Ammalarsi all’estero o Apologia dello zenzero

Emanuele De Luca
Crossroads
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5 min readNov 21, 2016

Non so voi, ma ad un certo punto ho conosciuto questa spezia. Ero all’estero e da allora i cambi di stagione fanno meno paura…

Antinfiammatorio, antiossidante, distensivo. Proprietà curative: prima difesa contro il raffreddore, tosse, mal di gola e sintomi influenzali. Tiene a bada il diabete. Aiuta la digestione e perfino chi vuole dimagrire. Di che cosa stiamo parlando? Del nuovo prodotto della Bayer? Dell’elisir di lunga vita? Ma no, naturalmente dello zenzero.

E pensare che prima di spostarmi all’estero per uno dei tanti periodi passati a studiare fuori, pensavo fosse una spezia come il curry, una di quelle diavolerie colorate che, con le loro polveri, quasi sempre alterano il sapore del cibo. Ma io — mi chiedevo con la sicurezza incorruttibile del mediterraneo provinciale affezionato ai sapori già noti — cosa devo alterare ad una melanzana alla parmigiana? Già ha tutti gli “odori” di cui ha bisogno, basilico in primo luogo. Sullo spezzatino ci si può sbizzarrire, magari del ginepro, chiodi di garofano, paprika, anice stellato al limite, salvia, timo. Forse giusto il pollo può andar bene, che tanto ha la funzione di un foglio bianco per uno scrittore o di una tela candida per un pittore. E quando si usano le spezie, si sa, ci si sente tutti Van Gogh.

Tutte queste convinzioni erano già state messe in crisi dall’entrata in scena della curcuma. Non solo le sue proprietà benefiche, ma il gusto dolce e delicato insieme al suo colore sgargiante trasformava una banale cena, magari raffazzonata all’ultimo minuto, in un piatto degno anche di essere ammirato.

Eppure, gli indizi giusti erano proprio lì a fianco, a portata di playlist liceale:

Oh pianta che provieni dall’oriente il cui rizoma è usato come eupeptico,
in farmacia, in cucina e nei liquori e ovviamente nel Natale.
Sapete poi cosa vuol dire eupeptico significa che ti fa digerire.
Perciò dopo il cenone di Natale diciamoci l’un l’altro “eupepsia”..

( Elio e le storie tese, “Natale allo zenzero” )

Ma niente, nessun particolare sussulto.

Poi però succede che un giorno vedi il tuo coinquilino tedesco armeggiare disinvolto con una specie di radice dal colore insignificante ma dalla forma strana ed accattivante. Senti un profumo strano, ricorda un limone appena colto ma è diverso, l’aroma è ancor più fresco, pungente. Alzi la testa, allunghi il collo verso la cucina in cerca di risposte.

Ancora non lo sai, ma sta per aprirsi un mondo nuovo.

Era una di quelle giornate umide e piovose, a Valencia. Capitano raramente ma quando arrivano è matematico prendersi un raffreddore o, peggio, il mal di gola. D’altronde con 25 gradi del giorno prima e certificati dal lumix della farmacia, come puoi solo immaginare di scendere fino a 1o° con, in più, un umido che non fa prigionieri? L’armadio ti guarda desolato, non ha alcuna soluzione pronta, solo un doppio maglione e incrociare le dita.

Fabian quel giorno se ne era presa una tosta; lo conoscevo solo da poche settimane ma l’umidità valenciana aveva fatto centro. Rientra in casa con un viso pallido, più pallido del suo solito chiarore teutonico. Sta male, si vede e non lo nasconde. Tossisce con veemenza ma ha quella strana consapevolezza in testa, come se si sentisse al sicuro, in una botte di ferro. Appoggia il suo sacchetto sul tavolo di sala dove sto studiando. Spuntano delle boccette e delle compresse; alzo gli occhi per chiedere se vuole una mano, informarmi sulle sue condizioni come fa un buon coinquilino premuroso, ma lui non c’è: è già in cucina. Ha preso un pentolino, lo ha riempito d’acqua e messo sul fuoco. Nel frattempo ha il coltello in mano e comincia a sbucciare qualcosa sul tagliere. Incuriosito mi avvicino. L’odore è familiare, il colore é giallo ma è chiaramente una radice non un agrume. “Fabian, what is that?” — Chiedo a lui che lo spagnolo proprio non lo manda giù. “Are you killing me? don’t you really know this?- no caro — “Come on..it’s ginger!”. Ginger. Cioè, mi sta dicendo che quella bevanda rossa e dolciastra ma leggermente amara, di cui abusavo abitualmente alle feste quando ero bimbo, ha a che fare con questa bizzarra radice?

Si, è proprio così. Era la mia prima esperienza lunga e seria all’estero, avevo 24 anni e quel giorno di novembre mentre fuori pioveva sabbia ed io stavo studiando per il primo esame in spagnolo, beh in quel momento entrò nella mia vita lo zenzero.

Quel giorno, come molti altri ancora, Fabian lo usava con la disinvoltura con cui io usavo il Vicks. Lo tagliava a listarelle, immergendo queste nell’acqua bollente per qualche minuto. Poi un bel canovaccio in testa e via di suffumigi. Ho provato pure io e devo dire e funziona benissimo per raffreddore e tosse.

Da quel momento è stato un susseguirsi di nuove ricette, di sapori nuovi. L’effetto placebo che suscita è poi strabiliante, tanto che quando posso lo metto dappertutto: frullati di frutta, decotti con liquirizia, zuppe, e via dicendo. Per non parlare poi dei dolci: biscotti e plumcake con mandorle, la morte sua. Può essere assunto come tisana insieme ad altre essenze, sempre meglio col miele, ma anche da solo va benissimo. È ottimo candito e in generale un valido sostituto del limone nella cucina, se si mette in conto un sapore molto più deciso e piccante.

Ma sono le sue proprietà curative, prima ancora che il gusto, a fare la differenza per chi vive fuori casa. Ammalarsi — in generale, ma soprattutto all’estero — è infatti una scocciatura non da poco. Molto spesso servono le ricette per i farmaci, comunque piuttosto costosi, e l’aspirina non fa proprio benissimo. Giocoforza si è portati ad esplorare nuove frontiere e sperimentare cure naturali per i malesseri stagionali più comuni. Far entrare nella dieta quotidiana un po’ di queste spezie o erbe non può che rendere meno frequenti i nostri malanni e più consistenti i nostri portafogli.

Pochi giorni fa a Madrid, mentre percorrevo la strada che dalla Biblioteca Nazionale mi portava a casa, ho avvertito un leggero malessere. Forse la stanchezza o forse il vento freddo che batteva la gola meno coibentata del solito. Sono entrato nella prima farmacia preso dalla fretta, ho chiesto un pacchetto piccolo di aspirine o di Oki. Avevano solo i pacchi grandi, non meno di 7 euro. Cazzo, a me servono due o tre compresse, non 15. “Va bene, grazie”. Ne faccio a meno ed esco. Entro nel primo negozio di frutta, rigorosamente gestito da ragazzi bengalesi, e mi prendo una bella radice di zenzero. Un decotto prima di andare a letto e uno al risveglio. Sarà quel gusto piccante insieme al calore che ammorbidisce la gola secca, ma la mattina dopo i dolori se n’erano andati.

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Emanuele De Luca
Crossroads

Storico; attivista in varie forme e luoghi; scrivo meglio quando c'è burrasca