Oggi pomeriggio? Penso!
Quali sono le tre priorità della vostra azienda?
Quanto tempo avete passato a lavorarci realmente, nella scorsa settimana?
Celebriamo l’essere pieni di cose da fare, con le agende colme da non riuscire a respirare. Ma quanto lavoro di questa settimana e magari del weekend genera reale progresso? Quanto è rivolto alle priorità fondamentali e crea differenza?
“Fare” è tradizionalmente sinonimo di “vero lavoro”. “Pensare” è diventato un lusso. Spesso sono ancora vittima di questo pensiero automatico: celebro l’avere incessantemente da fare, un’agenda fitta; rispondere “mi dispiace sono occupato” dà importanza, finire tardi o nel weekend è, di per sé, di valore. Valuto anche gli altri su questo metro. Pensare? Ci sono le vacanze per quello.
Al rientro dalle ferie sono sempre pieno di idee e di consapevolezza su quello che ho sbagliato nei mesi precedenti e come correggerlo. Perché deve essere un’eccezione? Fare triage su idee e progetti in funzione delle priorità, immaginare scenari futuri, imparare, confrontarsi, non è forse alla base?
Le idee migliori mi vengono spesso mentre guido, o mentre faccio la doccia. E se invece di dedicarci manciate di minuti inconsapevoli ci fosse più tempo? In ufficio la sequela di azioni da fare — di corsa — mi impedisce la chiarezza necessaria.
Correre come il criceto sulla sua ruota, e stare fermi.
Riflettere sul proprio lavoro, sulla strategia, verificare quanto si fa e le priorità, comunicare con i colleghi: sono attività fondamentali e con lo stesso rispetto di un powerpoint da finire andrebbero segnate in agenda.
Oggi pomeriggio? Penso!
PS: Per capirci, niente di tutto questo è un elogio della lentezza. Al contrario. Pensare il giusto, eseguire veloce.