Dune (1965) di Frank Herbert | by Alessandro Pin | Destinazione Cosmo | Medium
Illustrazione di Marc Simonetti

Dune (1965) di Frank Herbert

La tragedia di Leto Atreides e l’ascesa del figlio Paul

Alessandro Pin
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18 min readAug 4, 2020

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Arrakis, centro nevralgico della galassia

Arrakis, conosciuto anche come Dune, è un brullo deserto senza fine che definisce il suo ostile ecosistema: una spirale di vita e morte. Dune offre una risorsa esclusiva, introvabile nella galassia e di fondamentale importanza per il sostentamento del genere umano: la Spezia, anche detta mélange, muove gli ingranaggi economici che compongono la grande macchina socio-politica dell’Impero; prodotta da giganteschi vermi delle sabbie, che solcano le infinite distese di Arrakis, la Spezia è raccolta da enormi macchine mietitrici per essere usata in svariati modi: principale moneta di scambio, è prerequisito per il viaggio interstellare, dona poteri di preveggenza, allunga la durata della vita e, come fosse una droga, dà assuefazione a chi la assume, colorando l’iride di un blu intenso. Chi controlla Arrakis, controlla l’universo.

L’architrave politica che sostiene l’universo di Dune trova fondamento su una sorta di “tecno-fobia” che ha influenzato l’evoluzione del genere umano, a seguito del Jihad Butleriano: l’antica rivolta che ha provocato la distruzione di ogni genere di macchina avente anche la minima capacità di “emulare” la mente umana. L’avversione per le macchine pensanti è il punto di partenza per la nascita di una nuova corrente di pensiero filosofico-religiosa, il cui principale testo è la Bibbia Cattolica Orangista, un compendio ortodosso delle arcaiche confessioni.

Nei millenni, la Casa Corrino ha riunito la maggior parte dei mondi abitati in un impero gestito dal Landsraad, un’assemblea di nobili rappresentanti i diversi casati, sotto il dominio dell’Imperatore Padishah che, grazie a un rigido sistema feudale, estende la sua influenza all’intera galassia; tuttavia, diverse corporazioni si contendono il predominio di Dune.

La Gilda Spaziale mette a disposizione le sue astronavi che, pilotate da navigatori prescienti, permettono di viaggiare tra i sistemi stellari. La Sorellanza del Bene Gesserit, una congregazione esoterica di “streghe”, addestrate nel controllo della mente e del corpo per mutare i veleni e renderli inefficaci, ha padronanza delle scienze oscure; le rappresentanti più potenti, dopo aver affrontato e superato l’Agonia della Spezia che consente loro di “accedere” allo spirito delle proprie antenate, sono chiamate Reverende Madri, tra cui si distinguono le Veridiche (come la vecchia Gaius Helen Mohiam, la Veridica dell’Imperatore), aventi la capacità di rilevare le menzogne. Da tempo immemore, il Bene Gesserit prepara in gran segreto un particolare terreno genetico, unendo le dinastie delle Grandi Case, per ottenere lo Kwisatz Haderach, l’eletto che può viaggiare con la mente attraverso lo spazio-tempo, in luoghi interdetti alle più capaci menti prescienti; il test che, se superato, desta l’attenzione del Bene Gesserit nei confronti di un possibile predestinato è definito “ordalia”, una dura prova psico-fisica a cui gli eletti sono sottoposti. La CHOAM (acronimo per Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles), invece, è la corporazione per lo sviluppo commerciale che pare non possedere una reale autonomia, poiché sotto il controllo dell’Imperatore, le Grandi Case e le altre organizzazioni, che la manovrano per i loro interessi.

Il gioco di potere tra le Grandi Case orbita attorno alla storia della famiglia Atreides, i cui soldati (fedeli e integri come il menestrello Gurney Halleck e il capo dell’esercito Duncan Idaho) sono guidati dal saggio Duca Leto, il Giusto; gli Atreides sono in aperto conflitto con la Grande Casa del Barone Vladimir Harkonnen, viscido despota dall’insaziabile sete di bramosia, che ordisce golpe militari (attraverso l’operato del bellicoso nipote Rabban e il na-Barone Feyd-Rautha) e subdoli omicidi a mezzo venefico, grazie alle abilità di sadici assassini al suo servizio (come Piter de Vries), chiamati mentat, la cui mente è capace di formulare ipotesi complesse e addestrata a equiparare in logica e capacità di elaborazione dati gli antichi calcolatori meccanici; uno dei mentat meglio addestrati è Thufir Hawat, fedelissimo consigliere degli Atreides.

Il giovane Paul Atreides, figlio del Duca Leto, formatosi nelle arti del combattimento fisico e mentale, si ritrova presto coinvolto nella lotta per il controllo planetario di Arrakis; accompagnato dalla madre Jessica, una Sorella del Bene Gesserit, Paul attraversa l’inospitale deserto che lo reclama a diventare un profeta: un messia tra gli autoctoni Fremen, tribù di guerrieri seminomadi del deserto, guidati dall’abile cacciatore Stilgar.

I Fremen, addestrati ad affrontare le inside del deserto, come le violente tempeste di sabbia e i micidiali vermi (che solo i più abili imparano a cavalcare con degli arpioni), indossano una speciale tuta distillante che recupera l’umidità del corpo. L’acqua, come riportato nella Bibbia Cattolica Orangista, è “l’inizio di ogni vita” ed elemento sacro ai Fremen: un popolo fortemente indipendente, di ispirazione religiosa, il cui onore trascende biechi inganni. Una primordiale forza della natura, guidata da una ineluttabile speranza verso il Lisan-al Gaib, la “Voce di un altro mondo”, che cambierà l’assetto socio-politico di Dune. Paul apprenderà, anche attraverso l’amore per la Fremen Chani, la responsabilità di essere la guida politica e spirituale di un intero popolo, con il compito di condurlo verso la libertà, a lungo attesa. Ma contro quali forze e organizzazioni deve confrontarsi/scontrarsi il giovane Paul Atreides?

LA SORELLANZA DEL BENE GESSERIT

Le donne dominano il mondo di DUNE, e nessuna più delle sorelle del Bene Gesserit: un potente ordine che cerca di controllare l’universo attraverso il suo intricato sistema di manipolazione genetica. Le Bene Gesserit sono abili in tutte le aree delle arti marziali, possono leggere la mente e usare il potere della Voce (che Denis Villeneuve rende tanto seducente quanto terrificante) per comandare agli altri di eseguire i loro ordini; controllano i lignaggi di ogni casata della galassia e sono le architette delle singole religioni su ogni pianeta, attraverso la Missionaria Protectiva, per preparare l’Imperium all’avvento del Kwisatz Haderach, ovvero “colui che può essere in molti posti contemporaneamente”: il risultato di generazioni di combinazioni genetiche tra i membri delle varie casate.

IL LANDSRAAD E LA GILDA SPAZIALE

La politica è un intricato e complesso gioco nell’universo di Dune. Il Landsraad è l’organo di governo che rappresenta tutte le grandi casate dell’Imperium tramite rappresentanti, proprietari terrieri e famiglie aristocratiche che governano i pianeti in tutto l’universo. Il consiglio del Landsraad si riunisce per discutere questioni di commercio intergalattico e siglare accordi formali di commercio o conflitto. Il sistema è stato istituito dalla famiglia regnante dei Corrino per tenere sotto controllo la corruzione, ma le vicende su Arrakis dimostrano come gli esseri umani trovino sempre un modo per sovvertire l’ordine loro imposto. Mentre il Landsraad controlla la terra, la Gilda Spaziale e i suoi Navigatori controllano lo spazio. Tutti gli scambi e i trasporti tra i pianeti sono gestiti dalla corporazione, rendendo la Gilda Spaziale potente quanto qualsiasi casata, ordine, il Landsraad o l’Imperatore stesso. Navigare nell’universo richiede una grande abilità che solo i Navigatori della gilda possiedono: un accesso esclusivo alla tecnologia del motore Holtzman che permette il viaggio a velocità luce. La loro influenza sul commercio, le banche e soprattutto i trasporti spaziali è una forza da non sottovalutare.

L’IMPERIUM

L’Imperium, la vasta rete di pianeti divisa in feudi rappresentati dal Landstraad che fa capo all’Imperatore, può essere considerato di tipo ottomano-latino; innanzitutto, perché il titolo imperiale è di Padishah — tipico dei sultani ottomani — e il nome è Shaddam, ma il cognome del casato è Corrino che parrebbe tipicamente latino in quanto sembri derivare, per consonanza, dal nome Corvino, tipico tanto di un casato ungherese, di probabile origine sabina, quanto di un casato di origine siciliana o pisana. Il riferimento a un’economia imperiale simile a quella dell’antica Costantinopoli — basata sull’oro e sulla sua accurata estrazione, monetazione e distribuzione, nonché sui dettagliati accordi coi vari casati nobiliari e le gilde commerciali — , poi adottata, in versione modernizzata, dall’attuale sistema capitalista occidentale, è incredibilmente vivido. C’è anche da considerare la vicenda messianica, in puro stile arabo-israeliano: un Messia-guerriero, buono, giusto e spietato — non cristiano e vincente non soltanto dal punto di vista spirituale — , dalla parte degli oppressi da lui guidati verso una guerra santa — senza mezzi termini, Frank Herbert utilizza il termine jihad — che non culmina in una vera e propria riforma del sistema; bensì, nella conquista del trono imperiale e la trasformazione dell’Imperium da un sistema preminentemente scientifico-mercantile a mistico-teocratico. Ciò che differenzia Dune dalle altre space opere è proprio l’influenza del misticismo: un ascetismo di tipo dune-centrico. Niente culture aliene, ma “soltanto” esseri umani dal prometeico ascendente sulle varie popolazioni, organizzazioni e fazioni che sottostanno all’Imperium e che, segretamente, manipolano le casate a cui sono (in)fedeli. Ma qual è lo scopo delle intricate, ingannevoli congiure di palazzo? L’avvento di Paul Atreides, considerato un messia, altro non è che un piano delle Bene Gesserit; totalmente sfuggito, però, al controllo delle stesse. Il MacGuffin della storia di Dune, dai delicati equilibri politici, è la spietata concorrenza per la conquista del potere assoluto, attraverso il controllo della Spezia, mediante la creazione di un eletto, malleabile e posto a capo di una casata che possa appropriarsi del trono imperiale. Una sovranità unipersonale del tutto apparente, poiché il vero potere, in realtà, risiede dietro le quinte; tuttavia, Paul Atreides non risponde al “gioco del trono”, ma a una chiamata più alta che attraverserà secoli, millenni di storia.

MENTAT E DOTTORI SUK

Descritti come computer umani, i mentat hanno la capacità di valutare le informazioni a una velocità sovrumana e calcolare il risultato più vantaggioso. Ad esempio, il barone Harkonnen sfrutta le abilità del suo mentat Piter de Vries; mentre, Thufir Hawat è il mentat della famiglia Atreides che impiega anche un Dottore Suk tra i suoi ranghi: il Dottor Yueh. I Dottori Suk sono medici altamente specializzati con un condizionamento unico che impedisce loro di prendere la vita umana o tradire coloro che servono.

INFINE, I FREMEN: IL POPOLO DEL DESERTO

Ed ecco giunti al popolo cardine nell’universo di Dune. I Fremen si presentano come indigeni, nomadi, autonomi e liberi, riconoscibili dalla colorazione blu intenso dell’iride (connotazione assunta per il loro assiduo consumo del mélange). Ciò che è necessario alla prosperità delle popolazioni non ha necessariamente lo stesso peso, o significato, per altre; per i Fremen, è il caso dell’acqua: aspetto evidenziato da uno specifico capo di abbigliamento che li contraddistingue, ovvero le tute distillanti che “raccolgono” le acque reflue del corpo e le riciclano. I Fremen sono disprezzati e considerati incivili dalla società da cui proviene Paul; ciò nonostante, sono un popolo nobile e onorevole e i cui cacciatori sono tra i più abili combattenti dell’universo. Come se ciò non bastasse, i Fremen hanno imparato a cavalcare, tramite l’uso di particolari uncini, i giganteschi vermi delle sabbie che solcano le vaste distese desertiche. I pachidermici Creatori, detti Shai-hulud, sono l’essenza del pianeta Dune, poiché fondamentali nel ciclo di produzione della Spezia, oltre a essere la prima e fondamentale componente simbiotica con Arrakis che ha influenzato pesantemente lo sviluppo del popolo dei Fremen. Il genio di Frank Herbert è stato rappresentare i Fremen secondo un’analogia sincretica, facendo appello a un vasto insieme di riferimenti. Innanzitutto, l’associazione del colore blu con un popolo che vive alle soglie del deserto non può che far pensare agli “uomini blu” — la macchiatura della pelle è causata della tintura indaco utilizzata per gli abiti — , espressione che identificava i Marocchini del Sud, i Mori e soprattutto i Tuareg che si definivano “Imazighen” — “uomini liberi” — , secondo la tradizione berbera; inoltre, molte delle parole usate dai Fremen trovano radice nella lingua araba. Infine, il personaggio di Liet-Kynes e di Paul Atreides sembrano ispirati a Thomas Edward Lawrence, l’ufficiale di collegamento britannico, testimone della grande rivolta araba dal 1916 al 1918, il che offre un’altra chiave di lettura. Lawrence fu, infatti, il modello dell’esploratore che si fece carico della causa del popolo che doveva “addomesticare”; in questo, la sua storia risuona con quella di tutti i personaggi americani di origine europea che si sono uniti ai ranghi delle popolazioni amerinde. I Fremen sono un popolo primario che si ribella al giogo dell’invasore straniero. Per gli americani, l’insurrezione di un popolo contro un oppressore venuto da un altro mondo riporta alla mente i minutemen: termine coniato a metà del Settecento per designare quegli abitanti che, in pochi minuti, si mobilitavano per difendere la propria città dall’Impero britannico durante la Rivoluzione americana. I Fremen si possono assimilare, dunque, ai primi americani — “primi cittadini degli Stati Uniti” — che rifiutarono la Corona. Ma quest’ultima analogia può essere capovolta. Gli Stati Uniti, al tempo in cui Frank Herbert scriveva Dune, erano impegnati in diverse campagne militari, come Cuba (1959–1961) e Vietnam (1964); i Fremen, in questo caso, rappresentano gli alfieri di qualsiasi movimento di liberazione nazionale, compresi i movimenti di ispirazione comunista, poiché caratterizzati da un’economia in cui la costruzione della comunità sembra più importante della difesa della proprietà privata e del possesso di beni. Tuttavia, i Fremen non rappresentano né i Tuareg, né gli Arabi, né un popolo primario, né i Padri Fondatori, né i movimenti di liberazione nazionale di ispirazione comunista; sono tutti questi popoli e correnti di pensiero al tempo stesso. Ma dove il sincretismo di Frank Herbert assume il suo pieno significato è nella sfera religiosa, perché i Fremen sono un miscuglio di seguaci appartenenti a tre differenti religioni: rappresentano gli eserciti dell’Islam del VII Secolo — come suggeriscono gli eventi nell’universo di Dune che hanno portato al Jihad Butleriano, ovvero la distruzione di tutte le macchine, e la riverenza del popolo nei confronti di un profeta che è un capo sia spirituale, sia militare — , gli ebrei guidati da Mosè attraverso il deserto per liberarli dalla schiavitù, e i Cristiani che riveriscono un uomo che è un messia. Questa multipla analogia religiosa si articola con le similarità politiche di cui sopra, in particolare intorno all’idea (importante per Frank Herbert), che ogni popolo tenda a cedere il “proprio” libero arbitrio al primo leader capace di sintetizzare i miti che lo strutturano. In questa prospettiva, Paul diventa un Fremen, e i Fremen gli autori della storia umana perché, molto semplicemente, le altre fazioni non hanno, a capo, un messia. Questa trionfale definizione dei Fremen suggerisce come dovrebbe essere l’umanità: una società egualitaria, guidata da un interesse collettivo, rispettosa dell’ambiente; una società mobilitata, tesa verso un obiettivo comune, dove uomini, donne e bambini hanno partecipazione paritaria. Una lucente vittoria sociale che, ciò nonostante, potrebbe essere oscurata dalla giustificazione del fine attraverso un discutibile mezzo, ovvero l’estrema centralizzazione del potere. Questo è, senza dubbio, uno dei motivi per cui il popolo dei Fremen trasmette e comunica così tanto da poter essere considerato una complessa metafora dell’umanità.

I personaggi al servizio di un’intrigante narrazione

Frank Herbert pone il focus sulla resilienza e rudezza dei personaggi, il loro particolare senso di fede e giustizia, la perfidia e le machiavelliche intenzioni, assimilando i loro tratti somatici e comportamentali agli animali che simboleggiano il casato di appartenenza. Il falco per i lungimiranti Atreides che, provenienti del pianeta oceanico Caladan, si devono adattare alle diverse e difficili condizioni di Arrakis; il grifone per i feroci Harkonnen che, originari del devastato pianeta Giedi Primo, sfruttano le risorse mentali dei sottoposti; e il leone per i regali Corrino, la cui forza prevaricante è data da un corpo di terrificanti truppe scelte, chiamate Sardaukar, addestrate sull’inospitale pianeta Salusa Secundus, prima capitale dell’Impero, un tempo accogliente.

Frank Herbert fa progredire la storia attraverso le scelte compiute dai personaggi, che godono di una articolata caratterizzazione, mossi da un moralità che li cangia in infinite sfumature; le intricate trame vanno a comporre un’affascinante e sanguinaria space opera, ove non sono gli eventi a “condurre” la narrazione, ma lo spirito dei personaggi; tuttavia, ciò che rende Dune un dramma di portata epica è il ciclo dell’eroe, il protagonista Paul, la cui nascita è avvolta nel mistero, la sua crescita gli conferisce doni speciali, e le sue gesta conquistano l’ardore delle masse, attraverso il fanatismo religioso, tra cui l’esilio nel deserto, la conquista di bestie mostruose, l’esperienza di pre-morte a seguito dell’assunzione della Spezia e, infine, la trionfante vittoria sui vecchi nemici della sua famiglia.

La narrazione al servizio di un contesto deterministico

Frank Herbert arricchisce il suo romanzo con dettagli sull’ecosistema di Arrakis, attraverso la tecnologia “simbiotica” al pianeta che ne influenza l’evoluzione; l’autore dimostra di possedere un forte spirito ambientalista e una vasta conoscenza delle dinamiche biologiche del sistema planetario di Dune, oltre a una fervida immaginazione e grande passione attraverso cui descrive un universo sfaccettato e ricco di elementi in mutua sinergia.

Liet-Kynes (chiaro rimando a John Maynard Keynes, influente economista britannico), il planetologo al servizio dell’Imperatore, è una figura chiave per la crescita del popolo dei Fremen e di Paul Atreides, verso cui nutre profonda ammirazione; Frank Herbert trasmette, con particolare preoccupazione verso la preservazione dell’ambiente, il desiderio dell’ecologo di “terraformare” Dune in un paradiso terrestre, atto a favorire segretamente lo sviluppo del popolo dei Fremen.

Il tema dell’ambientalismo trova una posizione di rilievo nel romanzo. I Fremen che abitano il deserto vivono al ritmo della natura rispetto a coloro che vivono nella città tecnologicamente più avanzate di Arrakeen, la capitale di Arrakis. L’enfasi posta da Frank Herbert sui sacrifici che i Fremen sono costretti a compiere per sopravvivere trova un significato reale nella società contemporanea, suscitando un senso di profonda ammirazione verso la moderazione e la saggezza che esibiscono di fronte alle precarie circostanze ambientali.

Frank Herbert fa leva anche sul cambiamento innato e determinante di ogni sistema ecologico, ovvero l’evoluzione. Paul è il predestinato, ovvero colui che, oltre a guidare il popolo dei Fremen verso la libertà e il cambiamento, ha il dono della prescienza: la capacità che gli permette di “cavalcare” l’onda del tempo, tra stati emotivi contrastanti, mentre le circostanze che lo guidano mutano continuamente. Paul è il risultato di un programma di selezione genetica, un processo deterministico portato a livelli di eccellenza, ma sfuggito al controllo del Bene Gesserit; la debolezza della Sorellanza è l’incapacità di prevedere il prossimo stadio evolutivo, poiché ancorata a concetti deterministici come, ad esempio, il principio tecno-religioso della Missionaria Protectiva, atto a “contagiare” i mondi primitivi per corromperli e soggiogarli, o il potere della Voce, ossia indurre risposte che costringano le vittime a compiere determinate azioni. Paul è il frutto di questa linea evolutiva, addestrato a dominare ogni impulso e contrastare ogni reazione; tuttavia, il Muad’Dib dei Fremen è anch’egli succube, costretto da questo processo biologico, poiché le sue capacità sono ridotte da limiti umani: un fattore cieco e inconscio nel grande disegno che porterà alla jihad universale in suo nome, che Paul, nonostante sia riluttante a scatenare, sarà obbligato ad assecondarne la necessità per la prosperità di Dune.

La preveggenza in dono a Paul non sempre è conclusiva; non perché la realtà non funzioni in modo deterministico, ma a causa dell’elevato numero di variabili. La prescienza si assume, dunque, come un’illuminazione che incorpora i limiti di ciò che rivela: una fonte di accuratezza e significativo errore al tempo stesso. Per capire ciò, Frank Herbert suggerisce che la chiave di lettura per comprendere il protagonista e le sue azioni è il principio di indeterminazione di Heisenberg: il dispendio di energia che rivela a Paul ciò che vede, cambia inevitabilmente ciò che sarà. Paul percepisce il tempo come una visione composta da un’infinita rete di possibilità, ramificate a tal punto da rendere il fattore quantistico parte della struttura stessa del romanzo; il punto critico è insito in come Paul cerchi costantemente di rompere la sua profetica visione e, alla fine, altro non possa fare che arrendersi alla sua predestinazione.

Quantificare la probabilità porta a inevitabili errori, a causa della complessa realtà di Arrakis; meglio parlare, dunque, di possibilità, ovvero la scelta che ha Paul di diventare ciò che il deserto gli impone di essere. Da ciò, il paradosso del determinismo, dovuto all’incertezza, che rende la narrazione oltre modo intrigante. Dune trasmette una seria morale sulle conseguenze previste e impreviste a seguito delle scelte compiute dai personaggi.

Il contesto al servizio di una trascendente immaginazione

Frank Herbert sfrutta le facoltà dei suoi personaggi, come i poteri mentali e la prescienza, per trasmettere le loro sensazioni attraverso ciò che pensano e provano (una forma di comunicazione sovente preferita al dialogo diretto); ciò consente di infittire le interazioni con sotterfugi e non detti che portano ad altri scopi, oltre a quelli dichiarati verbalmente. La dimensione del pensiero è chiaramente il mezzo più efficace che l’autore utilizza per sbrogliare gli intrecci e disvelare i piani di ogni personaggio. Uno stile aspro che pone l’accento su correnti filosofiche digressive che rendono le numerose sfumature caratteriali, dovute al complesso contesto socio-politico e religioso, di difficile decifrazione (almeno inizialmente), ma che regala un senso finale di grande soddisfazione. Frank Herbert sfrutta il tipico schema junghiano al servizio di un dramma messianico ammantato in un’atmosfera spaziale dove l’immaginazione, come costruzione del mondo che tende al genere fantasy, colora la struttura in modo tale da trascendere se stessa.

L’immaginazione al servizio dell’esperienza di lettura

È proprio da come è edificata la struttura del romanzo, in modo graduale, pagina dopo pagina, che si evince la grandezza dell’autore. Dove un altro scrittore, con meno esperienza, avrebbe mostrato la sua grandezza fin dall’inizio, Frank Herbert dimostra moderazione, mettendo l’immaginazione al servizio dell’esperienza di lettura. Un esempio lampante è lo scontro all’arma bianca tra Paul e il Fremen Jamis che risulta inaspettato, mutevole, affondo dopo affondo, schivata dopo schivata, nonostante l’esito sia prevedibile. Un altro esempio è l’introduzione e utilizzo dell’elemento cardine su cui ruota la storia di ogni personaggio e fazione del romanzo: la Spezia, che funge anche da innesco allo sviluppo esponenziale della trama.
Il melange controlla, per motivi differenti, tutte le organizzazioni che orbitano attorno al centro politico dell’universo: i Fremen ne hanno bisogno per aumentare la vitalità e come ingrediente di partenza per produrre beni di consumo e sopravvivenza; il Bene Gesserit per sbloccare la memoria genetica; il Barone Harkonnen per soldi e potere; la Gilda Spaziale per i viaggi interstellari; e Paul Muad’Dib per vedere il futuro. In un certo senso, è più potente dell’Unico Anello de Il signore degli anelli, forgiato da Sauron al fine di governarli tutti. Fondamentale, di fatto, è l’origine della Spezia, ovvero dai vermi delle sabbie che creano un ciclo simbiotico coi Fremen e la società di Arrakis: una “funzione” ecologica davvero affascinante.

Ciò che unisce l’ecologia ai Fremen è il loro senso etico. I Fremen non posseggono il concetto di colpa; in generale, la morale deriva dall’idea che si potrebbe scegliere di agire in modo diverso: è per questo che il determinismo è disconosciuto nel sietch dei Fremen. È bene notare, pertanto, che il rituale dei Fremen offre una libertà quasi esente dai sensi di colpa; condizione non auspicabile, necessariamente, alla loro legge e religione, ma a un innato istinto di sopravvivenza generato dal brutale contesto che li circonda. La lezione dei Fremen non vale solo per il pianeta Dune: tutta la vita agisce sempre attraverso scelte vincolate dal contesto.

L’esperienza di lettura riconduce, dunque, al contesto che offre Arrakis e le leggi che lo governano e vanno a comporre la sua ecologia, definita dal saggio Liet-Kynes come la scienza della comprensione delle conseguenze. Dal romanzo si evince come tutto riporti alla creazione di un sistema ecologico, attraverso le sue peculiari caratteristiche, per esaltare l’esperienza di immersione nell’immaginifico universo di Dune.

Non tutta la sabbia appartiene al deserto di Dune

La fonte di ispirazione fondamentale per Frank Herbert è The Sabres of Paradise, edito nel 1960: un’opera quasi dimenticata che narra di una jihad islamica contro l’imperialismo russo nel Caucaso, a metà del XIX Secolo; numerosi sono anche i parallelismi tra l’universo di Dune e la situazione petrolifera in Medio Oriente, la teologia islamica, il misticismo, la storia del mondo arabo, il movimento ambientalista negli Stati Uniti, il feudalesimo europeo e il buddhismo zen; tuttavia, parte della grandezza di Frank Herbert risiede nella sua capacità di aver raggiunto forme più idiosincratiche, creando un universo esotico e, al tempo stesso, familiare.

Anche nel linguaggio, Frank Herbert si ispira al lavoro dell’autrice Lesley Blanch. Chakobsa, un linguaggio usato dai cacciatori caucasici, è adattato a idioma di diaspore galattiche nell’universo di Dune. Kanly, da una parola per le faide tra le tribù islamiche del Caucaso, significa “vendetta” tra le grandi dinastie spaziali. Kindjal, l’arma personale dei guerrieri islamici, diventa il coltello preferito dai tecno-aristocratici ideati da Frank Herbert. Quando Paul Atreides è adottato dalla tribù dei Fremen, i cui rituali hanno una marcata somiglianza con la cultura guerriera del Caucaso islamico, vive in un Sietch Tabr: due parole indicanti un accampamento, prese in prestito dalla lingua parlata dai cosacchi, ovvero la casta guerriera zarista e grande antagonista cristiana dei santi guerrieri islamici dell’Imam Shamyl; il politico e guida della resistenza anti-russa nel Caucaso descrive lo Zar russo come Padishah, e il suo governatore provinciale come Siridar, titoli che Frank Herbert utilizza per l’Imperatore galattico e i suoi sottoposti militari. Il termine Al-Ghaib, che significa “nascosto”, è usato invece per definire il misterioso ruolo di Paul Atreides, ribattezzato Usul Muad’Dib dai Fremen. Il nome del principale antagonista, Vladimir Harkonnen, invece, è un palese richiamo all’imperialismo russo. Questi sono solo alcuni esempi di terminologia predisposta al contesto dell’universo di Dune.

Anche alcuni proverbi caucasici sono adattati da Frank Herbert per essere aforismi del deserto. L’ammirazione dell’autore per il lavoro della scrittrice Lesley Blanch, e la storia di guerre tra popoli e dinastie, è evidente, così come lo studio approfondito del sistema ecologico che regola i numerosi elementi vitali di Arrakis.

Commento finale

Dune è il romanzo che meglio rappresenta la fantascienza soft. Frank Herbert progetta un mondo che attinge a un contesto storico ben preciso di cui traspone gli elementi fondanti in un lontanissimo futuro, modellandoli su una società medioevale; un mondo completamente realizzato che affascina per le creature e le civiltà immaginarie che lo popolano. La chiave di lettura del romanzo è insita nelle circostanze socio-filosofiche e religiose che motivano la ricerca dei personaggi, attraverso lo sviluppo della trama, per ottenere potere politico. La fantascienza e il fantastico sono, da sempre, generi sincretici; dopotutto, la costruzione di mondi stravaganti che alimentano l’immaginazione di così tanti lettori sarebbe quasi impossibile se gli autori si rifiutassero di cercare ispirazione nella storia, le tradizioni e i miti dell’umanità. La Fondazione di Isaac Asimov è notoriamente ispirata al declino dell’Impero romano; gli studi filologici di J.R.R. Tolkien nelle lingue medioevali ha contribuito a plasmare la mitologia della Terra di Mezzo; così, come Dune di Frank Herbert non è differente nel riscoprire le influenze del Medio Oriente e i paesi dell’Est e i suoi costumi che, attraverso il romanticismo, affacciano sul conflitto ancora in corso tra le tensioni religiose e le politiche del Caucaso. Dune è un monito contro l’errore dell’essere umano occidentale nel sottovalutare il modo in cui è parte del tessuto universale che lega ogni essere vivente. Una pietra miliare di genere. Un’opera senza tempo.

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Alessandro Pin
Destinazione Cosmo

Sono un appassionato di fantascienza. Mi piace scrivere e condividere la mia passione, tra incredibili viaggi e immaginifici universi.