“Supervulcani” — I Campi Flegrei

A cura di Robert Chirita, 5BU

Paola Binaghi
CyberScuola
4 min readFeb 26, 2022

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L’esplosione di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai nel Pacifico meridionale [1], avvenuta all’inizio di gennaio scorso, ha riportato alla ribalta i fenomeni vulcanici esplosivi e si è parlato di “supervulcano”. Pochi sanno però che uno di questi complessi vulcanici lo abbiamo in casa, si tratta dei Campi Flegrei [2] alle porte di Napoli.

Il termine “supervulcano”, che non esiste in vulcanologia, è stato inventato dagli autori di un programma divulgativo scientifico, Horizon, mandato in onda dalla BBC [3] all’inizio del nuovo millennio, per riferirsi al risveglio di grandi caldere [4] che producono gigantesche eruzioni vulcaniche, tali da modificare in modo sostanziale il paesaggio locale e condizionare pesantemente il clima a livello globale per diversi anni.

Il più noto supervulcano è quello di Yellostone, situato nel nord-ovest del Wyoming, negli Stati Uniti ma nel mondo questi grandi apparati sono circa una ventina e in Italia (non ci facciamo mancare niente) ne abbiamo uno, la caldera dei Campi Flegrei.

Ubicazione ed estensione caldera dei Campi Flegrei

Ultimamente la popolazione campana è agitata a causa del movimento del suolo nei Campi Flegrei che potrebbe comportare devastanti eruzioni fatali per coloro che vivono in quella zona. Oggi il vulcano viene definito in “unrest” [5] anche se in quiescenza.

I Campi Flegrei sono un campo vulcanico (zona composta da più vulcani di modeste dimensioni) che ha provocato 2 eventi di grande magnitudo: l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, 40 mila anni fa, e l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, 15 mila anni fa, eventi testimoniati da depositi piroclastici (frammenti solidi provenienti da eruzioni esplosive). Entrambe le eruzioni vengono dette Pliniane perché sono iniziate con una fase da colonna sostenuta che ha depositato prodotti da caduta e questo ha portato al collasso di tale colonna che ha generato correnti piroclastiche devastanti per le zone adiacenti. Tuttavia, lo stile di eruzione fu totalmente diverso. Quella dell’Ignimbrite Campana fu un’eruzione magmatica controllata dai gas interni, mentre quella del Tufo Giallo napoletano venne chiamata eruzione freatomagmatica (caratterizzata da interazione durante la salita tra magma e acqua esterna).

Effetti sul clima, stima delle emissioni e dispersione dei prodotti (DRE, Roccia Densa Equivalente) legati all’evento dell’Ignimbrite Campana (circa 39.000 anni fa)

Per tutti i motivi suddetti, l’area dei Campi Flegrei è anche categorizzata come “Supervulcano”.

Ne esistono solo 18 sul pianeta e sono i più pericolosi.

L’ultima eruzione risale al 1538 ma questo non vuol dire che non ci sia più attività vulcanica. Tra il 1950 e i giorni d’oggi ci sono state due crisi bradisismiche. Un bradisisma è un fenomeno nel quale il suolo si sposta verso l’alto o il basso su un’asse verticale immaginaria. Inoltre, i gas emessi dall’attività vulcanica hanno permesso agli specialisti di monitorare con più efficacia i possibili pericoli di eruzione.

Perché vi sto parlando di tutto ciò?

Perché il numero di abitanti in questa zona è incredibilmente alto (si parla di mezzo milione di persone, senza considerare la vicina città di Napoli). Quindi un’eruzione costituisce un potenziale rischio di morte per le persone che si trovano vicino ad essa. Inoltre, questa provocherebbe la distruzione di case e edifici che causerebbe a sua volta difficoltà economiche. Gli specialisti non sono riusciti ad individuare un periodo nel quale questo disastro potrebbe accadere ma si ipotizza che non sia molto lontano dato il cospicuo numero di anni dall’ultima eruzione.

Prendiamo in considerazione anche lo Stromboli che è uno dei più attivi vulcani italiani. Costituisce un pericolo per il porto di Napoli perché potrebbe provocare un’onda di enormi dimensioni che si scaglierebbe proprio sul porto (un cosiddetto Tsunami).

A questo punto sorge spontanea la domanda, perché le popolazioni si sono insediate sotto questi mostri della natura? Dobbiamo dire che l’attività vulcanica rende il terreno molto più fertile e questo è stato un grande vantaggio per tutte le persone situate in queste zone sin dall’antichità.

L’unico modo per diminuire i danni provocati da questi fenomeni è cercare di prevedere il più possibile le conseguenze delle eruzioni dei vulcani in relazione con l’ambiente e cercare di limitarne gli effetti, come per esempio che finisca sull’asfalto perché la sua interazione con la lava genera gas nocivi per l’essere umano.

L’area Flegrea viene costantemente monitorata dall’Osservatorio Vesuviano (OV), Sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che da anni svolge, nell’ambito della convenzione con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile (DPC). Il dipartimento ha portato attualmente il livello di allerta a GIALLO, livello superiore al VERDE che indica normalità.

Note

[1] https://www.youtube.com/watch?v=EQjUI85_Jxk

[2] I Campi Flegrei sono un’area vulcanica attiva situata ad ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli. Il nome Campi Flegrei, dal greco letteralmente “campi ardenti”, denota la natura vulcanica dell’area e la presenza di numerose fumarole e acque termali, ben note e sfruttate nell’antichità.

[3] British Broadcasting Corporation, ente radiofonico e televisivo inglese.

[4] In vulcanologia, grande conca a fondo appiattito, del diametro anche di molti km, spesso occupata da un lago, originatasi per sprofondamento delle strutture periferiche di un cratere o per esplosione della porzione centrale dell’apparato craterico stesso.

[5] Quando parliamo di “unrest”, ci riferiamo ad una situazione di “agitazione” che include cambiamenti significativi nella sismicità, nella deformazione del suolo e nel degassamento di un’area vulcanica che si trova in uno stato di quiescenza.

Sitografia

https://www.ingv.it/it/

https://www.ov.ingv.it/index.php/flegrei-storia-eruttiva

https://www.raiplay.it/video/2021/11/Sotto-il-vulcano-dc821616-60f3-4128-849b-a19fdace6f38.html

http://www.distar.unina.it/it/vulcani-napoletani/campi-flegrei

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