Starlink dovrebbe essere fermato

Cristian Ciotti
Deep Space Blog
Published in
3 min readJan 17, 2020

Come dei satelliti possono distruggere l’astronomia.

Starlink è un progetto dell’azienda aerospaziale SpaceX, che prevede di fornire una connessione ad Internet stabile ed affidabile intutto il mondo, sfruttando dei satelliti in orbita bassa; quanti? Circa 12.000.

Fin qui tutto bene, apparentemente. Chi non vorrebbe una connessione Internet migliore, disponibile in tutto il mondo ad un prezzo accettabile?

Il difficile è proprio realizzare se il costo sia accettabile o no. Per il momento sono stati lanciati solo 240 dei 1.600 satelliti previsti per la prima fase del progetto, satelliti dotati di pannelli solari e di un motore a ioni per raggiungere lentamente l’orbita prevista, a circa 500 km dalla superfice terrestre. Ciò che rende questo progetto controverso, è i rischi che questi satelliti potrebbero creare.

Innanzitutto, una così grande quantità di oggetti in orbita bassa, aumenterebbe il rischio di collisioni con altri satelliti, potenzialmente deleteri non solo per le altre aziende costruttrici di satelliti ma, per la conseguente creazione di detriti, sarebbe pericolosa anche per gli astronauti impiegati sulla Stazione Spaziale Internazionale, o in una qualunque delle altre missioni con equipaggio previste nei prossimi anni.

Se questo non bastasse, dovremmo considerare anche il terribile danno che questi satelliti potrebbero arrecare all’astronomia. Già dal lancio dei primi 60 satelliti avvenuto lo scorso 24 Maggio 2019, gli astronomi hanno elevato proteste nei confronti dell’azienda americana, in quanto veniva rilevato il potenziale pericolo che questi oggetti avrebbero significato per l’astrofotografia, amatoriale e non, e per lo studio del cielo, non soltanto nel visibile ma anche nel campo delle onde radio e raggi X.

Infatti, benchè da decenni ormai siano presenti in orbita diversi telescopi spaziali, Hubble e Kepler i più noti, il grosso dell’astronomia viene tutt’ora svolto dai grandi osservatori a terra, che scutano incessantemente la volta celeste sia a scopo scientifico che conoscitivo, per rilevare asteroidi, comete e per studiare l’universo sotto molti e diversi punti di vista. Infatti i telescopi spaziali, benchè utilissimi, non bastano a soddisfare la richiesta di tutti i gruppi di ricerca e le università che basano il proprio lavoro e la propria sopravvivenza sullo studio del cielo con telescopi ed altri rilevatori a terra.

Anche se questi strumenti possono sembrare sorpassati rispetto ai telescopi spaziali, riescono ancora ad accumulare dati importantissimi sull’universo che ci circonda e sul suo funzionamento. Per fare un piccolo esempio, la splendida immagine della zona del buco nero supermassiccio sito al centro della galassia M87, realizzato completamente con strumenti a terra, che ci ha aiutato a capire in maniera più completa il funzionamento dei buchi neri.

Vale la pena perdere tutto questo per una connessione Internet migliore, o vale la pena tentare altre strade per raggiungere questo obiettivo?

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