Partecipazione dal basso. Si può fare davvero!

Gianluigi Cogo
PA digitale
Published in
9 min readOct 14, 2016

Originariamente pubblicato su innovatoripa.it il 5 Agosto 2008

Inizio l’avventura su questo spazio con un paio di cross-post (sostanzialmente copia e incolla di articoli che avevo già inserito nel mio blog personale).
Sono alcune considerazioni sulla partecipazione, con degli esempi POSSIBILI! E, possibilmente, da emulare.

Ma andiamo con ordine. Partiamo da Venezia per una iniziativa che, dopo la genesi e il patrocinio del Comune, potrebbe espandersi ad altri comuni del Veneto.

Certamente non è da tutti e per tutti, ma saper usare la videocamera digitale, il videofonino, la macchina fotografica per poi spedire le foto o i video sul web risulta molto più facile per i nativi digitali.

La facilitazione che questi strumenti abilitanti offrono è indubbia e, finalmente, la si può vedere applicata anche alla democrazia digitale. Più volte mi son trovato a elucubrare di “diritti e doveri” del cittadino digitale. Fra i diritti dovrebbe esserci sempre quello di poter segnalare e proporre.

In tal senso, un esempio pratico può essere intravisto nell’iniziativa del primo ministro inglese che invita i cittadini a segnalare proposte. Anzi, video proposte.

Spesso, quando illustro queste iniziative, non riesco a sortire l’effetto desiderato, perchè il pubblico dipendente italiano è tafazio ed è propenso (direi quasi convinto) che queste cose si possano fare solo da un altra parte. Non nel nostro paese. Per fortuna ci viene in aiuto il progetto Iris (Internet reporting information system) del Comune di Venezia: http://iris.comune.venezia.it/

Il servizio, attivo dal 26 maggio 2008, permette ai cittadini di segnalare le necessità di manutenzione urbana. In questa prima fase è possibile effettuare segnalazioni che interessano l’area della Municipalità di Lido e Pellestrina. Quindi un quartiere abbastanza grande della città, e le segnalazioni, oltre che via web con l’invio di immagini digitali, può essere usufruito anche via MMS, inviando un messaggio al numero 338–6400894. Nello spirito tipico dei social media, Iris è in Beta (chi non lo è al giorno d’oggi :-) e forse questo spirito ben si adatta se, le segnalazioni degli utenti potranno essere utilizzate anche per migliorare il servizio stesso, non solo la sua indubbia efficacia.

Infatti, l’interfaccia non è ancora usabile all’estrema potenza ma, un abitante della rete potrà subito notare come l’efficacia e l’estensione del concetto di mash-up permetta di usare una mappa per georeferenziare le foto da inviare e i problemi segnalati. Insomma chi sa usare Flickr o Picasaweb si troverà a suo agio da subito.

Il cittadino, una volta inserito nome e cognome su una apposito modulo we,b può individuare l’area sulla mappa, compilare la segnalazione e inviare il link della foto che descrive il problema. Una volta eseguito il tutto, riceverà una “ricevuta elettronica” di recapito effettuato che, per ora non dice ancora cosa succederà al problema. Nel senso: quando e come verrà risolto?

Secondo il vicesindaco Michele Vianello, maggior sponsor dell’iniziativa, questo servizio rappresenta molto bene il concetto di: “amministrare avvalendosi della filosofia del Web 2.0”. Fra l’altro Michele Vianello tiene a sottolineare che Iris è una piattaforma open-source (e dunque svincolata da logiche proprietarie) ad accesso aperto (senza cioè bisogno di identificazione tramite username e password).

Nell’intento dell’aministrazione comunale vi è anche l’obiettivo di diminuire le petizioni e le lettere protocollate e indirizzate a soggetti plurimi per sollecitare la risoluzione di un problema. Vianello assicura che le segnalazioni verranno smistate e inoltrate agli uffici o organi competenti, che provvederanno in tempi brevissimi a fornire un’adeguata risposta in merito. Di questo ovviamente non c’è certezza ma, per ora, è doveroso dare fiducia sperando, che nel tempo, si possa anche tracciare l’iter della soluzione, magari con dei tempi scanditi da un calendario 2.0 (quindi interoperabile con Google calendar o altri sistemi 2.0) messo a disposizione di tutti.

Per Vianello: “Questo rappresenta un grande atto di coraggio e di civiltà dell’Amministrazione perché, superando il palleggiamento di responsabilità che troppo spesso affligge il settore pubblico in Italia, che crea spesso insoddisfazione e forte distacco dalla politica nel cittadino, stimola l’Amministrazione Comunale a cambiare radicalmente atteggiamento e mentalità.
L’obiettivo da raggiungere dev’essere infatti la condivisione col cittadino, realizzando in concreto il diritto alla cittadinanza digitale
”.

Un nuovo approccio verso il pubblico che implica però una riorganizzazione epocale del lavoro all’interno del Comune. Per Vianello “si tratta di una vera e propria sfida che Venezia è pronta a cogliere, facendo da battistrada a livello nazionale nell’offrire un nuovo modello di gestione della Pubblica Amministrazione”.

L’iniziativa è lodovele e, secondo lo scrivente, estensibile ad altre aree. Un segnale tangibile di democrazia elettronica.

Un altra esperienza interessante che mi è arrivata come segnalazione sul mio blog personale, è quella della Provincia di Roma.

Anche questa, come quella di Venezia, cerca di stimolare i processi che portano le amministrazioni ad aprirsi al dialogo con, e tra i cittadini.

METTI LA TUA VOCE IN BILANCIO è, infatti, il sistema di partecipazione al Bilancio della Regione Lazio. Il progetto è molto articolato ma, al centro, mette un sito e un blog: http://www.economiapartecipata.it/blog

L’iniziativa è un serissimo tentativo di aprire l’amministrazione alla trasparenza, al dialogo, alla voce dei cittadini. Un palinsesto per far collaborare cittadinanza e decisore per sconfiggere le dinamiche top-down che sanno molto di privilegio. Insomma un tentativo per percorre le possibilità offerte oggi dal web 2.0 e per migliorare il rapporto tra amministrazione, territorio e cittadini.

Gli strumenti partecipativi sono ben coerenti con l’ottica 2.0 e in particolar modo quelli che permettono di votare e commentare le proposte inserite da altri o di scegliere un ambito di bilancio che meriterebbe maggiori risorse, ecc.
Notevole anche l’idea di far consultare l’Atlante della Partecipazione, con la mappa di tutti i comuni laziali che nel 2007 hanno utilizzato fondi regionali per realizzare bilanci partecipati.

Un grosso in bocca al lupo agli operatori che hanno creduto in questa operazione sfidante e agli amministratori lungimiranti che hanno accettato la sfida.

Aggiungo ora delle considerazioni. Se le amministrazioni pubbliche non si daranno da fare, forse, i cittadini si organizzeranno da soli!

Nel mio blog personale ho elucubrato spesso di democrazia elettronica e di diritti e doveri legati allo status di “cittadino digitale”. Le mie ultime osservazioni erano conseguenti la tavola rotonda svoltasi a Rimini durante EuroPA dove abbiamo immaginato scenari futuri relativamente all’eGovernment e all’eDemocracy nel nostro paese.

Una prima osservazione è ormai inconfutabile: mai come adesso le tecnologie riescono ad abilitare e stimolare la partecipazione democratica!
E’ un dato certo che rappresenta la crescita culturale (seppur lenta) dei cittadini. E per culturale intendo di “cultura digitale” che, finalmente si sta allontanando dalla parentela stretta con l’informatica e si avvicina sempre di più alla grande famiglia delle discipline umanistiche.

Durante i miei ultimi interventi pubblici ho spesso enfatizzato il concetto di “nuovo umanesimo” cercando di compararlo con il periodo in cui l’umanesimo culturale e letterario segnava l’uscita definitiva dai secoli bui e rimetteva l’uomo al centro dell’universo. Quell’umanesimo ha avuto profonde radici in Italia mentre oggi, il risveglio “digital-humanitas” nasce e prende vigore al di là dell’atlantico.

In estrema sintesi oggi si intende per umanesimo, in senso pratico e politico, una “life-stance” ovvero una concezione del mondo basata sul buon senso, la ragione, la solidarietà ed il rispetto dei diritti umani.
tratto da wikipedia

Ma può il cittadino digitale giocare un ruolo determinante nelle scelte politiche? Può la democrazia elettronica aiutare il singolo, o le comunità, a sentirsi “ascoltato”? E inoltre questo ascolto può articolarsi in proposta o ridefinizione di proposta? Si possono elevare buon senso, ragione, solidarietà e rispetto dei diritti umani a proposte politiche? E si può scegliere o proporre un candidato che le interpreti utilizzando gli strumenti digitali oggi disponibili?

In una società come la nostra (intendo quella italiana) tutto ciò che viene emanato dall’alto (televisione in primis) viene considerato “autorevole”, se non addirittura “certificato” e tutto quello che viene proposto dal basso viene considerato elemento di disturbo e spesso addirittura “sovversivo”.

Ma tutto ciò tocca anche il web. La gran parte dei portali pubblici (Ministeri, Aziende statali, Regioni e Comuni) non favoriscono la partecipazione e lo sviluppo di un rapporto dialogico con i cittadini. Sono rarissimi i casi in cui viene chiesto al cittadino: “cosa ne pensi di questo servizio? Come possiamo aiutarti per usufruirne meglio?” Cito spesso (quando mi vengono segnalati) dei casi di eccellenza ma, purtroppo sono sporadici.

Tutto ciò succede e si cristallizza perchè il concetto del “servire” non è sentito. E tantomeno è diffuso il senso “assertivo” del servizio. Pochi ascoltano le proposte. Molti non le ascoltano affatto. Alcuni le prendono in considerazione se sono convenienti per il loro successo personale.

E questa è una conseguenza della cattiva educazione. Non si può pensare di cambiare le dinamiche per legge. Ad esempio nella Pubblica Amministrazione continuo a dire spesso che le dinamiche vanno educate e spinte all’interno, per poi farle adottare verso e in favore dei cittadini. Su questo tema cito i due articoli che ho scritto per eGov e il Sole 24 ore.

Quindi, se nulla si muove, il cittadino fa da solo! Specialmente il cittadino digitale, quello che ha una certa esperienza con gli strumenti oggi disponibili su web. Questo neo-umanista del web si organizza e da vita a vere e proprie iniziative atte a stimolare la politica dal basso. Addirittura a sfiorare le modalità di class-action!

Cito due casi interessanti. Il primo legato ad un nuovo modo di disintermediare le logiche del partito democratico. Non a caso si tratta dei “Circoli di Obama”. Un altro legato a iniziative popolari più “movimentiste” che cercano di mediare con le istituzioni. E’ questo il caso dei 40xvenezia.

E’ evidente, in questo caso, come la destrezza di alcuni nell’utilizzo di Ning, permetta di svolgere agevolmente le funzioni di aggregazione sociale e di stimolo alla proposta politica. Ma anche Facebook e MySpace sono un pullulare di sottogruppi tematici legati a questo o quel partito, ma anche a questa o quella tematica. Per non dimenticare la rete dei Meetup di Beppe Grillo che rappresenta pur sempre un forma di aggregazioni su temi legati alla democrazia reale, nonchè anche digitale.

Di là dell’Atlantico le cose vanno ovviamente molto meglio e il nuovo umanesimo tecnologico si esplicita in molteplici forme. I diritti e i doveri della cittadinanza si discutono in diversi luoghi e in molteplici ambiti ma, è indubbio che la facilitazione favorita dai social media venga percepita subito e sfruttata appieno dalle masse che, negli USA, sono più propense a utilizzare il web.
Basta dare un occhiata al sito di TechPresident per leggere i chart relativi al numero di friends che si riconoscono in un candidato alla corsa per la casa bianca.

Il sito di TechPresident permette di percepire l’entità del concetto di “eDemocracy” negli USA e la straordinaria crescita dei blog dei candidati, dei sitemi di rating, degli innumerevoli social network e forum che concorrono, in percentuale molto alta, a spostare voti ma, soprattutto, a stimolare i candidati stessi nell’adozione di strategie, programmi e filosofie che i loro elettori sostengono in tutte le forme.
E’ dal basso, quindi, che si cerca di indirizzare la politica. E’ dal basso che nascono una serie di sistemi di monitoraggio e di gradimento.

La democrazia si fa sempre più dal basso ed è inevitabile che il vecchio modo di concepire i partiti e i movimenti debba ora tener conto dell’apporto digitale. Anche la nostra classe politica dovrebbe tener conto di questo nuovo umanesimo che nasce in rete e vuol rompere gli antichi schemi. Certo in Italia siamo ai primi vagiti, ma la strada ormai è tracciata.

Originally published at www.innovatoripa.it.

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