Open Innovation 2.0: l’approccio necessario per creare valore

Gianluigi Cogo
PA digitale
Published in
3 min readApr 26, 2019
Photo by Toa Heftiba on Unsplash

Originariamente pubblicato su https://www.forumpa.it il 26 Aprile 2019.

Creare valore grazie alla Pubblica Amministrazione può sembrare un ossimoro e forse lo è, soprattutto se quest’ultima pretende di creare il valore imponendo politiche, metodi e servizi, pensati, gestiti ed erogati senza nessuna interazione, o quasi, con chi dovrebbe poi beneficiarne.

Non vorrei però che si facesse confusione imputando questa distrazione cronica alla mancata raccolta dei reali fabbisogni, anche perché sulle modalità e sulle occasioni di ascolto abbiamo un po’ tutti sprecato fiumi di inchiostro, senza sortire poi risultati tangibili e benefici sostanziali per l’utenza finale.

Mi vorrei soffermare piuttosto sul tema più complesso del ‘fare rete per innovare’ che potrebbe diventare davvero il plus-valore indirizzato dalla PA.

Chi ha la fortuna, come il sottoscritto, di occuparsi di progettualità a livello comunitario, forse conosce già l’approccio dell’Open Innovation 2.0 che si basa sul modello a quadrupla elica.

Si tratta di una metodologia che abbatte i tradizionali silos tra Pubblica Amministrazione, settore produttivo, mondo accademico e cittadinanza attiva, riunendone i punti di vista multidisciplinari per promuovere il lavoro di squadra, nonché la collaborazione e la condivisione di idee. Lavorando insieme si può creare nuovo valore condiviso che avvantaggia tutti i partecipanti, in quello che diventa un ecosistema dell’innovazione.

La tecnologia digitale gioca un ruolo chiave per la creazione di reti e connettività stabili in questo nuovo cluster. Il valore dei progetti e delle azioni che vengono gestiti con questa metodologia è caratterizzato da una visione a lungo termine, incentrata sul miglioramento delle condizioni sociali, dei processi e delle prestazioni nelle organizzazioni. Il successo, infine, viene misurato per l’ecosistema nel suo insieme, piuttosto che dalle e per le unità individuali che lo compongono. Insomma un richiamo al principio aristotelico che adoro e amo spesso citare: ‘ L’insieme è maggiore della somma delle parti che lo compongono ‘.

Per comprendere tale metodologia consiglio di iniziare il percorso di approfondimento dal sito UE del Digital Single Market, relativo proprio al modello di Open Innovation 2.0.

Su questi fondamentali sto costruendo ultimamente un posizionamento (con supporto di infografica) che porterò a FORUM PA durante una sessione di Academy, per provare a condividere i risultati dell’applicazione di queste metodologie. In primis mi soffermerò sul bando dedicato all’Open Innovation che la Regione Veneto ha appena lanciato e che mira a coinvolgere tutti gli attori del modello a quadrupla elica.

L’ACADEMY A FORUM PA 2019

La scommessa, anche riguardo a questo specifico bando, è tutta incentrata sul far evolvere i principi dell’Open Innovation da come siamo abituati ad intenderli, verso un’espansione che miri a coinvolgere un gruppo molto più ampio di stakeholder nelle varie fasi del processo di innovazione. In pratica si passa da un modello bi-attoriale che prevede il coinvolgimento diretto di competenze esterne all’organizzazione (utili per ingegnerizzare o per cambiare un prodotto o un servizio), a un vero e proprio ecosistema multiattoriale.

La vera forza di questo modello sta nel coinvolgere, sin da subito, l’utente finale nel processo di innovazione, per far sì che il valore sia percepito e indirizzato prima ancora di essere testato o messo in pratica.

L’Open innovation tradizionale, o, come si dice in gergo, ‘1.0’, ha già offerto molte opportunità per tutte quelle aziende che hanno osato guardare oltre i tradizionali confini di ricerca e sviluppo al fine di offrire prodotti e servizi nuovi e innovativi. Con l’Open Innovation 2.0 la Pubblica Amministrazione può giocare un ruolo molto importante dentro l’ecosistema multiattoriale, garantendo soprattutto la governance, ma soprattutto indirizzando il funding pubblico e, in particolare, quello relativo ai fondi strutturali che è il vero ossigeno per l’innovazione non solo della PA ma dell’intero sistema Paese.

In tutto ciò, un ruolo non secondario lo giocano i nuovi modelli organizzativi e i nuovi mestieri della rete. Smartworking come metodo e coworking come luogo in primis, diventano condizioni abilitanti per esaltare il valore dell’Open Innovation 2.0 e renderlo la chiave primaria di successo per una PA moderna, creatrice di valore e di nuove opportunità.

Originally published at https://www.forumpa.it on April 26, 2019.

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