Per un Voto di Militanza!

Antonio Furno
Diario Democratico BN
4 min readOct 25, 2017

Sabato 21 ottobre ho partecipato al mio primo congresso cittadino, copio e incollo qua sotto il testo del mio intervento.

parole d’ordine

In questi mesi di militanza ho spesso discusso con molti di voi.

Abbiamo discusso sempre con passione, con stima reciproca e spesso siamo stati in disaccordo. Ricordo ad esempio delle belle chiacchierate con Raffaele quando veniva a trovarci al partito.

Durante queste chiacchierate sono stato spesso critico su alcune scelte fatte dal Partito beneventano negli ultimi anni. Dalla scelta di continuare ad oltranza la seconda sindacatura di Fausto Pepe, fino ad alcune scelte strategiche fatte durante la campagna elettorale.

Alle mie critiche sono sempre state fatte obiezioni giuste e interessanti, ma che io raramente ho condiviso.

In questi mesi penso di aver capito perché ci troviamo a discutere da punti di vista diversi.

Perché di fondo, io e voi abbiamo opinioni diverse su un punto centrale della politica locale.

E il punto è: quanto è importante il voto di opinione rispetto al voto di prossimità?

Perché è questo, in fondo, che distingue me (e gli altri che la pensano come me) da altri amici e compagni con cui mi sono trovato a discutere.

Io ritengo che il voto d’opinione sia importante e serva a far vincere le elezioni.

Invece, molte delle persone che hanno avuto un ruolo di leadership e che contano ancora nel partito cittadino, pensano che il voto di prossimità sia quello con cui si vincono le elezioni.

E da qui nascono tutte le nostre divergenze e nascono anche i nostri due approcci alla comunicazione e alla gestione del partito.

Voto di prossimità che, per capirci, sono i voti che le persone ci danno perché ci conoscono, perché hanno un rapporto personale con i nostri candidati.

Quel voto che i nostri detrattori chiamano “pacchetti di voti” o “voto clientelare”, ma che in realtà ha un ruolo centrale nella buona politica. Perché il voto di prossimità nasce dal rapporto personale con il territorio. Perché è vero che le persone ci votano solo grazie ad un rapporto di conoscenza, ma questo genera anche un legame importante, perché se quelle persone hanno un problema, hanno noi come punto di riferimento.

Io lo so che è importante il voto di prossimità.

Però non si vincono le elezioni solo con il voto di prossimità.

Io ho grandissimo rispetto per le capacità di un politico come Francesco, ad esempio, che è stato il consigliere comunale con più preferenze, il più votato alle ultime elezioni. Il risultato di Francesco è importante, rappresenta una risorsa importante per il partito.

Ma non basta.

Di solito, a questo punto mi arriva sempre un’obiezione…

“Antonio non è vero che non si vince con il voto di prossimità, guarda che cosa è successo alle elezioni comunali. Le liste in appoggio a Raffaele Del Vecchio hanno preso tantissimi voti, siamo arrivati quasi ad ottenere la maggioranza. E quello era quasi tutto voto di prossimità.”

Vero, giustissimo.

Però come si sono presi quei voti? Si sono presi unendo persone, partiti e storie che probabilmente non avevano nulla in comune.

Ma vi immaginate cosa sarebbe successo se avessimo vinto? Ve lo fate mai questo film?

Io ogni tanto ci penso e immagino una maggioranza formata da Vincenzo Sguera, Fausto Pepe e Angelo Feleppa, con Raffaele a cercare di trovare la quadra.

È vero… con il voto di prossimità siamo andati molto vicini alla vittoria.

Ma che vittoria sarebbe stata?

Invece andiamo a vedere chi ha vinto. Andiamo a studiare Clemente Mastella, vediamo come ha vinto e come sta governando.

Mastella ha un fortissimo bacino di voto di prossimità, ma controlla anche il voto di opinione.

Fa comunicazione quotidiana, coinvolge a modo suo la cittadinanza, si preoccupa del voto d’opinione.

Perché il voto d’opinione è importante e lui lo sa.

Perché, amici miei, siamo nel 2017 e le persone si fanno delle opinioni, e se le costruiscono attraverso la televisione, attraverso i giornali, attraverso i social media, attraverso quello che leggono e ascoltano.

Ed è difficile far cambiare opinione alle persone, è complicato convincere chi non conosciamo direttamente.

Lo so che è complicato, però si può fare.

Bisogna essere aperti al dialogo, bisogna comunicare, essere trasparenti. Bisogna avere una visione chiara di dove si vuole andare. Bisogna saper spiegare che futuro si ha in mente. Bisogna accettare le critiche e spiegare i propri errori.

Insomma bisogna fare politica.

Ed è per questo che secondo me il circolo cittadino deve essere un punto centrale della politica locale. Perché deve essere lo strumento che il partito deve usare per convincere le persone a tornare a votarci.

Abbiamo meno di 4 anni di lavoro davanti. Dobbiamo tornare a riprenderci i nostri elettori, gli elettori del Partito Democratico. Quelli che hanno deciso di non votarci più.

Dobbiamo risvegliare i nostri militanti.

E dobbiamo andare a prenderci gli elettori che sono stati convinti da Mastella, quelli che hanno creduto al suo messaggio di innovazione, quelli che hanno pensato “magari Mastella li risolve i problemi della città”.

Sarà complicato, faticoso e a volte perfino doloroso, ma ci possiamo riuscire.

Dobbiamo andare a convincere le persone, i nostri concittadini, che il Partito Democratico è la soluzione ai problemi di questa città.

Solo unendo voto d’opinione e il voto di prossimità possiamo tornare a contare in questa città.

Solo così possiamo costruire un partito in grado di governare senza i Vincenzo Sguera, senza i Feleppa e senza tutte quelle persone che non credono e non si rispecchiano nel Partito Democratico.

Andiamo alla ricerca del voto militante, per una politica attiva, responsabile e democratica.

Buon lavoro e un abbraccio a tutti voi.

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