Come sono diventato una persona libera

(e perché dovresti diventarla pure tu)

Dario Vignali
Dario Vignali.

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Caro lettore, mi chiamo Dario Vignali.

Ultimamente sento tanto parlare dei Nomadi Digitali e della loro capacità di vivere liberi, in giro per il mondo, semplicemente lavorando dal loro laptop.

Io non sono (ancora) un nomade digitale, anzi. Sono uno studente ventitreenne, definizione che sento piuttosto stretta.

Credo però di avere comunque qualcosa da dire.

Negli ultimi 24 mesi della mia vita ho viaggiato in più di 10 nazioni, ho condiviso straordinarie avventure con la mia ragazza e i miei amici, ho aperto due società e, rimanendo vaghi, ho fatturato svariate decine di migliaia di euro.

Non solo.

Ho nuotato con gli squali, ho dato una decina di esami all’università, ho letto svariate decine di libri e mi sono arenato su una barriera corallina dell’Indonesia nel pieno della notte.

Non solo.

Ho costruito una community che conta più di trentamila individui interessati a sapere chi sono e cosa faccio e, cosa ben più importante, mi sento circondato di persone che mi stimano e che io stimo a mia volta.

Non solo.

Sí, non solo.

Perché, a dire il vero, mi sono anche sentito perso, schiacciato da responsabilità che spesso ho pensato di non volere. Mi è capitato di piangere, di serrare i denti e di tirare i pugni contro il muro.

A ripensarci mi è pure successo di mettere in discussione i miei sogni, di arrabbiarmi con me stesso e di ripudiare le mie ambizioni.

Molto spesso ho creduto che la consapevolezza di poter fare sempre di più mi avrebbe potuto rendere eternamente infelice.

Ho vissuto duplici credenze che, da una parte mi portavano a desiderare una vita orientata al minimalismo e, dall’altra, una vita dedicata alla sfrenata ricerca di un risultato.

Un po’ imprenditore delle city, un po’ eremita delle montagne.

Ho sempre pensato che, in un mondo dove c’è chi parla di felicità eterna e chi pubblica foto di vite vanagloriose, sia piuttosto facile ritrovarsi infelici.

Già. Del resto chi è che pubblica i propri momenti d’infelicità sul profilo Facebook?

Nessuno.

La regola del personal branding e della vendita è sempre stata una ed una sola: mostrare solamente i lati migliori di se stessi e dei propri prodotti.

Io, in questo mondo, non ho mai creduto di poter essere eternamente felice, non ho mai desiderato la bella vita, non ho mai sognato il quieto vivere e tanto meno ho mai voluto seguire le credenze di una società a cui non ho mai sentito di appartenere.

Durante il sali e scendi emozionale della mia vita c’è sempre stata un’unica costante…

Non ho mai smesso di sentire la vita scorrere in me.

Io non ho mai smesso di sentirmi vivo e, ripensandoci, questa è forse la cosa di cui mi è sempre importato.

Soffrire e stringere i denti, sorridere ed emozionarsi. Cosa, più delle emozioni, può farci sentire vivi?

Nel mondo in cui vivo ho sempre avuto una grande paura dell’apatia. Cosa può essere peggiore di una vita vissuta senza emozioni?

E invece spesso siamo così, tutti connessi, tutti lontani. Classe ’91, l’analfabetismo delle emozioni dilaga tra i giovani miei coetanei. I display si sono fatti portavoce della buona o della cattiva comunicazione e i sogni ci sono stati portati via dalla crisi del nostro secolo.

Giovani repressi, depressi, senza ambizione, senza passione.

Nessuno è veramente libero di sognare. Il costo del fallimento è troppo grande e gli strumenti per ottenere il successo sono troppo pochi.

Ma è sempre così? Assolutamente no e — per una volta — voglio essere il portavoce del contrario.

Io, ad esempio, ho sempre voluto essere libero, e oggi lo sono.

Libero dalle paure, libero dalla crisi, libero dalle restrizioni di lingua e paese, libero dal tempo, libero di viaggiare, libero di lavorare, libero di non lavorare, libero di essere felice, libero di essere infelice, ma soprattutto libero di sognare.

Oggi sono felice e, a dire il vero, sono felice anche quando sono infelice.

La mia infelicità me la sono scelta e le mie pressioni lavorative dipendono dalle mie sole scelte.

Vuoi sapere una cosa?

Negli ultimi anni ho conosciuto centinaia di ragazzi liberi.

Questi ragazzi hanno imparato a vivere e hanno giovato del cambiamento.

Già, perché come mi piace ripetere, la vita può essere molto dura se prima non si impara a viverla bene.

Oggi bisogna essere pronti a cambiare, a lasciare i vecchi modelli e a superare le “tradizioni sacre” che spesso ci vengono imposte dalla società.

Chi lavora con il web lo sa bene: c’è posto per tutti, ma solamente in pochi sono disposti a saltare in sella.

Spesso mi viene chiesto come ho fatto a raggiungere la libertà finanziaria, altre volte mi viene domandato quale sia il segreto del successo sul web.

Maledizione, non c’è alcuna ricetta segreta per ottenere il successo.

Sai qual è il problema?

Il problema è che tutti siamo in grado di sognare, ma solamente in pochi provano a trasformare veramente i propri sogni in progetti e i propri progetti in risultati.

Nella mia vita mi sono reso conto che, troppo spesso, il problema delle persone è che nemmeno ci provano a cambiare vita.

Viviamo in un mondo dove è molto più semplice rimanere paralizzati dalla paura del fallimento e dalla scusa della crisi.

I vecchi arrancano, i giovani non ci credono più.

Vorrei ora passarti qualcosa che per me è di grande importanza, un assioma che sta alla base di ogni mia azione e di ogni mio risultato. Sei pronto? Eccotelo:

In un mondo come il nostro, dove tutto converge verso il basso — verso la mediocrità — è piuttosto semplice ritrovarsi in alto, sopra la media.

Questo assioma sta alla base della mia vita ed è il fondamento del mio percorso imprenditoriale.

Il punto è questo: in un mondo dove le persone tendono tutte a fare le stesse cose è piuttosto semplice avere successo, spesso basta agire in maniera diversa.

Io ho fatto proprio così.

Quando ero piccolo i miei coetanei giocavano ai videogiochi, io mi leggevo i giornali di informatica.

Quando ho fatto le scuole medie, invece che studiare per prendere grandi voti studiavo il minimo per prendere buoni voti. Il resto del tempo lo passavo davanti al computer.

Alle scuole superiori, invece che studiare come si deve, passavo il mio tempo sul web: creavo blog, lanciavo siti web e mi studiavo la sicurezza informatica.

A 16 anni, mentre i miei coetanei lavoravano come Public Relations nei locali, io organizzavo una troupe di deejay, fotografi, pr e altri artisti per offrire pacchetti di intrattenimento notturno alle diverse realtà della zona.

Non ho mai avuto soldi per lanciare i miei progetti: bastavano passione, ambizione ed empatia tra amici per fare grandi cose.

Il ricavato dei miei progetti lo risparmiavo o lo reinvestivo nel mercato finanziario.

Non avevo grandi competenze in materia: mi sono semplicemente comprato e letto qualche libro sulla borsa, proprio come potrebbe fare chiunque.

Ad un certo punto ho deciso di rischiare di più per avere una fetta di torta più grande: ho affittato locali per organizzare le mie serate e per poter dividere con i miei soci i proventi economici.

Intendiamoci, non sono mai stato un grande amante del mondo della notte, anzi. Sono una persona introversa e riflessiva per natura. Ho fatto quel che ho fatto per il brivido del fare, del costruire, del rendermi grande ed autonomo ai miei stessi occhi.

All’età di 20 anni si è chiusa la parabola dei locali e ho pure lasciato il Politecnico di Milano per iscrivermi alla Facoltà di Economia di Ferrara, la mia città di nascita.

Per un anno ho vissuto grazie ai risparmi economici degli anni precedenti, poi ho terminato le riserve.

A 21 anni ho radunato altri giovani appassionati della mia città per fondare una società di co-working di nome “TheLab”. Il nostro sogno era quello di radunare coetanei creativi e ambiziosi per creare un’azienda capace di accompagnare le aziende in un processo di cambiamento e digitalizzazione del business.

Ovviamente all’epoca non conoscevo l’intrigo legale e fiscale che poteva stare dietro l’apertura di una semplice società e, ahimè, il nostro progetto fallì dopo qualche misero lavoretto in nero.

Con il passare degli anni non ho mai perso la passione per la rete e ho sempre curato diversi blog personali.

Un’altro fondamento della mia vita è sempre stato il viaggio. Lo stesso viaggio imprenditoriale è stato grande evidenza del mio continuo bisogno di “scoprire e provare di più”.

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di viaggiatori. I miei genitori mi hanno portato in lungo e in largo per il mondo e, all’età di 23 anni, posso dire di aver visto la maggior parte del sud-est asiatico.

Nutro un immenso amore verso l’intera Asia, che oggi è la destinazione della gran parte dei miei viaggi.

Non ho mai smesso di viaggiare e — mentre mi arrabatto per terminare la laurea — sogno di trasferirmi all’estero, lavorare come nomade digitale e visitare tutti i paesi del mondo.

Nel frattempo continuo a vivere con entusiasmo. Gli ultimi due anni della mia vita sono stati incredibili!

Dopo il fallimento di “The Lab” ho mandato a quel paese la classica impostazione lavorativa Italiana per buttarmi sul web. Oggi giorno per noi giovani partire offline significa rimanerci fottuti.

Così, nel 2013, ho lanciato dariovignali.net, il mio blog personale. Sul blog raccontavo e racconto tutt’oggi le strategie di web marketing che, negli anni, mi hanno permesso di aiutare centinaia di altre persone a guadagnare con le proprie passioni.

Non voglio prenderti in giro, ovviamente non basta avere una passione per guadagnare.

Se si desidera avere successo come imprenditori del web bisogna prima prendere coscienza del proprio mercato di riferimento e delle nozioni di business necessarie per ottenere risultati.

Puoi essere appassionato di aquiloni, ma il mercato italiano degli aquiloni non è sufficientemente grande per trasformare la tua passione in business.

Nel 2013, grazie a dariovignali.net, ho cominciato a ricevere diverse richieste di preventivo da parte di lettori occasionali.

All’inizio ho realizzato siti web, attuato strategie di social media marketing e condotto campagne di advertising per conto dei miei primi clienti. Poi le richieste di preventivi sono divenute talmente tante da non poter più sostenere da solo l’intero carico di lavoro.

Oggi ho dei collaboratori che prendono in carico i lavori e li realizzano al posto mio.

Nel corso del 2014 ho consolidato il mio posizionamento come “esperto” del mercato Italiano in fatto di Marketing Digitale.

Nel 2015 ho collaborato con alcune multinazionali e ho raggiunto ottimi guadagni con l’affiliate marketing. Ultimamente ho lanciato anche un progetto di formazione e sono al lavoro per scrivere il mio primo libro.

La scorsa settimana ho fondato assieme a soci Fiorentini restart, un’azienda che si pone come obiettivo quello di aiutare le grandi aziende Italiane a risollevarsi dalla crisi accompagnandole in un percorso di cambiamento del business.

Ovviamente conto di fare la maggior parte del lavoro a distanza e di continuare a girare il mondo più di quanto non abbia già fatto.

Ed eccomi qui, a vivere il cambiamento.

Ovviamente non ho alcuna idea di quale sarà o di come sarà il mio futuro, ma di una cosa sono certo…
Il futuro non mi fa paura, la vita non mi fa paura. IO AMO VIVERE.

Un abbraccio.

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Grazie di cuore,

Dario.

Questa lettura è tratta dalla mia intervista per Ornitorinko. Ti invito a dare un’occhiata al blog di Ornitorinko per scoprire tante altre persone come me che hanno avuto il coraggio di reinventare la propria vita.

Se ti è piaciuta l’intervista puoi leggere il manifesto di Dario o trovare altre informazioni sul suo blog o sulla sua pagina Facebook.

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Dario Vignali
Dario Vignali.

Entrepreneur & traveler, CEO of Marketers, Forbes under30, CondeNast Talent. https://vigna.li/join-dario