La quinta stagione (2015) di N.K. Jemisin | by Alessandro Pin | Destinazione Cosmo | Medium
Illustrazione di Caitlin B. Alexander

La quinta stagione (2015) di N.K. Jemisin

LA CRONACA DI TRE DONNE TANTO DIFFERENTI, QUANTO UGUALI, IN UNA TERRA SPEZZATA DALL’INTOLLERANZA E L’ESCLUSIONE DEL DIVERSO

Alessandro Pin
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5 min readNov 3, 2021

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La sconvolgente storia dello strepitoso romanzo di N.K. Jemisin si svolge in una terra chiamata Immoto — nome tragicamente ironico, data la costante e violenta variabilità geografica del territorio —; un mondo periodicamente afflitto da devastanti cataclismi. Nel paesaggio fratturato, la millenaria instabilità geoclimatica ha contribuito allo sviluppo di una società sfregiata da un sistema di caste dispotico e immorale, dove le differenze sociali sono talmente strutturate da annientare l’empatia tra le persone in simbiosi con la terra che popolano e in procinto di spezzarsi ancora e ancora; dove il genere umano, costantemente in pericolo a causa delle frequenti e durature apocalissi, ha sviluppato una resilienza dura come le rocciose fondamenta dello stesso Immoto che resiste, disastro dopo disastro, attraverso i secoli. Fino a quando, non si abbatterà sul mondo l’ultima Quinta stagione, ovvero un’era di oscurità e distruzione. Uno sconvolgimento ciclicamente definitivo e, forse, rinnovatore.

La vicenda si dipana su tre binari narrativi differenti, che vede tre donne, apparentemente differenti, vagare in un mondo in perenne cambiamento; così, come sono le mutevoli persone che lo abitano, il cui nome assegnato loro specifica la casta di appartenenza. Fra i molti ordini sociali vi sono i Resistenti, impiegati nei lavori più pericolosi, poiché refrattari alle malattie; i Ferrigni, addetti alla protezione delle mura in caso dell’avvento di una Quinta stagione; i Mestri, saggi specialisti, conoscitori delle arti; i Dottrinologi, ovvero gli storici dell’Immoto, detentori del sapere, che tramandano la testimonianza ai posteri; gli Élite, a cui appartengono le famiglie al comando delle comunità, dette Com, strutturate sulla litodottrina, la serie di usi e comportamenti da attuare per affrontare le Quinte stagioni; mentre, al vertice della gerarchia sociale vi è l’Imperatore, discendente dell’antica famiglia dei Sanzi, popolazione che sfruttò la debolezza del regno per salire al potere; e per ultimi, ma di fondamentale rilevanza, i Custodi: una casta di protettori dell’Immoto con il compito di trovare, identificare e controllare gli Orogeni — personaggi cardine del romanzo —, ovvero esseri umani in grado di padroneggiare la materia e le energie termodinamiche degli elementi naturali: la casta più oppressa e, al tempo stesso, la più temuta. Definiti volgarmente e spregiativamente “rogga”, i pochi Orogeni che sopravvivono agli abitanti dell’Immoto, dopo aver rivelato la loro particolare condizione, sono condotti al Fulcro, la sede centrale dell’Orogenia, dove sono addestrati — non senza privazioni e soprusi — a controllare il loro devastante potere. Una profonda discriminazione, radicata nelle viscere dell’Immoto, specchio della società in cui viviamo, su cui l’autrice si sofferma soventemente e su cui pone particolare enfasi, lasciandoci diverse riflessioni da affrontare.

Le protagoniste del romanzo sono, per l’appunto, Orogene. Essun, una donna dallo spaventoso potenziale, riesce a deflettere un cataclisma che, se non fosse stato per lei, avrebbe fratturato l’Immoto in modo irreparabile; per questo, è costretta a una disperata fuga per aver rivelato la sua natura agli abitanti della sua Com. Essun si scopre essere una donna caduta in disgrazia, tanto misera, quanto terribilmente pericolosa, proprio a causa della sua ferale capacità; una maledizione — difficilmente vista come un dono — di cui Essun è vittima e per la quale soffre profondamente, al di là della sua tragica perdita personale da cui ha origine la sua ricerca.

N.K. Jemisin riesce a trasmettere il dolore e le tante emozioni che pervadono la protagonista, permettendoci di identificarci in essa: dall’essere moglie, madre e insegnante, Essun diventa una fuggitiva errante che, da un giorno all’altro, perde tutto ciò che ama. La sua storia — narrata in seconda persona — mostra il lungo viaggio su un impervio sentiero che la separa dal compiere la sua vendetta; lungo la strada, però, incontra strani compagni di viaggio, tra cui Tonkee, una Geomestra, ovvero una scienziata che studia la terra, la chimica e la fisica degli elementi, ed Hoa, un Mangiapietra, appartenente a un popolo di esseri intelligenti di antichissima origine, che ben poco hanno di umano, connessi in qualche modo agli oscuri e giganteschi Obelischi che fluttuano nel cielo e incombono sull’Immoto mossi da forze misteriose, attratti dal potere degli Orogeni. Un viaggio la cui mèta è diversa da quella attesa; mentre, un nuovo orribile cataclisma si abbatte sull’Immoto: che sia vulcanica, sismica, atmosferica, geomagnetica o provocata da un Orogeno, ogni nuova Quinta stagione rischia di essere più devastante della precedente o la più annichilante della storia dell’Immoto; una storia geografica frastagliata da numerose interruzioni che ha creato non poche ambiguità a livello storico.

Altre due storie — narrate, invece, in terza persona — affiancano parallelamente, e su due differenti piani temporali, la vicenda di Essun. Syenite è un’Orogena quattro anelli, a cui il Fulcro decide di affiancarle Alabaster Diecianelli — massimo livello di Orogenia —, per compiere una delicata missione; tuttavia, lo scopo del Fulcro è anche un altro: Syenite è costretta, suo malgrado, a condividere il letto con lo sprezzante Alabaster per essere una Riproduttrice dell’Immoto. Damaya, invece, è una ragazza che, dopo essere stata scoperta Orogena dalla sua famiglia, è affidata al sadico Custode Schaffa che la porta al Fulcro per iniziare il suo addestramento, dove allaccerà relazioni che la cambieranno per sempre.

Le tre trame si fondono dai diversi punti di vista in modo profondamente toccante, restituendo un distopico quadro ambientalista sull’oppressione dei più fragili e l’intolleranza verso il diverso. Una storia, dura come la pietra, che N.K. Jemisin rende davvero coinvolgente, partendo da due tragici eventi iniziali — uno mondiale, l’altro personale —; il registro utilizzato, di fatto, non è tra i più scanzonati: la scrittrice afroamericana non è gentile coi personaggi del suo mondo; anzi, forse addirittura più truce di George R.R. Martin. Ciò, si evince da alcune sequenze che fanno ribollire il sangue; non ultima, la prima lezione impartita dal Custode Schaffa alla giovane Damaya: una favola della buonanotte che culmina in una mano rotta — questo è niente!

Si è di fronte, quindi, a un brutale dramma a cui nessuno dei personaggi fa sconto. Chi è in cerca, invece, di una vicenda rilassante e senza particolari appendici di riflessione, non troverà soffice pane per i suoi fragili denti, ma solo pietra, dura come il diamante. La violenza, però, non è gratuita nel modo più assoluto; poiché, N.K. Jemisin va in profondità nell’esporre le dinamiche della società dell’Immoto: un’esplorazione sensibile e toccante dell’alterità, rispetto a etnia, colore, classe, credo, genere e sessualità. La lenta scoperta dell’Immoto, infatti, è assimilabile a uno studio sullo sconvolgimento geologico e, in particolare, sulle persone che lo abitano.

Con La quinta stagione, N.K. Jemisin illustra brillantemente come la costruzione di un mondo fantastico — il confine che separa scienza e magia è talmente sottile da essere quasi indistinguibile — possa essere sia immaginativa sia un elemento vitale della fantasia; e ogni personaggio possa essere meravigliosamente intagliato in una scultura di marmo levigata con sopraffina bravura per essere protagonista di un orrorifico racconto multiprospettico tanto inquietante, quanto intelligente.

La quinta stagione è la chiara dimostrazione di come un romanzo apocalittico, strutturato sul dramma e la suspense, possa imbrigliare il lettore fino alla fine, senza mai lasciarlo, mentre esprime il suo enorme potenziale attraverso una sofisticata metafora — essenza dell’Immoto — in un flusso mistificante di geografia e società che nessuna raccolta di eventi storici o glossari può definire completamente. La storia converge verso una risoluzione tragica, dall’allure cosmica, che esplode con fragoroso riverbero; un’onda d’urto emotiva da cavalcare senza riserve verso la lettura del secondo romanzo del ciclo de La terra spezzata.

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Alessandro Pin
Destinazione Cosmo

Sono un appassionato di fantascienza. Mi piace scrivere e condividere la mia passione, tra incredibili viaggi e immaginifici universi.