Una birra con: Antimo Farid Mir CEO @ AREEA
Piccolo prologo
Perché la birra e perché le interviste?
Era da un po’ che seguendo l’istinto e i consigli letti in tanti libri di successo volevo avventurarmi in una serie di interviste a personaggi del mondo dell’innovazione: italiani, expat, startuppers o chiunque abbia le mani in pasta con questa realtà di cui scrivo ogni giorno.
26 anni, una campagna di crowdfunding ed una dannata voglia di lanciarsi in nuove sfide
Così prendo la palla al balzo e senza pensarci due volte scrivo all’amico Antimo, italiano, startupper e londinese di adozione, per chiedergli se ha voglia di condividere con me la sua personale storia di innovazione e quella di AREEA, una bevanda in grado di combattere gli effetti nocivi dell’inquinamento di cui ho parlato qualche mese fa.
Finisce così che il giorno dell’intervista, nella tarda serata di un martedì olandese con un titolo provvisorio ed una scaletta abozzata mi ritrovo a parlare con Antimo. In compenso ho un buon numero di birre e una comoda poltrona: ed ecco così che l’intervista su Skype diventa chiacchierata virtuale. Sarà la stessa struttura delle prossime interviste: uno scambio di spunti e opinioni davanti a una birra (o un mojito quando sarà estate), su Skype o dal vivo.
Dal fumetto, all’imprenditore, passando per poker e maestro d’inglese
Quante diavolo di cose hai fatto Antimo prima di lanciare AREEA?
“Lascio il liceo a 16 anni, non vedevo un valore in quello che facevo”, da questa scelta, quasi drastica, nasce una passione per il design e l’illustrazione che porta Antimo in giro per l’Italia a lavorare come designer, ma anche salesman: a 18 anni è un po’ freelance, un po’ imprenditore di se stesso, ma soprattutto inizia a costruire la sua cassetta degli attrezzi, quella che servirà per aprire una vera startup.
Dreaming London: Antimo vola nella city, all’inizio fa tre giorni di aiuto cuoco, poi diventa maestro di inglese e pokerista nel tempo libero (un bel modo per arrotondare, se sei fortunato e allenare le doti di negoziazione, segnatevelo!)
Quando la scuola di inglese comincia a produrre una serie di nuovi corsi Antimo si chiede, perché non aprirne una mia? Nascono così i London Crash Courses.
Una cosa interessante che ho imparato da Antimo è l’importanza di passare di livello ogni due o tre anni: non possiamo fossilizzarci, dobbiamo essere proattivi e cercare di imparare, mettere in pratica e poi passare al prossimo livello.
Londra — Roma — Londra
Avanti e indietro, finché dopo una breve pausa nella città eterna, Antimo mi racconta che torna a Londra, città purtroppo molto inquinata. Per chi come lui soffre d’asma può essere un problema, specialmente per i più piccoli o quando la malattia colpisce nella forma più acuta.
“Ci sarà un business case su questa cosa?”, il business-case c’è e diventerà AREEA. La storia, raccontata su StartupItalia, nasce da un purificatore, che poi diventa una bevanda con un brevetto internazionale in grado di ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento.
Non è mai facile dar vita a una startup, ancora meno se siamo nella grande distribuzione ed in un settore al limite tra quello delle bevande e farmaceutico: insomma scartoffie, grossi volumi di produzione, contatti con le varie catene di supermercati. È così che il primo finanziamento non basta, è servito solo a scalare una prima parte della montagna che porterà il prodotto sugli scaffali.
Se c’è una cosa che interviste, chiacchierate e scambi di opinione nel mondo startup mi hanno insegnato è il valore della tenacia: non bisogna mai mollare, neanche quando sembra che tutto vada a rotoli e parte del team ti abbandona.
Mentre ascoltavo Antimo mi hanno stupito coraggio e forza di volontà: l’idea di AREEA non si ferma, riparte con un nuovo finanziamento ed un approccio completamente diverso: “ripensiamo questo prodotto secondo una logica di lean startup, dalla creazione al confezionamento”.
Think global, act local
Oggi AREEA si prepara ad essere lanciata in una campagna di crowdfunding globale: tutto parte da un ufficio dove vengono confezionate le bibite, ma l’ambizione, come quella di ogni startup è globale. Mancano pochi mesi alla campagna, il lavoro è molto e sono curioso di sapere quali sono le difficoltà nell’organizzare una campagna di crowdfunding. Antimo mi racconta “troppo spesso ti danno l’idea che puoi andare lì solo con un video e cambi il mondo. Devi avere 6000/10000 mail nell mailing list e disporre di un’agenzia specializzata”, in altre parole un lavoro full-time.
“il crowdfunding fatto bene è la condensazione dell’idea del growth hacking”
Startup, leadership e mentorship
Ho voluto chiedere nell’intervista ad Antimo anche qualcosa relativo all’ecosistema startup europeo che soffre della mancanza delle varie Google, Amazon, Facebook ed Apple.
Cosa succede allora? “visto che in Europa non abbiamo ancora avuto un Facebook o Amazon, la maggior parte degli investitori cercano il prossimo unicorno. Guardano lontano, ma facendo così penalizzano il locale, ciò che sta attorno e che rappresenta il sottobosco di tantissime startup, che magari non diventeranno la prossima Facebook, ma possono benissimo diventare profittevoli, raggiungere le centinaia di dipendenti e aver una exit di successo”.
E poi ancora “la funzione principale della leadership è fare l’attore, essere la persona che serve nel momento in cui ce n’è bisogno”: è normale per un’azienda avere un certo tipo di leadership all’inizio e cambiarla quando diventa consolidata. Cari startupper, non innamoratevi troppo della vostra creatura o finirete per rovinarla!
Questa leadership è una chiave per tante aziende, ma anche per la politica e le istituzioni “la leadership in realtà manca in tanti ambiti. Serve il tipo di leadership che serve al tipo di azienda in quel momento. Perché Steve Jobs serviva ad Apple? Serviva il messia, quello che diceva fidati di me e faremo grandi cose.”
Un libro? “Wealth of Nations, perché le startup sono dei veicoli finanziari di cambiamento, ma la maggior parte delle persone non sanno come funziona il sistema di valori di ogni impresa e società, questo libro ti riporta all’inizio”
Un consiglio finale? “Assicurati di stare facendo quello che vuoi fare e pensaci due volte. Come dice Gary Vaynerchuk devi essere paziente nel lungo termine, nel breve termine dovrai essere veloce, ma tieni in mente che ci vorranno anni per ottenere quello a cui stai puntando.”
Cosa ho imparato da questa chiacchierata? Intanto mi ha dato un’energia pazzesca, soprattutto mi è rimasto il coraggio delle scelte, anche quelle importanti, come lasciare gli studi, ma che ti cambiano la vita e permettono alla persona di autodeterminare il proprio destino.