10 anni di Kindle e i Don Chisciotte della carta stampata: il nemico dei libri è il lettore elettronico o quello umano?

Davide Montanaro
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4 min readNov 23, 2017

Avevo 14 anni quando l’e-book reader di Amazon, il Kindle, faceva irruzione nel mercato dell’editoria. Irruzione è il termine più appropriato, perché la portata rivoluzionaria di questo oggetto va ben oltre le sue dimensioni, i suoi hardware e lo schermo a microsfere.

Alto e spesso quanto una matita, la stessa con la quale ci siamo, più volte, ritrovati a prendere qualche appunto sulle pagine di un saggio o a sottolineare un passaggio emozionante sull’ultimo romanzo del nostro autore preferito. Pesante quanto un piccolo libro tascabile, quanto una di quelle piccole opere editoriali realizzate con la pretesa di spiegarci, in modo sintetico, le ultime novità di un mondo in continua evoluzione. E quella stessa evoluzione, alla fine, ha travolto quelle pretenziose pagine, suscitando la paura diffusa di vivere quella che molti definiscono una catastrofe: la scomparsa delle librerie, quelle da cui ci rechiamo nel comprare libri stampati e sia quelle presenti nelle nostre case, capaci di raccontare storie e di alimentare ricordi. Ma è davvero fondata questa paura?

Quanti sono interessati alla lettura? Una domanda da cui è necessario partire e che vede nei dati una prospettiva ben più catastrofica di quella suscitata dagli e-book e dalla potenziale scomparsa dei libri fisici.

Secondo Istat e l’Associazione Italiana Editori, nel 2010, in Italia, il 46,8% della popolazione con età superiore ai 6 anni aveva letto almeno un libro (non scolastico) nell’arco dell’anno, dato sceso di 6,3 p.p. dopo 7 anni, con il 40,5% nel 2016, con 3 milioni di italiani in meno, dall’inizio del periodo di riferimento. Un dato allarmante che porta, quindi, il nostro Paese ad avere molto meno della metà dei suoi cittadini con un libro sul comodino, non solo nel 2016 ma da molto più tempo (nel 2000 erano il 38% e il dato più alto è stato registrato proprio nel 2010).

© Associazione Italiana Editori 2017

Più cresciamo e meno leggiamo. Lavoro, generici impegni e la perdita della consapevolezza riguardo la ricchezza culturale proveniente dalla lettura, trasformata in “momento rilassante” piuttosto che in un momento altamente formativo per la propria mente e personalità, crea un gap generazionale tra minorenni e maggiorenni. Nel 2010, il 59,5% di individui tra i 6 e i 17 anni leggeva almeno un libro non scolastico negli ultimi 12 mesi, contro i 44,7% dei maggiorenni. Nel 2016, il dato è sceso a 47,3% per i primi e al 39,5% per i secondi. Dividendo ulteriormente le fasce d’età, interessante è la crescita per alcune di esse: dal 2010 al 2016, crescono le fasce dei “45–59” (+4,9%) e degli over60 (9,6%), a dimostrazione di come i fattori di crescita della lettura siano legati alle dinamiche sociali, al reddito e al tempo a disposizione.

Ormai la lettura non è più associata solo alla carta, come è evidente, e il trend di crescita dei lettori di e-book sale di anno in anno, se pur ancora non raggiungendo cifre elevate. Nel 2010, il 2,9% della popolazione dai 14 anni in su preferiva il digitale alla carta stampata, salendo di 7,1 p.p. nel 2016 (10%). Riguardo, invece, il dispositivo sul quale si sfogliano gli e-book, gli e-reader non sfondano (7,3%, nel 2016), lasciando il passo ai tablet (28,3%) e agli smartphone (64,8%).

Un mix di forme di lettura, tuttavia, fa da padrone nel settore dell’editoria. Sempre in riferimento al 2016, il 60% della popolazione preferisce leggere solo libri cartacei, mentre il 23% predilige la carta stampata ma non disdegna qualche e-book nella propria “libreria digitale”. Il 14%, invece, legge su carta e su schermo di pari passo e solo il 3% ha abbandonato totalmente l’inchiostro a favore dello schermo.

Il mondo dell’editoria, al netto dei cambiamenti dei gusti e delle modalità di lettura, non cessa la sua produzione e continua a crescere nel numero di titoli pubblicati. Cresce la produzione delle versioni tascabili di circa 8000 titoli dal 2010 al 2016, sostanzialmente costante la produzione dei libri con copertina rigida (2473 titoli nel 2016, contro i 2248 del 2010). A ribasso la presenza degli audiolibri che dai 993 titoli del 2010 scendo a un terzo nel 2016 (339 titoli). Ma questi sono dati relativi solo alla carta stampata.

Alla sempre più numerosa presenza di titoli su libri classici, si aggiungono i dati relativi alla produzione di e-book. Nel 2010, solo 9076 erano i titoli prodotti — tra i quali libri auto-pubblicati — mentre nel 2016 la produzione è schizzata a ben 74mila opere (ultima stima).

Il mercato dei libri vede una lenta e timida ripresa, con dati certo più bassi rispetto a quelli del 2010.
7 anni fa, il mercato dei libri fisici generava…

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Giurista, mi occupo di Protezione dei Dati Personali. Già Google Public Policy Fellow nel 2017. In Politica dal 1993. Ho un blog: www.davidemontanaro.it

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