Per un nuovo PD: La società delle emozioni

Antonio Furno
Diario Democratico BN
3 min readMar 18, 2018

Martedì scorso ho partecipato ad un incontro dal titolo “Caminetto Democratico: Analisi del voto”. Chiunque poteva iscriversi e parlare, in 5 minuti si aveva la libertà di dire la propria sulla terribile sconfitta del Partito Democratico alle elezioni del 4 marzo 2018.

Io ho fatto un intervento un po’ incazzato (e forse spocchioso) in cui ho detto che dovremmo tutti ricominciare a studiare. Perciò ho portato un po’ di libri sul palco e ho blaterato per 5 minuti.

C’era un libro che però non potevo portare sul palco perché ce l’avevo sul lettore ebook, però è un libro che ho letto l’estate scorsa e mi ha illuminato.

Il libro è La società delle emozioni — Teorie e studi di caso tra politica e sfera pubblica di Massimo Cerulo.

Qua sotto trovate alcune delle frasi che ho sottolineato quando l’ho letto. Se siete appassionati di politica, secondo me dovreste tutti leggere questo libro.

La nostra “vita affettiva” è molto meno privata di quanto crediamo: nella maggior parte dei casi le emozioni nascono, vengono condivise e si modificano nel rapporto con gli altri.

Le società sono tenute insieme dalle emozioni provate dai soggetti che ne fanno parte.

Gli essere umani necessitano di emozioni per dare vita a legami sociali che, a loro volta, andranno a costruire strutture sociali.

Dobbiamo misurarci con il caotico materiale del dolore e dell’amore, della rabbia e della paura, e con il ruolo che queste tumultuose esperienze giocano nel pensiero riguardo al bene e al giusto.

Inoltre, le emozioni possono permettere interazioni maggiormente egualitarie perché consentono di tenere insieme, unire, far incontrare individui detenenti forme di capitale differenti.

Se si mostrano di provare emozioni positive in un discorso pubblico e in pubblico, possiamo stare certi che la maggior parte dell’uditorio entrerà in empatia con il relatore.

Questo perché la videopolitica svolge una funzione incidente nella costruzione del consenso: farsi riprendere (o autoriprendersi) mentre si rilascia una dichiarazione (canali tv, youtube, facebook, instagram, altri social network) significa entrare nell’immaginario dello spettatore (probabile elettore). Significa deviare l’attenzione dello spettatore sull’immagine invece che sulle parole, sulla gestualità invece che sul contenuto del discorso, sulle emozioni, appunto…

D’altronde, come visto in precedenza, una lacrima e un sorriso sono molto più afferrabili del miglior progetto politico descritto in termini politichesi. Perché l’emozione è diretta, arriva sempre prima della riflessione.

All’interno di queste assisi — faccia a faccia e on line, attraverso il blog di Grillo — i soggetti partecipanti ai comizi o alle discussioni che avvengono in rete possono manifestare pienamente le proprie emozioni, abbandonarsi in toto al proprio stato emotivo, entrando in un rapporto empatico funzionale soprattutto al leader del Movimento.

In tal senso, la mia tesi è che le emozioni siano risorse culturali per dialogare e agire all’interno della sfera pubblica: possibilità di incontro, comunicazione e comprensione con l’altro e dell’altrui argomentazione. In tal senso, le emozioni permettono, se maneggiate con intelligenza, un perfezionamento dell’argomentazione stessa.

Grazie al sentire empatico è possibile ammantare la sfera pubblica di un’atmosfera di rispetto e comprensione per le altrui posizioni che porterà a una fortificazione e a un arricchimento collettivo dei discorsi e delle argomentazioni che prenderanno forma nei diversi livelli di sfera pubblica che andranno a svilupparsi.

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