Una nuova generazione per la politica

Antonio Furno
Diario Democratico BN
4 min readNov 19, 2018

Marco Pannella ci teneva sempre tantissimo ad usare la parola “compagni”. Diceva che era una parola nobile ed importante, perciò non bisognava lasciarla ad una sola parte politica.

Perciò, come diceva Pannella, saluto stasera questa sala piena di amici, di concittadini, di compagni, di persone oneste e piene di buon senso.

Perché, vedete, la politica che vorrei non ha paura di riappropriarsi di temi e parole nobili e importanti. Con molti di voi ce lo siamo già detto a marzo quando ci siamo incontrati per la prima volta, ci siamo detti che bisogna la politica non deve più avere idee deboli e pensiero unico, ma bisogna coltivare un pensiero che sia forte e plurale.

La politica che vorrei perciò è fatta di partiti, persone e associazioni di persone.

Un politica in cui ci si incontra pubblicamente, perché non si ha paura del giudizio della gente. Si dibatte, perché non si ha paura di avere idee diverse. Si prendono decisioni che, magari saranno anche impopolari, ma che non devono mai e poi mai essere anti-popolari.

Facciamo un po’ di esempi di idee deboli in politica.

Un piccolo aneddoto personale: quando in città ho iniziato a proporre l’idea di aver un circolo del PD più presente sui canali social, con un blog su cui far scrivere gli iscritti, qualcuno mi ha detto che stavamo scimmiottando i grillini, che non dovevamo usare Facebook perché poi ci avrebbero detto che copiavamo.

Ma davvero ci siamo fatti scippare così la modernità? Siamo arrivati al punto di ammettere che quelli che hanno i piedi nel presente, quelli che usano strumenti e linguaggi attuali, non siamo noi, ma sono i populisti, gli sfascisti, gli antidemocratici?!

E questo non è un problema solo del PD, sia chiaro. E’ un problema di tutti i partiti dell’area di centro-sinistra.

Un altro esempio di debolezza di pensiero. A Benevento c’è un sindaco che era in parlamento già 40 anni fa. Un sindaco noto in tutta Italia per la sua politica fatta di clientele e di sotterfugi. Per carità, è sempre stato assolto, uno stinco di santo. Ma ormai dovrebbe essere chiaro che non è certo nella fedina penale che si legge la storia di un politico.

Insomma, noi qui abbiamo questo sindaco, il sogno di ogni opposizione, il bersaglio perfetto, il simbolo della mala-gestione politica. Una pacchia per le opposizioni, giusto?

E invece, cosa succede in città? L’opposizione politica non esiste. Succede che l’opposizione la fanno le associazioni, i liberi professionisti, la chiesa.

Ultimo esempio di idee deboli in politica. Il centro-sinistra ha da poco perso anche la presidenza della provincia. Dal giorno delle elezioni provinciali ho assistito a molte “analisi della sconfitta”. E quando si tiravano un po’ le somme delle varie esperienze amministrative, quando si parlava dei risultati raggiunti dal partito, si citavano sempre le cariche controllate. “Quella volta ci siamo riusciti a tenere il comune”, “Ti ricordi quando Mastella voleva far cadere la provincia, ma noi abbiamo fatto l’accordo con quelli là”, “Ci siamo presi l’ATO”, la comunità montana, l’assessorato, il consiglio d’istituto, la bocciofila sotto casa, il club di Topolino.

Si misura un partito non sulla base del sui impatto sulla società, ma sul numero di caselle occupate. Pensiero debole.

Ed è anche colpa nostra lo sapete. Perché, amici e compagni, noi saremo anche persone oneste e di buon senso, ma abbiamo fatto troppo poco in passato. Ci siamo adagiati e abbiamo smesso di rompere le palle, di dare fastidio, di sfidare i nostri rappresentanti politici. Abbiamo fatto come in quel verso di De Gregori, ci siamo detti che tanto “Tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera”.

Ci siamo adagiati in questo pensiero debole e alla fine sono arrivati i Mastella, i Grillo, i Casaleggio e i Salvini e hanno occupato tutto lo spazio che avevamo lasciato libero.

Ma non deve essere sempre così.

Un tempo la politica era piena di persone forti con la voglia di fare. Perché c’era un tempo in cui Mastella era un semplice giornalista che faceva il ragazzo di De Mita. Mastella è sempre lo stesso, ma attorno a lui si è fatto il vuoto e lui ci sembra un gigante imbattibile.

Non sarà sempre così, ma io non so bene come se ne esce.

Sono certo però che c’è bisogno di una generazione nuova di persone impegnate in politica. Una generazione di persone in grado di portare un messaggio chiaro. Una generazione che abbia la credibilità per poter rendere forte quel messaggio. Una generazione che possa essere eletta e che si impegni a realizzare quel messaggio, quelle idee e che ne abbia anche le capacità.

Una generazione che si candidi a cariche pubbliche, perché ha voglia di fare qualcosa e non perché vuole diventare qualcuno.

Una generazione di persone che aspiri a fare il consigliere comunale, il sindaco, il parlamentare, perché ha un’idea da realizzare, non perché vuole occupare un posto di potere.

E non sto dicendo che ci vogliono “i giovani”. Non è una questione anagrafica. Conosco sessantenni che fanno parte già di questa nuova generazione. Ma conosco anche quarantenni che sono cresciuti nella bambagia

Abbiamo bisogno di questa nuova generazione e abbiamo bisogno che sia numerosa e forte.

Perché quando ci dicono che “Tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera” ci dobbiamo ricordare che quello è solo un modo per convincerci a restare chiusi in casa quando viene la sera.

Usciamo da queste case, compagni, riprendiamoci i nostri partiti, la nostra politica, il nostro futuro.

Portiamo nei partiti, in quei pochi che ci restano, le nostre idee forti, le nostre storie oneste e il nostro buonsenso.

(appunti per il mio intervento fatto al Caminetto Democratico del 16/11/2018)

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