GIORNO 57 — SE

Serena Zambon
Diari da una zona rossa
3 min readMay 4, 2020
I piani del mio 2020

Caro Diario, benvenuto nella fase 2.
È arrivato il 4 maggio, un giorno che sembrava irraggiungibile.

Nella mia memoria questa particolare data è sempre stata collegata solo ad una canzone di Crosby, Stills, Nash and Young “Ohio” che racconta di un fatto di cronaca avvenuto il 4 maggio 1970 quando la polizia sparò sugli studenti della Kent State University, in Ohio appunto, riuniti per manifestare contro la guerra in Vietnam.

Da oggi invece mi ricorderò anche del 4 maggio 2020 come il momento che simboleggia la fine dello stato di emergenza legata al Covid-19 e che si preannuncia come l’inizio al ritorno ad una sorta di normalità (tutta da capire).

Ma poi è veramente così?

La gente sui social sembra tutta galvanizzata e condivide foto di passeggiate e resoconti di corse e attività di fitness all’aperto e io devo dire che a guardarli mi sento un po’ scema perché forse non ho capito una mazza di quello che sta succedendo.

Ho raccontato solo qualche pagina di Diario fà la mia cocente delusione nel sentire l’ultima conferenza stampa di Conte che elencava le pochissime variazioni alle regole della quarantena. Quarantena che si protrarrà fondamentalmente invariata fino a fine maggio.

Per giorni poi ci siamo condivisi nelle varie chat meme simpatici in cui si prendeva in giro il fatto che la fase 2 è identica alla fase 1, lamentandoci a proposito di quell’ignobile definizione di “congiunti” o affetti stabili”, termini che dovrebbero categorizzare, come in una sorta di nuova assurda tassonomia, i legami e i rapporti che compongono le nostre vite indicandoci chi possiamo vedere e chi no.

E allora cosa è cambiato?

Forse io sono un po’ troppo pessimista… ma perché se prima ci eravamo disperati di questo sostanziale prolungamento, ora sembra che ne siamo praticamente usciti?

Si è vero, da oggi possiamo trovarci al parco con qualche amico (sempre nel proprio comune) o andare a trovare i parenti senza sentirci dei fuori legge, ma mi sembrano tutte situazioni precarie, non mi sembrano “normalità”.

Ancora non possiamo muoverci liberamente, neanche all’interno della nostra regione. Ancora non possiamo toglierci di dosso quella sensazione che ci fa chiedere “ma se mi fermano e mi controllano che dico?”, cosa che ci viene spontaneo domandarci anche quando siamo all’interno degli spostamenti che possiamo compiere. Ancora ci potrebbero bloccare in casa da un giorno all’altro.

Io proprio non riesco a capire. Non riesco a tirare un sospiro di sollievo e dire “dai che ci siamo quasi”, ma forse io ho standard diversi rispetto agli altri.

Sento ancora il fiato corto, anche oggi 4 maggio 2020 primo giorno della fase 2, perché sono ancora costretta a pianificare la mia vita solo una settimana alla volta. Ancora non riesco a pensare a lungo termine. Non riesco a fare quei piccoli grandi programmi che compongono l’idea che uno si era fatto del proprio anno.

Questo 2020, l’anno dei miei 36 anni, aveva già tutta una serie di obiettivi fissati nella mia testa, una serie di cose che volevo fare prima di passare alla mia fase 2, fase in cui dedicarsi a progetti diversi e ancora più grandi, come cambiare casa o decidere di allargare la famiglia.

Ma ora? Che ne sarà di questo anno, di questo limbo in cui siamo tutti fermi in una lunga pausa ad aspettare che tutto si rimetta in moto per ricominciare anche noi a fare i nostri programmi a lungo termine?

CANZONE DEL GIORNO

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