Il lavoro nobilita …ma non chi sfrutta i bambini

A cura del Prof. Massimiliano Guida e degli studenti Api Clizia, Antonelli Jacopo, Armini Edoardo, Laurenti Claudia e Piroddi Alice, classe 3AO

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Lavoro minorile

Quanto tempo della nostra giornata abbiamo lo smartphone tra le mani, un tablet, un pc o altro? Sappiamo quasi sempre cosa possiamo farci e fino dove possiamo arrivare. Forse non conosciamo però la loro provenienza, da dove vengono questi apparecchi e che storia hanno alle spalle prima di arrivare nelle nostre mani. Prima delle nostre , quali mani hanno avuto a che fare con questo prodotto? Non ci pensiamo ma buona parte dei componenti usati per comporre uno smartphone provengono dalle mani di lavoratori sottopagati, ma ancor di più dalle mani di minori sfruttati, di bambini.

Il cobalto un elemento sempre più richiesto nell’industria tecnologica, serve per costruire le batterie di tutti gli apparecchi che quotidianamente abbiamo tra le dita. La provenienza è quasi sempre della Repubblica del Congo dove il lavoro minorile nelle miniere per l’estrazione di questo materiale è incredibile. Secondo Amnesty International e Save the Children parliamo di circa 40.000 minori costretti con salari da fame e condizioni di violenza a lavorare con turni anche da dodici ore in questo settore!

Che tipo di coscienza hanno le persone che sfruttano questi lavoratori, questi bambini? Possibile che nel nome del profitto non ci si fermi mai di fronte a nulla?

I numeri fanno paura! Si calcolano, nel mondo, circa 152 milioni di minori, tra i cinque e dodici anni, sfruttati in diversi settori. Non è un problema solo del mondo povero, dei luoghi dimenticati dai potenti, perché in Europa si stimano cinque milioni di bambini e anche l’Italia ha i suoi numeri nell’ordine delle migliaia sebbene i dati Istat ufficiali, a quanto apprendiamo, siano fermi al 2000. Non parliamo di chi , sebbene in modo illegale (perché il lavoro in Italia è consentito dai 16 anni), aiuta aziende familiari e neppure di chi in estate cerca di fare qualche lavoretto per arrotondare, ma dei piccolissimi che sono sfruttati nelle campagne e nelle industrie della falsificazione dei grandi marchi della moda. Il lavoro nobilita …ma nobilita l’uomo non il bambino. Uomini e donne si diventa anche con il lavoro, e a scuola noi siamo all’inizio di quella parte definita alternanza scuola lavoro, adesso denominata PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento); siamo infatti adolescenti, che a breve diventeranno cittadini maggiorenni, e ci prepariamo ad entrare nel mondo universitario prima e del lavoro poi. Noi non siamo bambini ma chi ha tra i cinque e i dodici anni sì e ha altri diritti diversi dai nostri! Quella età è destinata ad altro, a giocare , a conoscere, a divertirsi con i compagni fuori e dentro la scuola. Questo è l’unico lavoro che i bambini dovrebbero fare; sembra che il tempo sia passato invano. Il tempo usato per superare lo sfruttamento dei bambini nell’industria bellica , nei campi prima di una diffusa alfabetizzazione.

Nel liceo delle scienze umane si studiano materie quali la pedagogia ed è certo che ogni fase dello sviluppo ha le sue caratteristiche, il tempo del lavoro viene dopo. I volontari delle organizzazioni umanitarie, siano di stampo religioso , missionario o no profit, cercano di fare quello che possono, molte volte rischiando la vita per portare istruzione, scolarizzazione e sanità laddove manca tutto questo. Sarebbe bene, inoltre, che facessero la loro parte anche la politica e le industrie per far sì che la piaga dello sfruttamento minorile potesse essere sempre più emarginata e che rapidamente in Italia , in Europa e nel Mondo i bambini fossero ovunque liberi di essere tali!

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CyberScuola, giornale dell’IIS Gregorio da Catino
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Dirigente Scolastico Valentina Bertazzoli, Direttore Responsabile Pier Vincenzo Rosiello