C’è del metodo nella nostra follia

alessandro tonello
darfiato
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4 min readMay 4, 2019

Giovani verso il futuro è un progetto che coinvolge per la prima volta 29 Comuni, un territorio vasto, pieno di bisogni e aspettative. A volte è decisamente complesso muoversi in una realtà così sfaccettata ma possiamo dire che nel tempo abbiamo costruito un nostro metodo. Oggi vorrei passare da un libro e da una intervista per descriverne alcune caratteristiche peculiari.

Noi siamo tempestaè la nuova opera di Michela Murgia. Si tratta di un testo interamente dedicato alle imprese corali, dove la forza dell’unione supera i valori individuali. Racconta storie che mettono al centro i gruppi, le interazioni, le connessioni.

Dove ciò che conta è farlo “insieme”, nonostante la letteratura ci abbia insegnato che gli eroi singoli sono tali perché soli, unici e invincibili. Il suo testo rompe gli schemi narrativi e culturali (è un libro per ragazzi), perché rovescia la prospettiva e ci mostra la potenza dell’azione collettiva, sempre rivoluzionaria.

L’intervista redatta da Mariachiara Bo ad Alessandro Rosina (Docente di Demografia e Statistica sociale, Università Cattolica di Milano), offre molti spunti, ma uno in particolare indica un nuovo sentiero di lavoro.

“Nel percorso di transizione scuola-lavoro è necessario potenziare non solo i fattori di push (la capacità della scuola di fornire una spinta verso l’entrata qualificata nel mondo del lavoro) ma rendere più forti ed efficaci anche i fattori di pull (la capacità delle aziende e delle organizzazioni di attrarre e valorizzare il capitale umano delle nuove generazioni). Perché questo processo abbia successo è necessario che i giovani abbiamo chiara la necessità di essere pronti per il lavoro di oggi e prepararsi nel contempo a quello di domani, ma anche che le aziende siano pronte per utilizzare al meglio le competenze che i nuovi entrati hanno oggi e investire nel contempo nello sviluppo di quelle che saranno ancor più utili domani. (…) Non sono tanto i giovani che hanno bisogno di lavoro, ma il lavoro che ha bisogno delle nuove generazioni (delle loro idee e della loro intraprendenza, da stimolare e promuovere con metodo) per diventare vero motore di sviluppo e competitività del paese.”

Del testo della Murgia ci ispira l’impeto che rompe l’idea per cui tutto è responsabilità individuale: cerco lavoro da solo, penso al futuro da solo, soffro da solo, non ne parlo con nessuno, non chiedo aiuto per cercare lavoro. E se non ce la faccio sono uno sfigato che deve guardarsi bene dal condividere questa situazione.

E se invece re-imparassimo a sostenerci reciprocamente? A cercare aiuto? A farci contagiare dagli altri rimettendoci in relazione?

Perché la solitudine, l’immobilismo e l’isolamento non fanno le storie o la storia di nessuno, anzi generano blocchi e barriere che oltre ai «non» studio e «non» lavoro, provocano «non» scelgo l’autonomia, «non» penso al mio futuro (relazioni, famiglia…), «non» partecipo, «non» conto, «non» sono un cittadino.

Dai contenuti espressi da Rosina ci prendiamo l’importanza di trovare l’equilibrio tra le parti, nella “combo” tra domanda e offerta di lavoro, in cui i giovani non siano un costo ma un valore.

Questo nuovo accostamento deve riuscire a superare i miss match tra chi cerca e chi offre, tenendo insieme in un’unica soluzione Amministratori, Istituzioni, Privato Sociale, ma soprattutto Giovani e Famiglie, Scuola e Imprese. Tutti questi soggetti, a titolo diverso, hanno un ruolo e una funzione, nel sistema.

La governance di questo processo deve essere politica, trovando nella facilitazione tecnica (educativa) l’enzima che lo attiva e lo nutre. Accompagnamento e orientamento formativo (qualifiche e riqualificazioni), competenze, soft-skills, esperienze di alternanza scuola/lavoro, prevenzione alla dispersione scolastica, apprendistato, visite aziendali, testimonianze di pari o di imprenditori sono gli elementi che caratterizzano tutte le transizioni scuola/lavoro dei giovani. Il nostro ruolo di educatori si rivolge sia ai giovani che alle aziende e per questo permette di chiudere il cerchio, andando oltre le fredde ricerche su job-analysis e dando fondamento ad un matching dialettico, sano e generativo, dove le parti si prendono cura della comunità giovanile, senza paternalismi o assistenzialismi.

Da qui le visite in azienda, il dialogo con gli imprenditori, gli interventi educativi, le azioni formative, i laboratori creativi (elementi trasversali di XL, GetUp, Labò).

Tutte azioni mirate a favorire il confronto, lo sviluppo di competenze e relazioni significative, nella dimensione live del gruppo, per sentirsi parte di un sistema vivo e reale, includente e valorizzante.

Creiamo contesti che valorizzino, re-indirizzino, non giudichino i giovani. Non vogliamo però proteggerli, piuttosto spingerli a diventare protagonisti del loro futuro. Devono poter conoscere e provare, devono mettere a frutto le loro competenze e la loro intraprendenza a cavallo della rivoluzione digitale.

“Non sono tanto i giovani che hanno bisogno di lavoro, ma il lavoro che ha bisogno delle nuove generazioni per diventare vero motore di sviluppo e competitività del paese”.

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alessandro tonello
darfiato
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Coordinatore di progetti dedicati alle politiche giovanili e alle politiche attive del lavoro.