GIORNO 53 — SI

Silvia Catanuso
Diari da una zona rossa
3 min readApr 30, 2020

Caro diario della Zona Rossa, oggi non so proprio cosa raccontarti. Siamo ancora una Zona Rossa?

Questa settimana è passata molto veloce. Se scorro il calendario all’indietro, da lunedì a oggi, vedo un susseguirsi di blocchetti colorati che fanno riferimento a tanti progetti diversi.

Conversazioni di due ore, brainstorming di 60 minuti, avanzamenti, aggiornamenti.

Mi siedo su quella che ho dichiarato essere la mia postazione di lavoro da Lockdown alle 9:00 e mi rialzo “otto” ore dopo. Pause pipì, allungamenti colonna vertebrale, pranzo, spuntini, tisane.

Mercoledì è arrivato “il mio ufficio”, quello di cui parlavo qualche giorno fa. Millemila kg di truciolare pressato, plastica e gomma: in pratica una scrivania tra le più basic a catalogo e una sedia che arriva a coprire anche le spalle, giusto per evitare di farsi venire gobba e dolori cervicali.

Questo è quello che ho acquistato, niente fronzoli. Penso che domani mi darò all’attività di montaggio, giusto per dare un po’ di brio all’ennesima giornata simile alle altre.

Oggi con GI e SE parlavamo di alcuni effetti collaterali di questo modo di lavorare che definiamo smart, per fare contenti tutti. I primi giorni di quarantena abbiamo assistito allo tsunami dei decaloghi, buone norme, esempi su come mettere in pratica efficacemente il lavoro da remoto. Il contenuto era per lo più composto da strumenti di collaborazione e comunicazione (soprattutto video) e alcune regolette salva vita.

Oggi, a distanza di un mese da quel hype markettaro, “pochi buoni principi per uno Smart Working di qualità” ritorna in auge… Con una sfumatura molto meno pragmatica, ma più profonda.

Sì perché uno si può dotare dei migliori strumenti, darsi delle regole, cercare di essere rispettoso e farsi rispettare, ma non è affatto semplice. Come dicevo alle mie due amiche stamattina, mi sembra come se il mio cervello si stesse allenando per una metaforica gara di equilibrismo in cui sopravvivi solo se non ti fai sbilanciare.

La mia percezione è che la materia cerebrale di cui sono dotata sia sempre in un continuo pulsare, sempre in allerta, ma la differenza è che fa fatica a processare (e per processare non intendo afferrare il significato di massima, ma comprendere qualcosa in profondità) informazioni composite e complesse. Spacchetta tutto in flash e frammenti indispensabili ad affrontare la call con il cliente, il confronto con i colleghi, l’avanzamento di progetto, con un minimo di presenza scenica.

Ma, di fatto, immagazzino e plasmo poco o nulla di quello che assorbo.

Mi sembra che la testa si sia auto-riprogrammata per sopravvivere in un videogame anni ’90 stile Super Mario Bros. il mio è un percorso nel regno delle otto ore e lastricato di imprevisti. Mentre corro cerco di beccare tutti i punti conoscenza che mi servono per arrivare al primo gate con il massimo dell’energia e superare l’ostacolo. E poi via, si riprende con nuove informazioni, nuovi punteggi e nuove sfide.

Il giorno successivo, quando inizia un altro schema, ricomincio daccapo.

Alla fine della settimana penso che sono stata abbastanza abile ad aver superato almeno 4 livelli senza particolari colpi, ho imparato a gestire pianificazioni frammentate e anche un bel po’ di ansia da prestazione, ma di contenuto vero, ragionato, assimilato, digerito e fatto mio poco.

Nel frattempo, mentre cerco cose autentiche da scrivere, il cielo è diventato completamente nero e una pioggia severa sbatte sui vetri delle finestre. Penso a domani, il primo giorno di un nuovo weekend con vestiti sportivi.

Spero ci sia una buona temperatura e che il bel tempo torni a farci visita, così potrò sedermi su quel muretto assolato nel mio posto speciale e leggere ciò che mi va. Per comprendere alla radice cose nuove, con tutta calma, entrare in mondi sconosciuti e magari stanare pure un assassino.

CANZONE DEL GIORNO

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