«Lavoriamo insieme per creare un ‘brand’ che valorizzi il territorio»
Abbiamo incontrato Marina Mangone, giovane e caparbia imprenditrice che ha molte idee interessanti su come “far crescere” il turismo nell’Astigiano
Alcuni giorni fa, abbiamo pubblicato una “lettera aperta” a firma di Marina Mangone, giovane imprenditrice che, dopo aver vissuto importanti esperienze professionali nel torinese, ha deciso di fare ritorno alla sua terra d’origine per “scommettere” sul turismo, nonostante le molte difficoltà.
Il suo accorato “sfogo”, comunque caratterizzato da caparbia voglia di fare nonostante i numerosi ostacoli, è stato molto condiviso in Rete e ha aperto un interessante confronto, per cui abbiamo deciso di incontrarla per approfondire alcuni aspetti trattati nella lettera.
Partiamo dal chiederle che cosa l’ha spinta a scriverla?
Quando due anni fa ho iniziato quest’avventura, dopo aver maturato un po’ di esperienze in giro, mi sono scontrata con una realtà che non conoscevo, anche perché non avevo mai lavorato prima in strutture ricettive. Mi sentivo come — nonostante sia nata a Callianetto, che è una frazione di Castell’Alfero — venissi dalla luna. Mi ha colpito negativamente, in particolare, incontrare dei trentenni, quindi una generazione successiva quella mia, che hanno già maturato una visione del turismo come qualcosa che rappresenta un intralcio, esterno al vissuto delle persone.
La convinzione diffusa che ci si debba spostare altrove per far qualcosa, come se questa terra dovesse morire da un giorno all’altro. Così ho voluto esprimere il mio pensiero e ribadire l’importanza di lavorare in modo coeso per raggiungere risultati.
Rispetto a un paio d’anni fa, qualcuno di quei detrattori si è ravveduto?
No, anzi…
In compenso ottimi riscontri arrivano dall’estero
Si, ormai abbiamo toccato pressoché tutti i continenti. Partendo dal fatto che questo posto è stato pubblicizzato sul web da giugno 2014, abbiamo avuto ospiti da Africa, Canada, Australia, Russia. Non abbiamo ancora toccato l’Estremo Oriente, ma tutti gli altri continenti sì. Per cui, evidentemente, un interesse per questa terra c’è, almeno all’estero.
Parliamo un po’ di burocrazia?
E’ stato lo scoglio più grande e lo è ancora. Praticamente ogni giorno è necessario preparare una serie di carte per Atl, Asl, Questura… Ogni giorno si devono affrontare una serie di questioni burocratiche che quasi non lasciano spazio per il resto. Per non parlare del fatto che ogni singolo lavoro fatto qua dentro deve andare incontro all’approvazione del Comune, perché questa è una casa Comunale, il quale però deve richiedere il via libera alla alla Sovrintendenza, perché siamo in un edificio del 1700.
Di contro, fino a pochi anni fa, c’erano almeno agevolazioni per strutture ricettive, bandi con fondi europei… ora è tutto chiuso. Non c’è più assolutamente nulla.
Sono venute meno anche le agevolazioni per l’imprenditoria femminile?
Purtroppo sì. Ed erano di grande aiuto. Perché, mentre quelle per l’imprenditoria giovanile si fermavano a 25 anni, le agevolazioni per quella femminile non aveva particolari limiti d’età: era sufficiente che l’azienda fosse almeno al 51% femminile. Ora non c’è più nulla ma, soprattutto, mancano i fondi che arrivano dall’Europa per le strutture ricettive.
Nella lettera fa riferimento ad un’altra difficoltà, correlata all’esser donna…
E’ molto difficile venir presa sul serio. Nonostante io abbia quasi 40 anni, quindi non sia più giovanissima, mi rendo conto che per molte persone è inconcepibile che io sia la titolare di questo posto. Se c’è presente un mio collaboratore, che può essere il fisioterapista o il portiere notturno, i più danno per scontato che l’uomo sia necessariamente il titolare.
Per non parlare di quegli ospiti che, stando qui 3–4 giorni o una settimana e vedendo prevalentemente me, danno per scontato che sia la stagista “sfruttata” dal titolare. Mai a nessuno è venuto in mente che io sia molto presente perché titolare.
Tornando ad un più ampio discorso legato al turismo, l’inserimento nella lista dei Patrimoni dell’Umanità Unesco ha smosso qualcosa?
Praticamente zero. Faccio il il parallelismo con Alba e la zona di Langhe e Roero che, da almeno una decina d’anni, investono in immagine, web, pubblicità e sono coesi per la buona riuscita di questo ‘brand’ ormai consolidato e riconosciuto internazionalmente.
Un progetto simile nell’Astigiano non viene neanche pensato, nonostante anche questi territori facciano parte di quelli Patrimonio Unesco: ho l’impressione che la cosa sia scivolata via.
Ha pensato, magari con il supporto di altri imprenditori, a soluzioni alternative?
Mi sono giunte alcune richieste tramite FB: chi propone di aprire un blog, chi di incontrarci tra operatori… Ma io non ci credo molto. Nel senso che, senza l’appoggio delle Amministrazioni, è difficile far qualcosa di serio. Certo, sono nati dei portali la cui finalità è riunire tutte le strutture ricettive di una zona, ma sono sempre a pagamento. Prevedono un gettone di presenza annuale e secondo me è sbagliato, perché l’agenzia privata punta a lucrare su chi vuol accedere al portale più che a incrementare il turismo.
Un portale simile, se non regolato da amministratori o Provincia, rischia di diventare solo un contenitore a scopo di lucro, fine a se stesso e non funzionale per l’obiettivo finale.
Lei come ritiene sarebbe opportuno sviluppare un progetto simile?
A me piacerebbe che lo stesso discorso Langhe e Roero, o quanto è stato fatto a Torino a partire dal 2006 in là, venisse fatto dalla Provincia di Asti. Altrimenti si rischia di avere schegge impazzite che puntano solo a guadagnarci. Anche il blog non è una cattiva idea.
Da far vivere con un po’ di blogger del settore — magari un ristoratore e un amministratore comunale o provinciale — che facciano post rispondendo agli utenti. Mi è stato chiesto da altri imprenditori di trovarci per sviluppare qualcosa insieme, ci si può pensare. Magari facendo una conferenza stampa, mettendo insieme un po’ di assessori dei vari Comuni — partendo da quello di Asti che è il più grosso — e vedere cosa si può sviluppare.
Gabriele Massaro