Parte 1

Rossana de Michele
designyourlife stories
6 min readMay 25, 2015

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Le confessioni di una “giovane” startupper: L’algoritmo

Siamo cinque socie più Ciro. Sempre che Paolo recuperi l’uso dell’auto, per entrare in possesso del nostro algoritmo: Siamo una startup innovativa in Italia.

di Rossana De Michele

Siamo in 6, seduti su 3 sedie, con un tavolo e la rete disponibile. Uno di noi volendo può mettere la testa dentro un cubo arancio per fare le telefonate senza dar fastidio. I posti non sono fissi, dietro di noi un signore barbuto si agita parlando inglese con una cuffia da call center in testa, ci sono i gessetti per prendere appunti scarabocchiando sugli armadietti.

Ciro disegna e cancella per pudore, e per paura, che qualcuno rubi le nostre idee — che si palesano chiare e limpide a tratti. Abbiamo fatto la Value Proposition, speso un centinaio di euro conversando con il “numero verde” di Invitalia, compilato tutti i campi contando i caratteri compresi gli spazi. Fatto i conti.

“Al terzo anno saremo tutti milionari, forse anche prima se ci comprano l’algoritmo”.

I probabili finanziatori, quelli dell’equity, ci hanno preso a sberle senza pensarci su: Dobbiamo metterci nell’ordine d’idee di morire di fame, almeno un paio d’anni, per mostrare agli investitori che ci crediamo davvero, fino in fondo, che siamo motivati e disposti a tutto per fare startup!

Per cominciare ci portiamo la schiscetta da casa, a turno qualcuno sgarra e prende il Piatto Pronto al bar e si sente ricco. Poi compriamo le sigarette a rotazione e a rotazione ci offriamo il caffè e ci sentiamo ricchi.

“Avete visto Rai 3 ieri sera? Io mi sono addormentata a metà ma ho fatto in tempo a sentire che c’è un posto dove la scrivania te la danno gratis…” storia vecchia di un paio d’ore, già fatta la verifica, nessuna disponibilità di postazioni gratuite, al limite un bel posto per eventi non troppo caro. Fonti interne dicono che quelli che hanno in gestione il bar contano le carote quando vanno a fare la spesa. “Stiamo bene qui noi, è comodo da raggiungere, quando sarà pronto lo spazio outdoor non ci sembrerà di stare a Milano”. E guardando il deck TBC fuori dalle vetrate ci sentiamo ancora una volta ricchi.

Ogni giorno c’è una novità che ci fa sentire che siamo proprio nel posto in cui ci sono le cose che vorremmo, cose fondamentali come le lettere colorate con le lucine fuori dallo spazio conferenze, il tavolo trendy al bar, la poltrona-uovo nel salottino. I nostri ospiti restano colpiti dalla qualità del cibo, dalle sedute comode e dal fatto che ce ne andiamo avanti e indietro per questi spazi sentendoci a casa. Nessuno deve preoccuparsi di controllare se la carta igienica sta finendo, se in cucina la spazzatura straborda dai bidoni e c’è un indirizzo mail a cui scrivere se l’aria condizionata è troppo forte. Apro e chiudo il mio armadietto quando mi pare e piace, e se non sono sola sbircio cosa c’è nell’armadietto del vicino.

Quella tre posti sotto al mio compilava un foglio excel leggendo le etichette di alcuni articoli da supermercato, Olive Saclà, Curry in polvere Cannamella, altre spezie e scatolame vario. Un “Blog di Food” per studenti fuorisede?.

La Sharing economy è il futuro:
Il nostro futuro

“Ciao Andrea…No, la profilazione degli utenti non la facciamo noi…esatto, l’algoritmo. Sarebbe complicato…8.000 il quarto mese, ma alla fine del secondo anno dovremmo arrivare a quota 280.000 e non sarebbe comodo profilarli uno ad uno, ne converrai. Si, Paolo è il nostro uomo da oggi ma gli si è fermata la macchina e verrà in ufficio domani…Quindi è il nostro uomo da oggi ma lo sentiremo domani…Non fa una piega, siamo rassicurati e impressionati dall’efficienza tipica del Nordest che produce…” .

Questi sono “Gli Informatici”, così li chiama Ciro, che non si fida perchè nei loro uffici non ha trovato un server aperto in un angolo e i cavi sono tutti raccolti e ordinati mentre lui è abituato a grovigli inestricabili e tastiere da aggiustare sparse nel raggio di centinaia di metri come sulla A1 a luglio quando esplode il copertone di un tir pieno di pomodori tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello.

Veronica è definitivamente Bohemien, l’ho catalogata ieri e le ho mostrato le foto che ho archiviato nella sua cartella “Questa mi ispira un casino, non sapevo di essere “Boho””, ecco perchè mi incanto davanti alle vetrine di Luisa Beccaria”. Luisa Beccaria è una designer per milionari e non una vecchia benefattrice hippy, e i suoi abitucci hanno più zeri che centimetri di stoffa. “Mi piace un casino, appena cominciamo a guadagnare mi sposo in chiesa con indosso uno di questi”.

Il nostro algoritmo questo deve fare, stabilire se una persona è bohemien o preppy, se aspira ad essere wild oppure cerca una vita classica e borghese.

Noi ragioniamo per “mood” e esigiamo che l’algoritmo faccia altrettanto. Al momento pare non ci siano controindicazioni, ma da qui a una settimana questa notizia non sarà più così rassicurante e ci occorrerà che gli informatici producano dei documenti che abbiano una qualche validità scientifica.

Gli Imput e gli Output sono tutti ben definiti e i percorsi delineati, altrettanto le scelte possibili, manca solo la traduzione in computerese, l’unica parte per cui ci serve un aiuto effettivo, un traduttore che parli Java, perchè io alla mia età non me la sento di mettermi a imparare una nuova lingua. “Per settimana prossima ci serve il layout con gli spazi di Adv Nativa in evidenza, perfettamente integrati nel contesto”. Anche se ancora non c’è un contesto.

Fa niente, non c’è alternativa, non ci possiamo fermare, perchè noi facciamo startup e mentre stiamo qui a raccontarcela le nostre idee rischiano di invecchiare se non le trasformiamo istantaneamente in Digital Media Content, affinché qualcuno le condivida da qui a breve per farsi bello con i suoi followers.

Che il coworking ci salvi dai costi fissi e ci conceda di fare rete. Che l’algoritmo ci profili a dovere gli utenti e che la loro user experiencesia indimenticabile.

Che il Seo e il Sem ci proteggano dall’oblio e veglino sulla nostra reputation online. Che i competitor indiretti non facciano l’upgrade delle funzioni social e le imprese medio piccole non aprano tutte l’e-Commerce nelle prossime 12 ore.

Che l’equity possa abbattere il debito, gli ammortamenti ammortare e il “cash flow” rassicurare le “venture”. Noi saremo: Smart, flessibili, glocal, leggeri e al contempo solidi, autorevoli, affidabili e costanti.

Saremmo noi 5 socie più Ciro. Saremo anche noi, dal 27 maggio 2015, sempre che Paolo a Treviso recuperi l’uso dell’automobile, permettendoci di entrare in possesso dell’algoritmo: Una startup innovativa.

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