornare dove le compete.

Kevin Magnussen sarà il nuovo compagno di Jenson Button nel 2014. Mai visti profili così diversi alla McLaren dai tempi di Raikkonen-Montoya.

Articolo a cura di Gabriele Anello

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