Opinione di un attivista. Assemblea cittadina del 24/03/2018.

Paolo Cavallo
Diario Democratico BN
3 min readMar 26, 2018

Il risultato del 4 Marzo, è stato disastroso per il Partito Democratico.

Dall’alto del suo 40%, che lo collocava tra i partiti più grandi d’Europa, si ritrova con un misero 18%.

Ma quali sono stati i motivi principali del suo “declino”? Quali le dinamiche della sua “caduta”?

Non ho un’ esperienza tale da poter essere troppo preciso nell’analisi post-elettorale, sono un “nuovo” di questa “comunità” , ma mosso da un profondo desiderio di contribuire (nel mio piccolo) alla promozione di quelli che sono gli ideali che più mi rappresentano; dunque anche se magari non condivisa ecco come un “neo-attivista del PD” che di mestiere fa lo studente, ha percepito la sconfitta.

Le urne ci consegnano uno scenario in cui i cittadini dello Stivale hanno votato al Nord la Lega, e al Sud il Movimento 5 Stelle. Assistiamo, dunque alla progressiva ascesa di forze che nella loro accezione più comune sono definite “populiste”. Ed è da qui che parte la mia analisi, da questa epoca, definita appunto “dei populismi”. Accezione che mi permette, prima ancora di parlare degli errori commessi, di dire invece quelle che sono state le cose che mi hanno fatto sentire fiero di essere attivo in quella grande comunità democratica, che mi ha accolto e inserito senza troppe domande, facendomi sentire parte di quella che per me è già una famiglia e che come tale ha bisogno di cadere per rialzarsi, migliorarsi, imparare dagli errori, senza lasciare nessuno indietro.

Abbiamo cercato di non promettere il “Paese di Bengodi”, mantenendo un profilo riformista in un’epoca dove (citando Nikita Kruscev) “i politici promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume”; abbiamo sostenuto l’Europa, i diritti civili, le vite umane nel Mediterraneo. Abbiamo accolto l’invito del Pres. Mattarella di fare delle proposte credibili, vere e attuabili. Ci siamo basati sul fatto che i problemi non si risolvono con la bacchetta magica, dall’oggi al domani, ma sono frutto di un processo che deve essere per forza lungo affinché sia perfetto nei suoi minimi dettagli; che re-distribuire i soldi non è facile, ma lo si può fare pian piano, mettendo in moto delle riforme, un passo alla volta, correggerle anno dopo anno per arrivare ad un risultato che le elezioni del 4 Marzo non ci permetteranno di sbloccare. A volte mi domando se le persone ricordino la situazione italiana prima di questi cinque anni di legislatura (Renzi-Gentiloni)e se capiscano che è proprio grazie a questi anni che l’Italia ha iniziato a riacquisire l’immagine di potenza sicura, che piano, piano si riprendeva.

Tutto questo non è bastato. Gli Italiani ci hanno confinato all’opposizione. Dovevamo capire che per quanto grande lo sforzo di questi cinque anni, doveva essere maggiore. Maggiore, soprattutto per i lavoratori. Che da sempre fanno l’identità della Sinistra e che appunto non sentendosi più identificati, come extrema ratio, hanno messo la loro rappresentanza nelle mani di nuove forze politiche che non hanno niente a che vedere con la sinistra e le idee da essa promosse.

Abbiamo perso. Ma questa sconfitta ora va interpretata come segno premonitore. Abbiamo fatto tanto, ma dobbiamo fare di più. Dobbiamo riprenderci la nostra identità!

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