Violencia Sexual contra la Mujer

Camilla Marcucci
cvrperu
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12 min readDec 17, 2017

Nei conflitti moderni, lo stupro ci ricorda che partecipare a una guerra non è solo prendere parte a un massacro meccanico: il pene stesso diventa un arma. - Joanna Bourke, Stupro. Storia della violenza sessuale dal 1860 ad oggi.

Il Contesto Giuridico

estrapolato dal documento dell’Informe Final, cap. 1.5., pag 263.

In questo modo la Comisión de la Verdad y Reconciliación del Perù ha scelto di iniziare il capitolo dedicato alla Violencia Sexual contra la Mujer , cercando di fornire una spiegazione ed una definizione concisa che potesse descrivere le violenze e gli orrori subiti da molte donne durante il periodo di tempo conosciuto come il Ventennio dell’Orrore.

Il fenomeno della violenza sessuale contro la donna fu considerata come una sotto categoria della “tortura ed altre lesioni gravi” e non gli fu riconosciuto uno statuto autonomo come violazione dei Diritti Umani. Si rese però necessario trattare l’argomento in un capitolo appositamente studiato. Il motivo che portò a questa scelta fu dovuto allo sconcertante numero di testimonianze, dirette e non, che la Commissione raccolse, rendendosi così conto che non si trattava di singoli casi specifici e sporadici ma di frequenti pratiche sistematiche, imputabili principalmente agli agenti dell’esercito e della polizia (83% ca. dei casi) e ai gruppi rivoluzionari e sovversivi (11%ca.).

La definizione utilizzata dalla CVR si ispira alla sentenza del 2 settembre 1998 della camera del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, la quale comprendeva la nozione di stupro in una più ampia di violenza sessuale, e affrontava l’argomento nel particolare contesto del conflitto armato, ritenendo che queste pratiche fossero perpetrate come forma di tortura intenzionalmente rivolte verso questi soggetti in quanto donne.

Le ritenute similitudini tra atti di tortura e atti di violenza sessuale sono evidenziate dalla stessa sentenza come ulteriori aggravanti e andarono a sommarsi ai massacri, alle detenzioni e alle esecuzioni arbitrarie(1):

“[…] The Tribunal notes that while rape has been Historically defined in national jurisdictions as non -consensual sexual intercourse, variations on the form of rape may include acts which involve the insertion of objects and/or the use of bodily orifices not considered to be intrinsically sexual[…]” (2).

Tra le pratiche incluse nella categoria di violenze sessuali compaiono lo stupro, la prostituzione forzata, l’unione forzata, la schiavitù e sfruttamento sessuale, aborti e gravidanze forzate e sterilizzazioni, ritenute violazioni sessuali e crimini contro la dignità umana.

grafico estrapolato dal documento dell’ Informe Final, cap. 1.5. par. “ Análisis de la Situación peruana”, pag. 273.

Nonostante i numerosi casi di stupro, durante quel ventennio non vi furono processi a membri delle Forze Armate o indagini avviate al riguardo nei confronti dei responsabili, molti dei quali rimasti tutt’oggi impuniti.

Il capitolo Violencia Sexual contra la Mujer si articola in diversi paragrafi che vanno ad analizzare:

  • il contesto giuridico: riporta un’attenta analisi e confronto di diversi documenti in merito al Diritto Internazionale Umanitario, le sentenze del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda e la ex Yugoslavia, testo della commissione Inter-Americana su i Diritti Umani e molti altri, snodandosi in un elaborato di grafici, dati ed interviste che permettono di comprendere il quadro generale e legislativo della situazione peruviana entro la quale si è mossa la Commissione.
  • i Gruppi sovversivi: in questa parte la Commissione ha redatto un ritratto dei gruppi sovversivi, Sendero Luminoso (SL) ed il Movimiento Revolucionario Túpac Amaru (MRTA), soffermandosi sulle testimonianze delle violenze sessuali perpetrate dei membri durante le incursioni armate, indagando in particolar modo la schiavitù sessuale, le unioni forzate, gli aborti forzati, e le gravidanze che ne derivarono. affrontando infine la questione dell’impunità e delle denucie.
  • lo Stato come perpetratore delle violenze: una lunga parte è stata riservata a questo argomento, in parte anche per il peso dell’opinione pubblica internazionale che aveva aspramente condannato le azioni del Governo e delle Forze Armate. È qui conservata una lunga e dolorosa serie di testimonianze che raccontano le violenze subite in prima persona, oppure perché vi si assistette. I luoghi dove furono commesse, caserme, centrali di polizia, stabilimenti militari. In particolare la Commissione si sofferma ad analizzare l’uso della violenza sessuale come esercizio del potere e gli obbiettivi con cui veniva giustificata.Termina nuovamente con la questione dell’impunità.
  • la Detención clandestina y Tortura a Maria Magdalena Monteza Benavides: riportato in ultima parte il caso di questa giovane studentessa di sociologia che fu arrestata il 30 ottobre 1992 con l’accusa di appartenere ad un gruppo sovversivo. Costretta a salire su un veicolo militare e trasportata, senza poter avere nessuna informazione in merito, in un luogo di detenzione dove fu richiusa senza luce o cibo. Interrogata, torturata e violentata da cinque uomini diversi. Fu costretta ad auto-incolparsi. A seguito degli stupri rimase incinta e partorì nello stesso carcere dove era detenuta. Nel 1993 fu condannata a venti anni di reclusione e nel 1994 le fu ridotta la pena a 15 anni. Solamente dopo diversi tentativi della famiglia, divenuto il suo un caso pubblico, intervenne la Commissione nel 1998 e le fu concesso l’indulto dal Presidente della Repubblica.

Gli autori: due violenze diverse

Foto dal catalogo della mostra: Yuyanapaq para Recordar.

Le testimonianze raccolte durante le udienze della Commissione hanno creato un lungo elenco di violenze sessuali che spaziarono in molti ambiti, dagli stupri nelle caserme durante gli interrogatori, alle unioni e aborti forzati, finanche alle sterilizzazioni di massa.

Gli autori e responsabili di queste terribili pratiche furono riconosciuti principalmente tra i membri del esercito, della polizia di Stato e dei corpi paramilitari. Le violenze sessuali perpetrate in questi casi furono quelle principalmente raccolte dalla Commissione. Pratiche violente che ebbero luogo durante gli interrogatori come armi di ricatto o di estorsione di confessioni e dichiarazioni forzate, oppure durante le operazioni di rastrellamento o come atti punitivi a fini “rieducativi”.

Molte sono le testimonianze di violenze sessuali subite durante una detenzione arbitraria, descrivendo questi atti come una pratica reiterata, persistente e quotidiana.

Molte le vittime imprigionate per giorni, mesi e anni, con accuse fittizie e non comprovate, costrette a subire vessazioni, insulti e violenze da più perpetratori per tutto il periodo di detenzione.

Molte vittime non furono più ritrovate ed entrarono a far parte del troppo lungo elenco delle Desapariciones.

Per la grande maggioranza di questi crimini la colpa fu attribuibile ai corpi dello Stato, nonostante ciò, molti altri furono riconducibili durante le incursioni armate e l’occupazione di paesi e comunità principalmente rurali ai diversi gruppi sovversivi, quali Sendero Luminoso e MRTA. Le principali forme di violenza sessuale, in questi casi, furono le unioni forzate, la schiavitù sessuale e gli aborti forzati.

Le unioni forzate, una pratica molto diffusa in questi gruppi, consistevano nel sottomettere le donne ed evitare così che si unissero anche loro alle forze statali. Venivano considerate deboli, vulnerabili e perciò dipendenti obbligatoriamente da una figura maschile a cui dovevano essere asservite.

La schiavitù sessuale invece era imposta come compito a molte donne e ragazze reclutate, convinte ad unirsi alle linee sovversive e tenute poi negli accampamenti come schiave.

Grafico estrapolato dal documento dell’ Informe Final, cap. 1.5. par. “ Análisis de la Situación peruana”, pag. 278.

Tra le tante testimonianze raccolte riguardo a questi atti violenti, un elemento rimane costante e accomuna in modo deplorevole gli autori, lo stupro per mezzo di penetrazione con armi e oggetti. Una forma di tortura e atto sadico che violentava psicologicamente e fisicamente la vittima che lo subiva. Espressione di crudeltà intenzionale al fine di esercitare e dimostrare il proprio dominio e supremazia a e sul altro.

“[…]il machete che falcia il corpo delle donne e le loro vite nelle zone rurali; la canna di un’arma da fuoco che le penetra e le fa esplodere in luoghi di detenzione e tortura […]”. (3)

Le vittime

Foto dal catalogo della mostra: Yuyanapaq para Recordar.

Con i dati raccolti dalle indagini sul Ventennio dell’Orrore la CVR è stata in grado di determinare chi furono le vittime(4) principalmente colpite dalle violenze sessuali di genere durante il conflitto armato.

La maggior parte di loro era analfabeta o di prima alfabetizzazione. In particolare furono prese di mira le donne di lingua quechua (75% dei casi), e/o di origini rurali, campesinas, di età comprese tra i 10 e i 29 anni.

Grafico estrapolato dal documento dell’ Informe Final, cap. 1.5. par. “ Análisis de la Situación peruana”, pag. 277.
Grafico estrapolato dal documento dell’ Informe Final, cap. 1.5. par. “ Análisis de la Situación peruana”, pag. 276.

La scelta delle vittime fu fortemente influenzata non solo dal conflitto armato ma da una motivazione precedente basata su un diffuso disagio sociale femminile nel vivere in una realtà patriarcale, in cui le donne, soprattutto in una realtà rurale e contadina, erano condizionate dal rapporto con il proprio partner e dall’impossibilità di godere di una propria indipendenza socio-culturale ed economica. Raramente riuscivano a raggiungere la licenza secondaria.

Grafico estrapolato dal documento dell’ Informe Final, cap. 1.5. par. “ Análisis de la Situación peruana”, pag. 276.

Gli episodi di violenza erano già fenomeni presenti nelle vite di molte di queste donne, la violenza domestica rimane ancora oggi un problema molto diffuso. Di conseguenza la violenza sessuale a cui si assistette in quegli anni fu una conseguenza ingigantita di un problema già preesistente.

Ma la violenza non fu un fenomeno che colpi esclusivamente la popolazione femminile rurale. Quando il conflitto giunse dalle campagne nelle città e nella capitale, la violenza sessuale condizionò anche quelle realtà.

In particolare le barriadas, i luoghi dove questi crimini venivano perpetrati soprattutto perché ospitavano le prime organizzazioni femministe o comunque guidate da donne che avevano iniziato ad imporsi nello scenario sociale.

Rosario Narves dell’associazione Aprodeh (5)descrisse in questo modo quegli anni:

“[…]il programma bellico contemplava nella fase tre la distruzione di tutte le organizzazioni di base delle barriadas e siccome erano le donne le protagoniste di queste organizzazioni, dovevano attaccarle. E la violenza sessuale, lo stupro era l’arma per più poderosa per distruggerle. Poi veniva la morte.”

In questo contesto la violenza sessuale, spesso perpetrata dai CAD(6), cambiava significato, non più intesa come tortura o vendetta, bensì aveva come fine il “rieducare” tutte coloro che trasgredivano e si allontanavano dal modello e dal ruolo che invece avrebbero dovuto avere.

IL corpo

Foto dal catalogo della mostra: Yuyanapaq para Recordar.

Ma l’origine comune della Violenza Sessuale di Genere durante i conflitti armati risiede nel corpo della donna. Questo infatti perde di soggettività divenendo un oggetto, o meglio, un terreno da conquistare e sopraffare.

Le donne non sono viste e considerate come soggetti portatori di esperienza e saperi ma come proprietà. Perciò si colpiscono le donne per arrivare ai loro uomini. Perciò le si attacca, umilia ed oltraggia, perché sono ritenute subordinate agli altri, subordinate ai “nemici”.

Oppure sono considerate parte del bottino di guerra, i conquistatori esercitano un diritto di possesso, in quanto sono diventate un loro territorio, una loro proprietà, un oggetto.

C’è un altro fattore che gioca un ruolo determinante in questo contesto, ovvero il ruolo del “possessore”. Durante i conflitti la pressione che spesso ricade sugli attori maschili ha a che fare con una dimostrazione di virilità che si può esprimere esclusivamente sottomettendo i più deboli. Un’ ideologia questa che deriva da un immaginario connotato da una forte visione maschile e patriarcale. Inferiori sono le vittime così come inferiori sono le loro sofferenze.

Motivo per cui gli atti di violenza sessuale sugli uomini (7) risultano come il peggiore degli insulti e delle umiliazioni, un trattamento che solitamente è riservato alle categorie più deboli in assoluto, donne e bambini.

E questa visione condiziona le stesse vittime, le quali si trovarono in grande difficoltà, se non addirittura impossibilitate, nel denunciare alle autorità gli abusi, in quanto le stesse autorità erano spesso gli stessi aggressori.

Molte di loro decisero di mantenere il silenzio, a causa della vergogna e della paura di essere cacciate e allontanate dalla propria famiglia, dalla propria comunità e di non essere più tutelate in alcun modo.

Molte nascosero ai propri compagni lo stupro, finanche una gravidanza dovuta ad una violenza, per paura di discriminazioni e maltrattamenti. Bisogna tener conto che in quella realtà, ma ancora oggi, l’aborto non è una pratica legale, nemmeno se la gravidanza è in conseguenza a una violenza(8).

Nella mentalità comune lo stupro era perciò visto, sia dalle vittime che dagli aggressori, come un danno collaterale, un effetto secondario talmente diffuso da risultare quasi “normale”e quotidiano. Si visse così in un clima di omertà anche durante le indagini e, ancora oggi, non si è certi del numero esatto delle vittime.

STERILIZZAZIONE FORZATA

“Anticoncepciòn Quirurgica Voluntaria”

Tra il 1990 e il 2000, in diverse aree rurali del Paese furono imposte sterilizzazioni forzate ad almeno 300.000 donne. L’alto ministero costrinse molti degli ospedali regionali a raggiungere specifiche quote di sterilizzazione giornaliere e mensili, inviando appositamente diversi operatori e medici che prelevavano uomini e donne, i quali spesso erano costretti a sottoporsi con l’inganno o con la forza a questi trattamenti.

Venivano catturati tramite retate e sequestri, caricati su furgoni e portati in questi centri dove subivano la legatura delle tube o la vasectomia e poco dopo dimessi senza cure adeguate. Alcune donne furono sterilizzate durante una gravidanza, con la conseguente morte del feto.

il Progetto Quipu

Definito come un “documentario interattivo”, questo sito cerca, cataloga, registra e traduce le storie personali di molte donne e uomini che subirono la sterilizzazione imposta dal governo Fujimori.

È un progetto per la comunità peruviana, per mantenere la memoria di ciò che accadde e permettere a chiunque di sapere direttamente dalle fonti dirette e coinvolte quale fu la verità al riguardo. Grazie a questo progetto sono state rese pubbliche le testimonianze di molte di quelle donne, aiutando così l’inchiesta ancora in corso del processo al riguardo di poter ascoltare molte delle realtà e dei crimini commessi

Le storie vengono registrate dai testimoni e dalle vittime tramite una linea telefonica interattiva che permette di renderle disponibili nella rete. Le registrazioni vengono poi tradotte e creato un collegamento diretto tra chi ascolta e chi racconta.

Note

(1) sentenza del 2 settembre 1998 della camera del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, par. 686 .

(2) definizione successivamente adottata nello Statuto della Corte Penale Internazionale del 1998.

(3)M.R,Stabili,art. Conflitti armati e Violenza di Genere: Guatemala e Perù.

(4) tramite il registro delle vittime identificate.

(5)Asociaciòn Pro Derechos Humanos.

(6)Comandi di autodifesa, ronde civili.

(7)Che risultano essere statisticamente minori, ma anche per mancata denuncia dovuta alla vergogna.

(8)Attualmente è possibile abortire solo ed esclusivamente se è in pericolo la vita della madre.

Bibliografia

AA.VV., Informe Final della Commissione della Verità e Riconciliazione, Tomo VI, cap 1.5, Violencia sexual contra la mujer, pp. 263–384.

Gabriella CITRONI, L’orrore rivelato; l’esperienza della commissione della verità e riconciliazione in Perù:1980–2000, Giuffrè Editore, Milano 2004.

Tullio SCOVAZZI (a cura di), Corso di Diritto Internazionale, Parte III- la Tutela Internazionale dei Diritti Umani, Giuffrè Editore, Milano 2013.

  • cap. 7 “l’aborto”;cap.12 “ lo stupro e le violenze sessuali”; cap.13 “ la sterilizzazione forzata”.

Maria Rosaria STABILI, art. Conflitti armati e violenza di genre: Guatemala e Perù, Rivista DEP, 2009.

Camille BOUTRON, Chloé CONSTANT, Gendering Transantional Criminality: The Case of Women’s Imprisonment in Peru, published by the University of Chicago Press, 2013.

Rocío SILVA SANTISTEBAN, Maternidad y basurizacion simbolica (el testimonio de Giorgina Gamboa), Debate Feminista, Vol.42, Metis Productos Culturales S.A. de C.V, pp.227–254, 2010.

Michele L. LEIBY, Wartime sexual Violence in Guatemala and Peru, Wiley and The International Studies Association, pp. 445–468, 2009.

Brooke Grundfest Schoepf,Genocidio e violenza di genere in Rwanda, Riv. ANTROPOLOGIA vol. 8 Sofferenza sociale, 2006.

AA.VV. Violaciones sexuales a mujeres durante la violencia política en el Perù, Democracia y Derechos-Revista de la Comision de Derechos Humanos, 2003.

  • Giulia Tamayo, Documentando la violencia sexual durante coflictos armados: definiciones, metodología y exigencias de justicia.
  • Carla FALCONI, José Carlos AGUERO, Violaciones sexuales en las comunidades campesinas de Ayacucho. Percepciones del equipo de trabajo de campo de COMISEDH.
  • Grecia ROJAS ORTIZ, Funcion del Estado frente a la violencia sexual.
  • Silvia LOLI, Políticas pùblicas y política sociales sobre la no violencia contra la mujer.
  • Eduardo ESPINOZA, La reresponsabilidad del Estaso frente las transgresiones de derechos humanos durante el conflicto armado: El caso de las violaciones sexuales.
  • Julissa Mantilla FALCON, Los Críimines olvidadis: la violencia sexual contra las mujeres.
  • Gisella FERANADEZ, La Violencia Sexual como tortura.

Sitografia

https://interactive.quipu-project.com/#/en/quipu/intro

http://www.radiopopolare.it/2016/06/peru-donne-indigene-sterilizzazione/

http://www.cverdad.org.pe/

http://www.corteidh.or.cr/tablas/R08047-26.pdf

https://www.youtube.com/watch?v=otQXZ8oRYKc

https://lum.cultura.pe/

http://idehpucp.pucp.edu.pe/idehpucp/comision-verdad-reconciliacion/

http://www.derechos.org/nizkor/peru/libros/cv/con.html

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