GIORNO 36 — SE

Serena Zambon
Diari da una zona rossa
4 min readApr 13, 2020

Caro Diario, oggi volevo solo rimanere fuori al sole.

Mi spiace, non volevo trascurarti o evitarti perché sinceramente non te lo meriti. Finora sei stato un compagno prezioso che si è prestato a fare da pungiball. A te abbiamo raccontato i nostri timori, i nostri cambi d’umore e le piccole gioie. Ogni giorno, da 36 giorni a questa parte, sei stato lo spazio sicuro dove fermarsi a ragionare, sfogare e razionalizzare una marea di pensieri.

Oggi però proprio non mi va di riflettere ed elaborare, oggi ho solo voglia di far scorrere le cose, di guardarle senza afferrarle.

Ho aperto il Mac e sono andata al Diario di ieri di Si. Volevo rileggere la parte in cui racconta della gioia di stare al sole e guardare il fiume di fronte a lei. Ho scorso veloce le prime righe e sono arrivata a quel punto. L’ho letto un paio di volte tralasciando il pezzo finale in cui riporta il battibecco causato da una mascherina non indossata. Avevo voglia solo di quel frammento slegato dall’attualità di quello che stiamo vivendo, avevo voglia di quel pezzettino di buonumore.

Ieri e oggi sono stata quasi sempre sul piccolo terrazzo della mia cucina. Sono fortunata perché se mi siedo là fuori riesco a stare al sole praticamente tutto il giorno, un piccolo nido sempre soleggiato fino al tramonto.

In questi due giorni ho usato poco il telefono, non ho praticamente mai acceso la tv e solo ora ho aperto il computer. Sono rimasta là fuori al sole, a leggere e a sonnecchiare, immersa in una specie di nuovo salotto esterno fatto da tutti i terrazzi dei palazzi che mi circondano.

Una piccola comunità che mi ricorda i luoghi di mare, quando alla fine della giornata di spiaggia, dopo la doccia con la pelle che tira, ci si gode un po’ il fresco del giardino o del terrazzo e si ascoltano le voci dei vicini intenti a fare la stessa cosa.

Dal mio osservatorio ho ascoltato i suoni che uscivano dalle finestre aperte, complice questa calda Pasqua, e ho imparato le nuove abitudini da quarantena dei miei dirimpettai: alla mia sinistra c’è il ragazzo di vent’anni che vive solo con la madre e il gatto e fa avanti e indietro tutto il giorno totalmente incapace di darsi pace e godersi qualche minuto di tranquillità.

Di fronte a me la giovane coppia con una bambina piccola. Lui esce un paio di volte al giorno e se ne va su e giù per la via con il passeggino e la bambina mentre la moglie resta in casa. Oggi la guardavo mentre puliva in modo compulsivo tutto il suo terrazzo e con uno straccio lucidava la parte esterna delle tapparelle. Chissà che pensa? Chissà quanto le manca prima di impazzire?

Nel palazzo di fianco al suo, sempre di fronte al mio, oggi si è consumato anche un dramma d’amore. Una giovane ragazza di poco meno di trent’anni è arrivata veloce in macchina e si è fermata di fronte al casermone grigio, dal portone è uscito un ragazzo che ha poco dopo iniziato a scaricare nervosamente vestiti, scatole e scarpe dai sedili posteriori e dal bagagliaio della macchina. Sembrava finita lì, qualche portiera sbattuta assieme ad un paio di risposte nervose. Ma no, lui non ci sta! Apre la portiera dalla parte del guidatore e si infila in macchina passando sopra la ragazza che si incazza ancora di più e così continuano a discutere. La cosa va avanti ancora per un po’ finché non si spostano alla fine della via, lei è veramente arrabbiata, lui tenta di recuperare, ma evidentemente questa volta l’ha fatta grossa. Io ogni tanto alzo gli occhi dal mio libro e controllo la situazione.

A pranzo, come ogni giorno, da un altro palazzo qualcuno inizia ad esercitarsi con un sax, o forse un trombone o un oboe? Non sono così esperta e non riesco a distinguere lo strumento, ma so che sono le 12 perché è il suo orario fisso per esercitarsi.

Questa è la mia vita di questi due giorni, passata a leggere storie nei libri e a osservare le storie giù in strada.

Continuo a pensare a quei film degli anni ’60, ’70, ’80 che raccontano la vita degli italiani, quei grandi racconti corali che vengono così bene ai nostri registi e che si svolgono sempre d’estate. Potremmo anche noi essere in uno di quei film, basta non fare caso ai dettagli, alle persone che passeggiano indossando mascherina e guanti.

CANZONE DEL GIORNO

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