GIORNO 43 — GI

Giulia Pozzobon
Diari da una zona rossa
4 min readApr 20, 2020

Per la prima volta in calo gli attualmente positivi. 2.256 nuovi malati e 454 vittime. Gli attualmente positivi sono 108.237, per la prima volta in diminuzione (-20).

I positivi sono in calo, per la prima volta. Mi si accende un piccolo sorriso interno. Me lo ripeto — i positivi sono in calo — e cerco di fare meglio, provo a far uscire un po’ di allegria, mi dico “dai forza, è un piccolo traguardo, festeggia stasera, versati un bicchiere di vino, forza, sorridi”. E invece non riesco, incamero l’informazione ma non riesco a trasformarla in niente. Mi sento gelida, come il freddo che è tornato e come il colore del cielo di oggi. Il paesaggio veneto è come una spada violenta quando c’è questo cielo. Senza scuse, senza pietà, senza posti dove nascondersi. Inseguo il presente, sono poco connessa, sono spinta in avanti a immaginare cosa sarà. E siccome non ho informazioni sufficienti, immagino scenari random, in cui mi trasformo in robot e non provo più niente, smetto di prendere i treni, faccio efficienti spese online, annullo un viaggio in Marocco, non bacio nessuno, passo i prossimi mesi a lavorare agile ma a perder pezzi non agili e francamente preziosi di me. Perché the show must go on.

Però dei piagnistei non abbiamo bisogno, questo è certo, soprattutto in un giorno in cui qualcosa di positivo si intravede. Allora, fatta questa dovuta premessa, in onore a un principio di autenticità che questo diario richiede, faccio l’esercizio della divagazione e approdo a dirvi un pensiero piccolo, fatto di due link. Un pensiero sulle cose, sugli oggetti che ci circondano e che sono una specie di galassia di touch point, direbbero i miei amici service designers, o un teatrino (in)animato di storie.

Grazie allo stimato Jonathan Zenti e a tutto il suo sapere in tema di podcasting, ho scoperto una straordinaria serie di audio-documentari che ho solo iniziato ad ascoltare ma già mi ha travolto: si chiama Mistery Show e vi consiglio di ascoltare l’episodio 3 che si intitola “Belt bunckle” (fibbia della cintura). È ovviamente in inglese, sarebbe bello ci fosse una trascrizione in italiano, in inglese c’è, la trovate sotto la playlist di Spotify. L’idea della serie è estremamente semplice ed è quella che dice il titolo stesso: l’autrice risolve dei piccoli grandi misteri e lo fa con una grazia, una leggerezza, un tono di voce che boh… è come andare a scuola di scrittura, racconto, sensibilità, immaginazione. L’episodio in questione ricostruisce il mistero di un piccolo oggetto portentoso, una speciale fibbia da cintura.

Episode 3 of Season 1, “Belt Buckle”, was ranked #1 on The Atlantic’s list of the top 50 podcast episodes of 2015, with their summary stating that “the episode is unrelenting in its playfulness and joy, but a sense of profundity lies just beneath the surface, bobbing up in the final minutes, when you won’t be sure whether to grin or weep”.

Non vi bastasse il mio suggerimento, ereditato dal suddetto migliore autore italiano di podcast, avete anche la conferma di The Atlantic.

Insomma le cose come una fibbia da cintura, gli oggetti che ci parlano e che aprono delle trame, nello spazio, nelle relazioni. In questa reclusione ci siamo trovati ancora di più a contatto con gli oggetti nelle nostre case, col disordine e l’ordine, con il desiderio di buttarle via e fare spazio oppure con il ricordo che vi si appoggia per il fatto di averle più a portata di visione. Le cose non sono soltanto materia purtroppo, e se dalla smania del possesso di oggetti bisognerebbe liberarsi per infinite ragioni, beh ecco non è così facile sbarazzarsi delle storie che si portano dietro. A questo proposito mi è tornato in mente un libro che ho letto molti anni fa, l’autore è Vladimir Nabokov, si chiama “Cose trasparenti”. La trama neanche me la ricordo bene ma mi ricordo che me l’aveva consigliato un grande amico proprio perché c’erano dentro tante digressioni sugli oggetti. Sono andata a ripescarlo oggi e vi lascio con quello che si legge nell’aletta della quarta di copertina.

Quando noi ci concentriamo su un oggetto materiale, ovunque esso si trovi, il solo atto di prestare ad esso la nostra attenzione può farci sprofondare involontariamente nella sua storia. I principianti devono imparare a sfiorare soltanto la superficie della materia se vogliono che essa resti all’esatto livello del momento. Cose trasparenti, attraverso le quali balena il passato.

Canzone del giorno

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