Nemmeno la foto
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Mia moglie ed io siamo in una vecchia casa di famiglia, in questi giorni. È una casa disabitata, in attesa di decisioni, piena di ricordi e di vecchie cose. Attrezzi di decenni fa. Dettagli che ricordano un tempo di sacrifici, di altre priorità, di uno stile di vita totalmente diverso.
Stamattina osservavo mia moglie, da una finestra, stendere i panni su un lungo filo teso tra pali metallici in giardino, come qui usava tanti anni fa, come sua nonna avrà fatto per migliaia di volte, nello stesso modo, magari con la stessa bacinella. Alcuni panni sono ancora gli stessi.
Il grande giardino, con rose distribuite casualmente, vari alberi, filari d’uva, e la luce di un bel sole del mattino richiamano la vita. E mia moglie, ancora giovane, che stende i panni, e contribuisce alla storia quotidiana di questo posto, una storia che, intorno a vari eventi, era fatta anche di cura dell’orto, chiacchiere coi vicini (e qualche lite), alzatacce, e tutto ciò di cui è fatta la vita ma che non compare sui libri.
L’altra sera abbiamo guardato un album di vecchie foto, con i suoi nonni in questa casa. Foto di momenti che, un tempo, sono stati come questi. Vivi e presenti. Sotto lo stesso sole, nello stesso giardino. Persone con preoccupazioni, esperienze, sogni. E di tutto questo rimane una vecchia casa, alcuni ricordi — per qualche generazione al massimo — , qualche foto.
Del momento di oggi — osservato da quella finestra, in questo periodo della nostra vita — non resterà nemmeno una foto, perché non ne ho fatte e non ne avevo bisogno. Sono rassegnato al flusso della vita. Dovrei dire che l’ho accettato, ma non l’ho accettato affatto. So solo che è così, e che tutto ciò che posso fare è riconoscere il momento presente e farne qualcosa di buono. I ricordi resteranno nella mia testa, e forse quella di pochi altri. Per un po’, poi neanche quello.
Siamo fatti di questo. Alcuni panni stesi al sole. Le rose. Un sorriso.
Da godersi finché non saranno solamente una foto. E, spesso, nemmeno quella.
