GIORNO 56 — SI

Silvia Catanuso
Diari da una zona rossa
3 min readMay 3, 2020

E la chiamano estate

Questo è uno dei motivetti vintage ricorrenti in una delle serie Netflix italiane che fanno da apripista ai contenuti estivi poco impegnativi.

Manca qualcosa più di un mese all’inizio istituzionale dell’estate e non sappiamo ancora bene cosa ci aspetta.

Durante questo weekend mi sono sempre svegliata presto e ricca di energia. Per me è tipico, quando inizia a scoppiare la bella stagione la mia sveglia si programma per suonare molto presto e il mio obiettivo è uno soltanto: raggiungere il mare.

Con il mio amico Cama abbiamo costruito anno dopo anno questa routine che inizia a metà primavera e termina, clima permettendo, a settembre inoltrato. Ci aspettiamo davanti alla pasticceria del nostro paese (anche se io non vivo più lì da qualche anno), beviamo il caffè, compriamo un giornale e via. Ormai la strada per noi non ha più segreti, abbiamo tracciato un percorso fatto di vie basse e intricate che ci permette di raggiungere la meta evitando il traffico delle strade principali. Il tragitto è certamente più lungo e complesso, ma nel frattempo ci raccontiamo com’è andata la settimana, ascoltiamo qualcosa di serio o divertente e ci godiamo il panorama che cambia di km in km.

Circa due settimane fa Cama mi ha mandato un messaggio su whatsapp, eravamo in odore di decreto libera tutti, quello che avrebbe stilato le regole per il fatidico 4 maggio.

“Allora, 9 maggio mare. Non mi interessa se non si può raggiungere la riva, ma almeno camminiamo un po’ e respiriamo aria buona”

È stato pazzesco. In un attimo mi sono ricordata che c’eravamo quasi e che forse un frammento di normalità sarebbe stato possibile. Ma poi l’ultima conferenza stampa ha ridimensionato le aspettative almeno per il momento e, invece della sabbia calda e del salso che arriccia i capelli, probabilmente ci accontenteremo di un plaid steso in qualche parco. A distanza, ovvio.

Il mood degli ultimi mesi è sempre stato quello di mettere al bando le cosiddette considerazioni superficiali. In fondo ci si chiede solo di stare a casa, in fondo è un piccolo sacrificio. Certo, ma l’estate è quella che più di ogni altra stagione profuma di libertà, relazioni, conoscenze, divertimento e relax e se non altro merita una piccola riflessione.

Molti di noi hanno visto i propri piani per l’estate 2020 sgretolarsi pian piano, decreto dopo decreto ed è vero che l’importante è avere ancora un posto di lavoro e la salute, ma a me dover rinunciare all’estate fa un po’ di tristezza.

Ma allora come fare per continuare a sperare, cosa possiamo immaginare, come sarà quest’estate anomala?

Per chi avrà ancora ferie a disposizione e qualche soldo da parte, sarà probabilmente un’estate di gite più brevi, di percorsi in bicicletta e viaggi in auto alla riscoperta del nostro territorio.

Mi immagino una di quelle estati tanto raccontate nei film degli anni ‘50 di Dino Risi, di giornate pigre negli stabilimenti balneari o nei prati di montagna.

“Poveri ma belli” (Dino Risi, 1957)

Probabilmente un’estate di sotterfugi in cui i ragazzi si ingegneranno per ricreare dance hall abusive e dove i più grandi si assembreranno davanti a una griglia fumante in qualche casa con giardino.

Mi piace pensare che sarà una di quelle estati alla “Sapore di mare” in cui piccole compagnie di amici si mettono d’accordo per organizzare sempre qualcosa di diverso, in cui ogni piccolo piacere è motivo di gioia smisurata e dove la compagnia è al primo posto. Un’estate, si spera, dalla colonna sonora che resta in testa, come quelle canzoni che i nostri genitori ci facevano ascoltare da piccoli.

“Sapore di mare” (Carlo Vanzina, 1983)

Questo weekend ho visto tantissima gente in giro. Il nuovo sballo dopo due mesi di reclusione è il caffè per asporto fuori da qualche bar. Assembramento piccolo, ma assicurato.

Questo esperimento veneto di allentare un po’ le briglie di colpo probabilmente era necessario, ma a me fa un po’ paura.

Ho paura che ci levino l’estate e non penso che la prenderei bene. Probabilmente è uno di quei fantomatici pensieri superficiali, ma oggi gira così.

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