Carmine Pulzella: La nuova legge elettorale

Diario Democratico BN
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2 min readOct 29, 2017

(riprendiamo un intervento di Carmine Pulzella)

Infografia tratta dal sito dell’ANSA

La legge elettorale è sempre frutto di un compromesso, che si spera, proprio per questo, alto e con largo consenso parlamentare. Sarebbe altresì auspicabile non approvarla a maggioranza, né farlo in prossimità delle elezioni. Ma siamo all'ultimo giro per darci delle regole che sono inderogabili per il funzionamento dello Stato, per evitare la palude istituzionale cui saremmo, altrimenti, destinati. Infatti, a meno di sei mesi dal voto, ci troviamo ancora senza una legge elettorale, o meglio con due leggi elettorali inconciliabili: una per ogni ramo del Parlamento, nate dall’operazione chirurgica della Consulta che, non potendo intervenire in modo propositivo, si è limitata ad espungere gli aspetti incostituzionali, prima del porcellum e poi dell’italicum. Occorre appunto almeno armonizzare i sistemi tra le due Camere.

Le proposte sono state decine, qualcuna anche figlia di intese larghissime (addirittura col M5S), e la declinazione in ‘um’ si è sprecata: ritorno al mattarellum, tedeschellum, rosatellum… Soluzioni che tuttavia sono state puntualmente impallinate dai ‘franchi tiratori’ di ogni casacca, in nome della personale sopravvivenza, e a scapito della bontà della legge stessa, della pur tanto agognata Rappresentanza e Governabilità.

La proposta attuale, avanzata dal Pd, può contare sull’accordo di AP, Forza Italia e Lega: un appoggio ampissimo (387 deputati e 199 senatori), che va ben oltre la maggioranza. Nonostante questi numeri, il Governo ha posto la fiducia. Una decisione ‘antipatica’, ma costituzionalmente corretta, quindi legittima, e probabilmente necessaria, per impedire ancora una volta il prevalere degli interessi particolari e delle sopravvivenze politiche dei singoli, sull'interesse comune dello Stato. Coloro che accusano di fascismo il modo col quale la legge sarà approvata sono in realtà fautori dello sfascismo: hanno tutto l’interesse a che la situazione sociale ed istituzionale collassi, per raccattare consenso e denaro con la demagogia, loro unico scopo e ragione travestiti da impegno politico e da democrazia dal basso.

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