Hyperion (1989) di Dan Simmons | by Alessandro Pin | Destinazione Cosmo | Medium | Edouard Noisette
Illustrazione di Edouard Noisette

Hyperion (1989) di Dan Simmons

UNO SPAZIALE PELLEGRINAGGIO TRA I MONDI PER LA SALVEZZA DELL’UMANITÀ

Alessandro Pin
Destinazione Cosmo
Published in
5 min readJun 16, 2020

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XXVIII Secolo. L’arroganza dell’essere umano ha causato la distruzione della Vecchia Terra, costringendo l’umanità a espandersi e colonizzare la galassia. I mondi sono unificati sotto la decadente, multiculturale e multireligiosa Egemonia dell’Uomo, la cui tecnologia è sotto il controllo del TecnoNucleo — agglomerato di I.A. in passato dichiaratosi indipendente dall’umanità —; tuttavia, l’invasione degli Ouster — tecnologici transumanisti che vagano oltre i confini della Rete dei Mondi — minaccia l’integrità stessa dell’Egemonia, il cui destino è in mano a pochi eletti.

La Rete è alla base del sistema socio-politico dell’Egemonia, i cui mondi fondamentali comunicano a mezzo Astrotel e sono collegati tramite una rete di Teleporter — portali che generano fratture artificiali nello spazio-tempo per consentire uno spostamento istantaneo da un pianeta all’altro —; mentre, i pianeti periferici, di scarso interesse economico, possono essere raggiunti solo con viaggi spaziali che, a seconda dell’astronave utilizzata, possono richiedere mesi, o addirittura anni. Il motore Hawking, unico traguardo tecnologico raggiunto dall’umanità prima dell’avvento del TecnoNucleo, permette alle astronavi di “saltare” verso altri sistemi planetari; tuttavia, a causa delle diverse forze gravitazionali, gli spaziali contraggono un debito temporale insanabile nei confronti degli abitanti planetari.

Il pianeta Hyperion, fulcro dell’epopea, è oggetto di particolare interesse del TecnoNucleo e degli Ouster; incredibilmente arretrato, Hyperion è situato alla periferia dello spazio colonizzato e la sua sinistra fama è dovuta alla presenza di antiche rovine note come Tombe del Tempo, costruite in un lontano futuro per qualche misterioso scopo, la cui particolarità è essere influenzate da un campo anti-entropico che le fa procedere a ritroso nel tempo. La leggenda vuole che lo Shrike, una creatura omicida vagamente umanoide, ricoperta di irti aculei di metallo e soggetta a leggi fisiche sconosciute, sorvegli le Tombe del Tempo a protezione dei malcapitati che hanno la sfortuna di incrociare il suo cammino ed essere impalati su di un albero di spine, situato vicino alle Tombe. L’umanità ha creato un culto attorno alla figura dello Shrike. La Chiesa della Redenzione Finale, di quando in quando, organizza dei pellegrinaggi alle Tombe per incontrare il Signore della Sofferenza. L’Egemonia, impreparata a lasciare Hyperion alla mercé degli Ouster, decide di inviare una forza di difesa al remoto pianeta; mentre, il TecnoNucleo seleziona un manipolo di persone, con il benestare delle istituzioni politiche e religiose, per compiere un ultimo pellegrinaggio alle Tombe del Tempo: i sette pellegrini devono presentarsi al cospetto dello Shrike e, secondo il mito, supplicarlo a esaudire un desiderio che solo uno di loro potrà vedere realizzato; per gli altri, sarà la morte.

L’eterogeneo gruppo è composto da eccentriche personalità. Padre Lenar Hoyt, un prete cattolico con due croci da portare; Fedmahn Kassad, un ex soldato palestinese di alto rango, reduce di mille battaglie, che “vive” sogni erotici; Martin Sileno, un poeta di Vecchia Terra caduto in disgrazia, che crede lo Shrike essere la sua musa; Sol Weintraub, un filosofo la cui figlia Rachel, archeologa presso le Tombe del Tempo, ha contratto una morbo unico nel suo genere; Brawne Lamia, un’investigatrice privata che si innamora del suo cliente, ovvero un cìbrido — organismo in parte umano e in parte macchina — la cui programmazione replica la personalità del poeta John Keats (che ha composto la poesia Hyperion); il Console, esperto diplomatico che ha prestato servizio su Hyperion; e, infine, Het Masteen, un templare di Bosco Divino e capitano della Yggdrasill, la nave-albero che conduce i pellegrini su Hyperion. I sette, di comune accordo, decidono di condividere la loro personale storia durante il lungo viaggio verso le Tombe del Tempo, dimostrando di essere guidati da una diversa motivazione; l’unico elemento che li accomuna è una profonda connessione col pianeta Hyperion.

Dan Simmons, scrittore folle e visionario, capace di una prosa fluente ed elegante come poche, ha costruito un mondo, arricchito di dettagli, così immenso e diversificato da risultare meravigliosamente articolato da descrivere; tuttavia, nonostante i concetti relativamente complessi, non si ha difficoltà a capirne i meccanismi, poiché l’autore sfrutta il particolare punto di vista e la diversa percezione di ogni pellegrino che, attraverso la sua storia, trasmette l’anima del suo mondo di origine. Difficile non innamorarsi di ogni personaggio; poiché, nonostante le disavventure e le discutibili gesta commesse, essi raccontano col cuore, quasi fosse una confessione, la loro personale esperienza di vita ai compagni d’avventura.

Il romanzo diventa dunque una raccolta di sei racconti, apparentemente slegati fra loro, la cui cornice narrativa acquisisce spessore e importanza con l’avvicinarsi dei pellegrini alla loro mèta, con anche un pizzico di mistero; poiché, fin da subito, è rivelato che uno di loro potrebbe essere una spia al servizio degli Ouster. Dan Simmons rende ciascuna novella, dal sapore epico via via crescente, una straordinaria parabola di vita, attraverso uno stile narrativo, un registro linguistico e un tono differenti. La scrittura di Dan Simmons è, in parte, ciò che distingue Hyperion da molte altre opere di genere: uno stile che attinge a un repertorio classico, ispirato da I racconti di Canterbury, caratterizzato da frequenti allusioni letterarie e una trascendenza poetica a dir poco visionaria.

Il racconto del prete è quasi un horror lovecraftiano; quello del soldato è un bagno di sangue in puro stile sci-fi, violento e militare. Il racconto del poeta alterna momenti di drammaticità a satirica comicità; quello dello studioso è straziante e commovente, narrato con uno stile quasi autorevole. Il racconto dell’investigatrice è una detective story con tanto di inseguimenti e disvela l’anima cyberpunk del romanzo (con diversi omaggi a William Gibson); mentre, quello finale del Console è sentimentale e rivelatore, una chiosa perfetta. Il romanzo si conclude con l’arrivo dei pellegrini alle Tombe del Tempo, dopo aver condiviso gioie e dolori: un cliffhanger da mozzare il fiato che invoglia la lettura de La caduta di Hyperion, la seconda parte della tetralogia I canti di Hyperion.

Hyperion ha in sé tutto ciò che ci si aspetta da un’epica space opera: una federazione di pianeti, invasioni di orde barbariche che ne minacciano la sopravvivenza, combattimenti e inseguimenti attraverso innumerevoli mondi, guerre cibernetiche controllate da I.A. ostili, storie d’amore impossibili e paradossi temporali. Tutto ruota attorno a sette viaggiatori che potrebbero causare o debellare l’armageddon. Una colossale sfida verso le prestigiose opere del calibro de la Fondazione di Isaac Asimov e Dune di Frank Herbert, in cui Hyperion rappresenta la quintessenza della narrativa di genere.

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Alessandro Pin
Destinazione Cosmo

Sono un appassionato di fantascienza. Mi piace scrivere e condividere la mia passione, tra incredibili viaggi e immaginifici universi.