Rompere l’incantesimo

alessandro tonello
darfiato
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3 min readApr 19, 2019

Nel bel mezzo del massimo sforzo, mi prendo una pausa. Lascio che il Progetto spinga nelle sue articolazioni e mi prendo un lunedì pomeriggio per bloccare un pensiero.

Lo faccio recuperando un appunto, tenuto da parte, addirittura dal 2015. Nell’annuale Convegno organizzato da Animazione Sociale a Trento, si parlò di incantesimo riferendosi alla condizione giovanile. Lo fece per primo Andrea Marchesi cui va l’onore della riflessione, partendo da una visione sui NEET (giovani con età tra i 15 e i 29anni), parlò di giovani intrappolati all’interno di una bolla infrangibile, mentre all’esterno ci si affanna con tutti i mezzi a intervenire, senza alcun successo.

Questa suggestione disorientava allora e spara oggi un giovane su quattro fuori dalla formazione e dal mercato del lavoro, in una terra di mezzo che si dilata progressivamente e sfibra, smonta, isola dal mondo, dal debutto sociale, dalla cittadinanza attiva. Dall’autonomia. Dal proprio futuro.

Faccio mia questa visione per rendermi conto che a distanza di quattro anni la situazione non è cambiata. Anzi. E chi opera nelle politiche giovanili non credo faccia fatica a tradurre questa riflessione in pratica, in quotidianità. E sentire (e condividere) la sensazione di crescente impotenza e di inadeguatezza.

Cosa fare dei giovani imprigionati nella bolla? Come liberarli?

Sembra essere questo il maledetto mantra di chi si occupa di politiche giovanili.

Come trovare una o più vie d’uscita?

Tralasciando le efficaci etichette e classificazioni (come ad esempio per i NEET), le statistiche, le proiezioni e cercando di guardare oltre per rompere l’incantesimo, a chi opera e progetta nel sociale non resta che ripartire dal metodo.

Per rompere schemi e indugi, ci serve recuperare l’approccio del metodo sociale.

Serve ripartire senza soluzioni, senza risposte.

“Pensare alle nostre azioni in termini di divenire più che di avvenire”

(M.Benasayag)

Dobbiamo progettare interventi ed azioni in termini partecipativi, come processo di ricerca condiviso tra persone che possono davvero costruire e contribuire al cambiamento, in relazione al mondo che stanno vivendo. Il nostro/loro presente prossimo. Non avere soluzioni, significa per tutti essere parte del problema e parte della soluzione. Nessuno escluso. Ma tutti responsabili. E forse è definitivamente superato il tempo dello “stare con”, ora puntiamo a promuovere “l’agire con” (istituzioni, adulti, giovani), per creare nuovi sguardi verso il futuro e rompere l’incantesimo.

Dando fiato, gambe e energia ai giovani. E a chi li circonda e li accompagna in questa fase di vita.

Per tornare a conoscerli, per tornare a stare “tra” loro e poter fare insieme a loro. Per ascoltarli. Smarcandosi dai dati e dalle etichette.

La liberazione, la via d’uscita passa attraverso la possibilità di farlo insieme, collaborando senza paternalismi, rimettendosi in gioco. Smontando, ricostruendo e rielaborando collettivamente le esperienze.

Ecco quindi come Giovani verso il futuro diventa il campo per esercitarsi in questa nuova dinamica.

Lo racconto come coordinatore del Progetto ma parte attiva della partita, perché questa disciplina ci spinge a interrogarci quotidianamente con le Amministrazioni coinvolte e gli altri Partners progettuali, rispetto al porsi domande e cercare, all’interno dei contesti locali, una attivazione di soggetti per tentare di comprendere i fenomeni e cercare di affrontarli. Sapendo che i giovani in questa area sono tanti e la distribuzione delle opportunità e delle vulnerabilità li rende molto diversi.

Il Progetto nella sua architettura originale insiste su tre dimensioni, che attraversano la popolazione giovanile under 30:

· AziendAperta XL affronta i temi dell’orientamento, della conoscenza del mercato e del matching tra domanda/offerta nel campo delle politiche attive per il lavoro, per favorire l’occupazione giovanile.

· GetUp. Io a scuola (non) ci vado affronta le fragilità di giovani studenti, tra i 14 e i 18 anni, che affrontano pericolose e poco tutelate transizioni scuola/lavoro, per prevenire il disagio in ambiente scolastico, drop-out, dispersione.

· Labò. Creatività in corso affronta attraverso laboratori creativi, più direttamente le passioni, la voglia di fare e imparare in contesti non-formali, per favorire esperienze capacitanti e arricchenti.

Il metodo ce lo siamo dati.

La sfida è lanciata.

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alessandro tonello
darfiato
Editor for

Coordinatore di progetti dedicati alle politiche giovanili e alle politiche attive del lavoro.