Generation E: un’inchiesta sui giovani expat sud-Europei

Crossroads
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4 min readOct 14, 2016
(foto tratta da :http//www.generatione.eu/)

Abbiamo intervistato Jacopo Ottaviani, coordinatore di Generatione.eu , un progetto nato nel 2014 che si propone di raccontare attraverso le risorse del Data Journalism la migrazione giovanile dal Sud Europa.
I dati sono stati raccolti attraverso un questionario diffuso in ogni Paese da un media-partner,
Il Fatto Quotidiano in Italia, El Confidencial in Spagna, P3-Publico in Portogallo e RadioBubble in Grecia.

« Generation E is a cross-border data journalism project. We want to understand and show a generation of young European women and men who are leaving the southern countries of the Old Continent. Why do they leave their countries? Where do they go? What do they do now? »

Come nasce il progetto di Generatione.eu ?

L’idea nasce a Berlino, dove mi ero trasferito dopo aver vissuto in Inghilterra e in Portogallo. Come spesso capita le idee nascono in modo inaspettato… Avevo già realizzato un progetto di Data Journalism: The Migrant Files, che puntava a scardinare gli stereotipi sulle migrazioni verso l’Europa attraverso i dati reali del costo dei viaggi dei migranti da un lato e quello delle politiche di sicurezza europea dall’altro. Avevo già una squadra, Daniele Grasso dalla Spagna, Katerina Stavroula dalla Grecia, con cui avevo lavorato per The Migrant Files e Sara Moreira dal Portogallo. Quattro data journalists, tutti e quattro viaggiatori se non migranti, e tutti e quattro legati ad alcuni media dei propri paesi. Abbiamo deciso di dare voce ai migranti sud-europei perché volevamo parlare di noi stessi e combattere gli stereotipi che accerchiano i migranti greci italiani portoghesi e spagnoli.

I dati disponibili erano tutti incompleti, poiché molti dei cittadini del sud-europa che si spostano non cambiano residenza, perché c’è Schengen, i dati dell’AIRE coprono solo coloro che hanno ufficialmente cambiato residenza. Noi stessi non siamo iscritti all’AIRE. Abbiamo realizzato questo progetto anche per sottolineare quest’assenza di rappresentazione di chi migra dal Sud-Europa.

Secondo i dati che avete raccolto quali sono le principali ragioni per cui si migra?

Il lavoro è sicuramente il fattore principale che spinge a spostarsi ma spesso subentrano altri fattori. Tante persone sono irrequiete, vogliono scoprire il mondo e mettersi in gioco. Altri si muovono per ragioni sentimentali: si incontra qualcuno e si decide di seguirlo o di raggiungerlo o di restare per portare avanti una relazione. Non si tratta di una semplice fuga dei cervelli, anche se molti di quelli che hanno risposto al nostro questionario sono laureati. Certo la disoccupazione giovanile ha un ruolo fondamentale, visti i tassi nei paesi d’origine.

Dai dati che avete raccolto sembrerebbe che gli italiani abbiano un maggiore risentimento verso il paese d’origine e verso l’idea del ritorno. È vero?

La percentuale di persone che tornerebbe nel proprio paese d’origine in Grecia, Italia Portogallo e Spagna. Nei grafici prodotti da Generation E le risposte possibili alla domanda “Torneresti nel tuo paese di provenienza” sono : “entro 1 anno”, “entro 1–2 anni”, “entro 2–5 anni”, “entro 5 anni”, “entro 5–10 anni”, “no” e “lo spero”.

In realtà tutti vogliono tornare prima o poi, anche gli italiani, perché mancano i legami affettivi del paese d’origine: la famiglia, gli amici storici, i luoghi. Poi, certo, in molti hanno risposto di voler tornare ma non di sicuro a breve termine. Per quanto riguarda il campione italiano bisogna tenere conto del fatto che si tratta dei lettori del Fatto Quotidiano, un giornale i cui lettori spesso hanno un certo risentimento politico verso l’Italia. Non credo, però, che gli italiani siano più arrabbiati che i migranti degli altri paesi del Sud-Europa. L’irritazione nei confronti della situazione politico-economica degli altri paesi è molto simile.

Qual è il ruolo della rete e di internet in queste migrazioni?

La rete è fondamentale, mette in circolo le idee e tiene uniti i gruppi di coloro che si spostano all’estero. Ci sono famiglie che si tengono in contatto tramite Facebook. Nel caso degli italiani esistono anche esperienze di giornali online interamente dedicati agli italiani migrati in un paese straniero, come il Mitte a Berlino.

Ci sono elementi di affinità tra i giovani che lasciano il Sud Europa e i migranti extra-europei che vi arrivano?Se sì, quali?

Molti giovani sud-europei sono migranti economici come lo sono alcuni dell’Africa. Non dalla Siria e dall’Afghanistan perché lì scappano dalla guerra. Poi i Sud-Europei sono in condizioni migliori perché hanno spesso una famiglia alle spalle e, ovviamente, perché non rischiano nulla durante il loro viaggio e non hanno problemi di visto o di passaporto. Però si tratta sempre di motivi economici.

Anche sui migranti dal sud-europa si esercitano alcune forme di stereotipi razzisti. Del resto è sempre successo in Italia con chi veniva dal Sud Italia. È interessante che qualcosa di analogo succede oggi agli italiani tutto in quanto sud europei in nord-europa. Anche i milanesi in Svizzera, per esempio, sono circondati da stereotipi come ha raccontato un nostro intervistato a SwissInfo.

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