ORLANDO, MY POLITICAL BIOGRAPHY: UN FILM NON BINARIO

pietroizzo
Cult
2 min readJul 4, 2024

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Questo Orlando, My Political Biography di Paul B. Preciado è un film… non binario. Nel senso che è in equilibrio precario (e non decide mai per una parte o per l’altra) tra il documentario e la fiction. Rispetto al precedente Orlando di Sally Potter (1992), una trasposizione del romanzo di Virgina Woolf che comunque è già di suo intitolato “Orlando: a biography”, il film di Preciado si struttura invece come una “risposta” a Woolf.

“Perché non scrivi la tua autobiografia?” Chiedono a Preciado. “Perché quella stronza di Virginia Woolf l’ha scritta al posto mio nel 1928“, è la risposta. Dato il noto status di culto nella comunità trans di Orlando, Preciado costruisce un racconto godardiano a più voci in cui 25 attori trans tra gli 8 e i 70 anni interpretano il protagonista dichiarando ogni volta “Sono nome, cognome e in questo film interpreto Orlando di Virginia Woolf”.

Ci sono brani del romanzo messi in scena con piglio antinaturalistico e teatrale ma molto suggestivo (le catacombe, l’incontro invernale con Sasha, il risveglio dopo sette giorni di sonno nei panni di una donna). Ci sono poi diversi momenti in cui con naturalezza gli attori gettano la maschera e parlano delle loro esperienze personali di uomini e donne trans.

Orlando è una biografia politica, come dice il titolo, anche nella misura in cui secondo Preciado il mondo si sta orlandizzando sempre di più, e la legge dovrebbe seguire naturalmente questa evoluzione. A proposito di legge: al termine del film, cameo gustosissimo di Virginie Despentes nei panni del giudice di Orlando. Si trova da pochissimo, miracolosamente, su Mubi.

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pietroizzo
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