Apollo 8: la missione “a sopresa”

Cristian Ciotti
Deep Space Blog
Published in
4 min readJan 23, 2020

Nell’anno appena trascorso (2019), si sono sprecati i festeggiamenti per il 50° anniversario dell’allunaggio, quall’Apollo 11 che tanto ha rappresentato non solo per gli USA, ma per l’umanità tutta, una svolta epocale per l’esplorazione umana e per la maniera in cui l’uomo pensa allo spazio profondo, in quanto fù la prima missione con equipaggio ad entrare in orbita lunare.

Molti sarebbero sopresi nel constatare che, invece, per l’agenzia spaziale responsabile di quella grande missione, la NASA, l’Apollo 11 è stato sì il coronamento di un piano quasi decennale, ma non il culmine dello stesso. Grandissima considerazione ha invece la missione Apollo 8, quasi dimenticata dal grande pubblico, oscurata dai successi e dalle avventure delle successive.

Ma innanzitutto proviamo un momento a contestualizzare questa fantastica missione.

L’anno era il 1968, le missioni Apollo si succedevano a ritmo serrato, e finalmente il SaturnV, il gigantesco lanciatore partorito dalla mente geniale di Wernher Von Braun aveva volato le prima due volte, dimostrando di avere diversi problemi, ma enormi potenzialità cosi come il suo creatore aveva promesso. L’equipaggio della missione era composto da tre super-astronauti:

Frank Borman, (a sinistra), ex militare americano, pilota d’aerei ed insegnante di termodinamica e fluidodinamica, venne scelto come comandante della missione. Aveva all’attivo il record di permanenza nello spazio, 14 giorni raggiunti insieme a James (detto Jim) Lovell nella missione Gemini 7.

Jim Lovell, (a destra), ex pilota collaudatore ed astronauta esperto ed affidabile, che già aveva volato con Borman nella missione Gemini 7 era stato scelto come pilota del modulo di comando. Inizialmente il suo posto doveva essere occupato da Michael Collins, che però diede forfait per un’ernia del disco cervicale, che lo costrinse ad un’operazione chirurgica.

William Anders (al centro), ex pilota militare e laureato in fisica e tecnica nucleare, era invece il pilota del modulo lunare, al suo primo volo.

Sebbene non fosse previsto alcun allunaggio per la missione, la designazione veniva comunque mantenuta, per cui Anders venne nominato pilota di un modulo (il LEM) che non sarebbe stato affatto presente nella missione, pochè ancora in fase di sviluppo.

La missione, con il nome tecnico di Apollo C’ (C prime), venne progettata “in segreto” rispetto ai media dell’epoca, in quanto ritenuta molto rischiosa. Il SaturnV aveva manifestato alcuni difetti nei due precedenti voli, molto hardware andava ancora testato e l’idea di spedire il CSM in orbita lunare non era approvata unanimemente. Soltanto un mese prima della missione venne rivelato ai giornalisti cosa l’Apollo8 avrebbe tentato di raggiungere.

Il 21 Dicembre 1968, la missione partì con successo dal pad 39A del Kennedy Space Center a Cape Canaveral, Florida. Il SaturnV eseguì i suoi compiti alla perfezione, trattando i suoi tre passeggeri come ci si aspettava, e nell’arco di poco meno di tre ore, il modulo di comando si trovava in traiettoria lunare, per quella che venne da allora definita “Free Return Trajectory”. Infatti il modulo di comando venne inviato verso la Luna con una traiettoria di sicurezza. Nel caso in cui il motore principale del modulo di comando non si fosse acceso come da programma, per rallentare la capsula durante la circolarizzazione dell’orbita lunare, l’equipaggio si sarebbe comunque trovato in una traiettoria che lo avrebbe riportato nell’atmosfera terrestre, pronto ad esserne rallentato per poi ammarare.

La vigilia di Natale del 1968, l’Apollo 8 entrò regolarmente in orbita lunare. Il giorno successivo venne realizzato un collegamento audiotelevisivo con la Terra, durante il quale l’equipaggio lesse alcuni passi della Bibbia, si ebbe l’occasione di osservare da vicino il suolo lunare e vennero scattate numerose fotografie, fra cui la bellissima alba terrestre, appunto come vista dal nostro satellite.

Dopo 20 ore passate ad osservare la Luna da più vicino chiunque altro avesse mai fatto fino a quel momento, venne nuovamente acceso il propulsore principale, per raggiungere un traiettoria di fuga dal campo gravitazionale lunare e tornare sulla Terra.

Il 27 Dicembre 1968 i tre astronauti ammararono con successo, pronti, insieme alla loro capsula, a passare alla storia. Ma non solo: l’Apollo 8 si rivelò essere una delle missioni meno problematiche del programma spaziale, ed oltre a stupire il pubblico e deprimere i rivali russi, convinse definitivamente la NASA che allunare entro la fine del 1969 fosse un obiettivo raggiungibile.

La storia ci dimostra che avevano ragione…

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