I giovani di Federalimentare a Mountain View

When food valley meets silicon valley

Cibus Talks
Davide Bernieri
Published in
4 min readJan 31, 2018

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Una missione sui luoghi e nelle imprese che stanno rivoluzionando il modo di intendere l’industria e il mercato attraverso l’innovazione tecnologica: una delegazione del gruppo giovani di Federalimentare ha visitato la California e il mondo delle start up tecnologiche alla ricerca di nuovi stimoli e suggestioni per immaginare come l’industria alimentare italiana potrà evolvere nel futuro a breve e a quali sfide dovrà rispondere nei confronti di un mercato e di un consumatore in rapido e sostanziale cambiamento.

“La California — dichiara Alessandro Squeri, presidente del gruppo giovani di Federalimentare- è un’incubatrice di innovazione, qui hanno sede le aziende tecnologiche che hanno rivoluzionato il modo di fare business e su quest’onda nascono ogni giorno start up ad elevatissimo tasso di innovazione che spingono questo concetto ancora più in alto. Questa apertura all’innovazione è determinata da più fattori coincidenti, dalla possibilità di accedere a finanziamenti a un quadro legislativo che favorisce le imprese innovative, al mondo accademico che lavora in stretto contatto con l’impresa in maniera molto concreta su progetti di ricerca specifici e ben delineati, fino al mercato e ai consumatori, che hanno una mentalità aperta verso l’innovazione e ai suoi risvolti nella vita di tutti i giorni. Tutti elementi, questi, che è più difficile trovare in Italia in maniera così diffusa e radicata”.

La delegazione alla Stanford University

Nel fitto programma di incontri, la delegazione dei giovani di Federalimentare ha toccato con mano come l’innovazione di processo/prodotto non sia di appannaggio esclusivo delle grandi imprese hi-tech, bensì riguardi tutto il tessuto produttivo: “Abbiamo potuto notare — prosegue Squeri ­ che in California convivono molti opposti come, per esempio, imprese che puntano al 100% sul naturale/salutistico/biologico in modo radicale e aziende che pensano al cibo del futuro come a un prodotto di laboratorio, tra carne sintetica e bianco d’uovo realizzato in provetta. Tuttavia, tutti i manager incontrati, comprendendo anche realtà multinazionali come Starbucks o Google Food, concordano sul macro tema della sostenibilità della produzione alimentare, per migliorare l’impatto sul pianeta di questa attività essenziale per l’umanità. Su questa tematica specifica tutti dobbiamo confrontarci quotidianamente, anche in Italia”.

Proprio l’Italia è considerata, anche per le imprese californiane, un modello di riferimento per quanto riguarda la cultura alimentare. “Durante gli incontri — conclude Squeri — con il management delle imprese californiane è emerso tutto il rispetto per la nostra dieta mediterranea e per la capacità tutta italiana di realizzare in modo semplice prodotti alimentari che sono naturali e buoni, in modo efficiente e industrialmente poco impattante. Sembra una cosa scontata ma non lo è. Ciò che ci manca è la possibilità di contare su economie di scala che permettano alle nostre imprese di investire in ricerca e sviluppo e marketing, elementi essenziali per competere sui mercati internazionali. Da noi, vista la ridotta dimensione media delle imprese food, è necessario che si realizzino reti di impresa o patti di filiera per accedere insieme all’innovazione: ritengo che anche il sistema Cibus in tutte le sue articolazioni, possa svolgere un ruolo importante in tal senso”.

I giovani di Federalimentare

In quest’ottica, al fianco della delegazione dei giovani di Federalimentare, ha partecipato alla missione negli States anche il management di Cibus: “L’innovazione è uno degli assi portanti di Cibus — afferma Pierluigi Spagoni, Marketing e corporate project manager di Fiere di Parma — per questo essere presenti in questa missione a San Francisco e in Silicon Valley a fianco del Gruppo Giovani di Federalimentare è stata una scelta naturale. Poter cogliere i trend di innovazione della scena food & bev Californiana è stato di stimolo e ispirazione per capire come Cibus in futuro dovrà porsi per poter rispondere al meglio all’evoluzione dei consumi e capire come meglio proporre ai buyers esteri le eccellenze del Made in Italy. Quest’occasione è stata inoltre un’opportunità ulteriore per consolidare la relazione già in essere con il Future Food Institute, attore sempre più rilevante della food community sulle tematiche di innovazione e di food tech, esempio unico e autorevole in Italia su questi argomenti”.

Il feedback positivo è stato confermato dalla stessa Future Food sia per quanto riguarda la cooperazione con Federalimentare e Fiere di Parma, sia per quelli che erano gli obiettivi del viaggio: “Siamo molto soddisfatti del riscontro ottneuto e delle sinergie attivate con la Silicon Valley — ha affermato Sara Roversi, fondatrice dell’Isistituto e coordinatrice/promotrice della missione in California — e certi che questo sia solo l’inizio degli effetti dirompenti dell’incontro tra l’Italia del cibo e la capitale del tech”.

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