Writers’ Box

Fronte del Borgo
Diario di Borgo
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10 min readJun 8, 2022

Le composizioni al SalTo 2022

Writers’ Box

In occasione del Salone del Libro di Torino 2022, presso lo stand di Fronte del Borgo-Scuola Holden all’interno del Bookstock si poteva partecipare all’attività Writers’ Box, condotta da Valentina Manganaro e dedicato alla fascia d’età 12–18.
Tante e tanti hanno partecipato all’iniziativa!
A loro sono stati mostrati tre capolavori d’arte: Lacoonte e i figli di El Greco, L’insegna di Gersaint di Antoine Watteau e Ballo al Moulin Rouge di Henri de Toulouse-Lautrec.
Una volta scelta l’opera che maggiormente stuzzicava la loro fantasia, per chi partecipava è iniziata la fase creativa: usare il dipinto come spunto di narrazione per scrivere un proprio racconto!
Ecco le storie che hanno inventato per noi.

Lacoonte e i figli El Greco, via WikiCommon domionio pubblico

Annalisa R.
Aster, giovane apprendista in una bottega d’arte nella capitale del suo regno, stava camminando tranquillo per le strade di Penthos, pacifica città che conviveva con gli dei di Betor dagli albori dei tempi nella regione che noi oggi chiamiamo Grecia.
Il ragazzo stava tornando a casa dopo una settimana di intensi festeggiamente al palazzo degli dei: il re e la regina dei cieli e della terra si erano appena uniti per dare alla luce un figlio.
Alla cerimonia erano stati invitati tutti i sudditi del regno e tutti gli dei ad eccezione del fratello gemello del Dio del cielo Rezor, confinato in esilio da quando 500 anni prima aveva cercato di usurpare il trono al fratello.
Tuttavia, quando il cielo si oscurò, Aster comprese che qualcosa non andava; alla fine dei festeggiamenti per l’unione il cielo avrebbe dovuto essere limpido e soleggiato, e non coperto da quelle nuvole nerissime che ostacolavano il passaggio a tutta la luce del sole. Quando poi cominciò a sentire delle urla levarsi dal palazzo dietro di lui, decise di iniziare a correre verso la bottega del suo vecchio maestro: il padre più vero che avesse mai avuto. Accanto a lui anche il resto della gente si fece prender dal panico nonostante non fosse ancora chiaro il motivo delle grida a palazzo. Durante la corsa Aster cadde più volte a causa di terribili scossoni che facevano tremare l’intero regno, ma nonostante ciò continuò nella sua impresa.
Era ormai in vista della bottega quando sentì un fruscio improvviso proveniente dall’alto seguito, un secondo dopo, da tonfo e un grido. Girandosi vide che dal cielo stavano cadendo enormi serpenti e che quando questi mordevano qualcuno lo trasformavano in pietra.
Nel momento in cui vide le creature, il ragazzo capì immediatamente cosa, o meglio, chi aveva provocato tutto quel caos: Rezos era tornato dal suo esilio e contrariato dalla nascita di un erede si stava vendicando.
Nel tentativo di un disperato salvataggio allora Aster fece uno scatto ma, a pochi metri dalla sua bottega, sentì un lancinante dolore al fianco. Reagendo d’istinto allora prese in mano il serpente che lo aveva morso cercando di strapparselo via, ma il veleno della bestia era già entrato nel suo organismo e perciò nel giro di qualche secondo il giovane apprendista si ritrovò all’interno di un corpo identico a quello delle statue che lui stesso realizzava.
Ad oggi Aster si trova ancora dentro una di queste statue ed è per questo motivo che quando si osservano queste opere spesso si ha l’impressione che lo sguardo sia ricambiato: l’anima di tutta la gente di Penthos è infatti ancora conservata viva e senziente al loro interno.

L’insegna di Gersaint di Antoine Watteau, via WIkiCommon dominio pubblico

Lorenzo T.
Non capisco cosa stia succedendo oggi: c’è un gran Fermento qui a casa! Tantissima gente va e viene, qualcuno chiacchiera, qualcuno porta dei quadri, senza accorgersi che ormai la parete ne è completamente tappezzata e ora non c’è più spazio!
Prima ho visto un ragazzo dall’aria un po’ losca, che guardava furtivamente una tela sulla quale era disegnato un tizio con la parrucca. Con tutto questo trambusto si sono dimenticati di darmi da mangiare e la mia padrona non mi degna di uno sguardo!
Inoltre oggi non ci sono nemmeno i bambini, che giocano sempre con me: hanno detto che si annoiavano e sono andati a letto. Li capisco: qui c’è veramente da annoiarsi!
Stavo per addormentarmi, quando ho sentito due signori eleganti che bisbigliavano qualcosa a proposito dell’enorme dipinto rotondo che il mio padrone stava mostrando loro.
Vedo in corridoio i finestroni dai quali entra ancora un po’ di luce del sole al tramonto.
Ho veramente voglia di uscire e fare una passeggiata, ma senza qualcuno a farmi compagnia mi sento molto solo, così me ne sto qui rannicchiato ad aspettare che questa serata, che sembra non finire mai, si concluda. Siamo animali vivaci noi cani!!

Cloe P.
Io sono un’umile pittrice moglie di un ricco pittore e amo andare con lui alle sue esposizioni di quadri. Io dovrei stare a casa e badare ai nostri figli, ma preferisco dipingerli e loro si divertono a posare per i miei quadri.
Mio marito non ama il fatto che io dipinga perché dice che una donna non dovrebbe farlo, ma a me non interessa. Io amo dipingere e vorrei che qualche ricco borghese vedesse un mio quadro e lo comprasse di modo che io possa dimostrare che una donna dipinge meglio di un uomo, perché effettivamente io mi reputo più brava di mio marito, ma non glielo dico per correttezza.
Un giorno stavo andando con mio marito per un’importante esposizione, ma non mi aveva detto né chi fosse né che quadri stesse esponendo.
Ci trovammo in uno splendido salone pieno di esperti e scrittori di carte, ma i compratori erano dei nobili che si fecero vedere solo per la scelta finale.
Mio marito espose i suoi quadri più famosi molto classici e alcuni basati sulla religione, perché dicono che erano di moda e che facevano guadagnare, ma tra tutti quei quadri mi accorsi che ben quattro erano miei.
Rappresentavano per lo più paesaggi e i volti dei nobili che avevo incontrato, ma non capivo perché si trovassero esposti.
Era una truffa, voleva venderli come suoi!
Quando arrivarono i nobili gli esperti gli consigliavano veri quadri di mio marito, ma loro non sembravano legati alla tradizione per cui si diressero verso i miei. Ero agitatissima perché li scrutarono per un bel po’ e poi… Li comprarono tutti e quattro. Mio marito rimase sconvolto, ma comunque non rivelò la loro vera autrice e prese il denaro. Io fui fiera di me stessa e anche se mio marito non rivelò che li avevo dipinti io, sarebbe venuto fuori perché li avevo firmati tutti.
Quello fu l’inizio di una stupenda carriera.

Martina L.
Era una calda sera d’estate. Le donne indossavano lunghi abiti bianchi e gli uomini vestivano giacche eleganti che non lasciavano respirare una sola macchia di pelle. Io ero rannicchiato nel mio angolino a guardarli tranquillo e con il pelo di settimane a scaldarmi il corpo. Il cuore e l’atmosfera pesante mi avevano risucchiato ogni energia e non capivo con quale coraggio quegli umani restassero coperti dei loro indumenti sotto il sole afoso del vespero estivo. Il mio padrone era appena morto e la mia unica consolazione consisteva nell’aspettare l’ora in cui sarei morto anche io, nella speranza di raggiungerlo e magari giocare insieme a lui per l’eternità.
Guardavo quelle persone maneggiare i quadri dell’unico uomo che mi aveva amato come se fossero state cianfrusaglie di poco valore.
Quella gente non vedeva l’ora di vendermi e con i ricavati comprarsi altri abiti lussuosi e gioielli luccicanti solo per poter sfoggiare la loro nobiltà.
Mentre altri osservavano le opere collezionate in anni di vita, uomini e donne parlavano del più e del meno, dei loro incessanti problemi, del fatto che non avessero abbastanza servitù, che le loro camere non fossero abbastanza grandi, dei loro bambini fastidiosi, del potere che avrebbero voluto.
Li osservavo correre di qua e di là e mi accorgevo di essere ignorato completamente. Quando c’era il mio padrone non era così. Tutti mi volevano bene. Adesso invece non capivo perché il mio abbaiare e il mio guaire ricevevano in risposta solo urla infastidite e alle volte una bastonata sulle zampe.
Mi rattristava ancora di più, come se loro, gli umani, volessero provare a cancellare quello che era stato del mio padrone, che non aspettassero altro che il suo ultimo respiro.
Molti di loro, che tempo prima mi avevano dedicato tanto affetto, adesso erano i primi a picchiarmi se chiedevo da mangiare. Mi facevano male, mi lasciavano lividi che la mia pelliccia copriva, ma ormai non aveva più importanza.
-Vedi tutte quelle persone, caro amico?- mi diceva il mio padrone nei suoi ultimi giorni, riferendosi a tutti coloro che in quel momento stavano svendendo la sua proprietà- Loro sono dei traditori, cucciolo mio. Non vogliono altro che il mio denaro. Lo so che aspettano solo che io lasci questo mondo per potersi appropriare di tutto quello che possiedo per poter dire di essere ricchi. La verità, però, è che tu, mio piccolo cane, tu sei più ricco di tutti loro. Mi ami e non vuoi niente da me.
Quel giorno non credetti alle sue parole, pensavo che fosse una persona amata da tutti, ma in quel caos di gonne bianche, parrucche inutili e vecchi quadri, lo vedevo, potevo sentire la mancanza dell’amore che ancora provavo per il mio padrone. Guardai tutti ancora una volta; l’uomo con la camicia larga, la donna con l’abito rosato, l’uomo che cercava di corteggiarla, la donna seduta e gli uomini dietro di lei e mi voltai, annoiato dalla loro superficialità, la testa che poggiava sul mio corpo. Il mio padrone lì in paradiso mi stava aspettando e presto l’avrei raggiunto. Avremmo giocato insieme per l’eternità.

Ballo al Moulin Rouge di Henri de Toulouse-Lautrec, via WikiCommon, domino pubblico

Clara P.
La signorina Lilibet Blasì, famosa ballerina, era stata invitata alla festa nuziale dei Gütelman, per ballare una danza popolare italiana. Arrivata alla festa si mise al centro della sala e quando i musicisti partirono con la musica lei iniziò a ballare. Ad un certo punto, mentre tutti ammiravano la ballerina che danzava, un anziano signore si avvicinò e si mise a ballare anche lui. La gente confusa ma anche divertita si mise ad acclamare i due “ballerini”. Finita la festa la ballerina cercò il signore per fargli i complimenti ma non lo trovò, e dopo aver provato e riprovato a cercare il signore si arrese e decise di tornare a casa. La mattina seguente Lilibet si svegliò di soprassalto dopo aver sentito delle urla provenienti dalla casa del vicino. Lilibet voleva assicurarsi che andasse tutto bene, ma appena aprì la porta si trovò davanti l’uomo della sera prima che la prese per la gola.
Mezz’ora dopo fu ritrovata morta con gli occhi aperti, in una posizione da ballerina con sopra un biglietto con scritto sopra “I prossimi sarete voi Gütelman.”

Giada S.
10 giugno 1836. Adam Licestine, l’assassino più discreto ed efficace di quei tempi, stava bevendo una birra in una locanda del suo quartiere. Mentre ingoiava l’ultimo sorso entrò una donna vestita di diverse tinte di grigio. Si avvicinò al tavolo di Licestine, ordinò una birra e disse: ”Questa sera, alla festa in onore del barone Von Cartines, lo ucciderai.”
Gli porse una busta.
“Questi sono i dettagli dell’omicidio e un invito alla festa.”
La donna uscì subito, lasciando a Licestine la busta, una seconda birra e il conto. Licestiine pagò in fretta e tornò a casa per prepararsi per la missione.
Appena arrivato rifletté: qual era il modo migliore per uccidere quel barone? Avvelenamento? Non poteva sapere cos’avrebbe bevuto…Soffocamento? Troppo visibile… E una coltellata nel petto? Veloce e con la folla non si vedrebbe bene… Infilò un pugnale nelle pieghe della sua giacca nera prima di uscire.
La sala da ballo del barone Von Cartines era enorme e, come previsto, molto affollata. Il soffitto era molto alto, perciò la luce dei lampadari insufficiente lasciava gli ospiti in una semi penombra. Licestine notò subito il barone, che indossava uno splendente abito bianco. Si avvicinò, ma una giovane donna lo invitò a ballare. Non poté rifiutare. Le danze durarono diverse ore e lei non si stancava, contrariamente al barone.
Vedendo che stava per lasciare la sala da ballo, Licestine si precipitò verso di lui, estrasse il pugnale, ma non fece in tempo a colpirlo. Delle guardie lo immobilizzarono e venne arrestato. Rimase due anni in prigione prima di essere giustiziato.
Adam Licestine morì decapitato.

Sacha S.
Maria era una povera che ballava in strada per i soldi che però non guadagnava onestamente. Mentre lei ballava, il suo topo Bob derubava la gente.
Un giorno, un signore molto ricco chiamato Signor Mann Eull disse a Maria e Bob:
- Ci sarà una festa oggi.
- Schreech!- rispose la bestiolina.
Maria cominciò a ballare, mentre Bob si avvicinò al Signor De Mann Eull saltò nella sua tasca e: — Aiuto polizia — gridò a un agente che stava passando — Questo topo sta rubando il mio oro. Scommetto che è il topo della signora che sta ballando.
Maria andò in prigione per due anni. Fu abbandonata e passò il resto dei suoi giorni in prigione da sola.

Alice A.
Adeline guardava la folla divertita. Ricchi borghesi parlottavano tra di loro compiaciuti, mentre certe signorotte, più vecchie di quel che apparivano, discutevano animatamente su quello strano spettacolo. La ragazza sospirò. Sapeva benissimo di chi stavano parlando, ormai si era abituata. Adeline sognava di ballare da tutta la vita. Non quel tipo di danza tanto popolare tra i nobili o quella insegnata all’Opera de Paris, bensì ciò che le era sempre sembrato spontaneo e naturale: a lei piaceva il Cancan e la danza del ventre, ma era roba troppo sfrontata per i parigini.
Ma poi, circa un anno prima, aprì un nuovo locale a Parigi. A volte era frequentato da gente stramba, ma non solo. Lì Adeline aveva trovato il suo posto, anche se era spesso guardata con disgusto da certa gente. Uno scroscio di applausi la ricoprì una volta finito. Sorrise finalmente soddisfatta.

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