Writers’ Box

Fronte del Borgo
Diario di Borgo
Published in
5 min readNov 29, 2021

Le composizioni dell’Open Day dell’11 settembre 2021

Writers’ Box

In occasione dell’evento Back to School, l’Open Day della Scuola Holden svoltosi l’11 settembre 2021, l’ufficio di Fronte del Borgo ha dedicato alla fascia d’età 12–18 l’attività Writers’ Box con Valentina Manganaro.
Hanno partecipato all’iniziativa cinque splendide ragazze!
A loro sono stati mostrati due capolavori d’arte: La fucina di Vulcano di Diego Velázquez e Il sogno di Henri Rousseau.
Una volta scelta l’opera che maggiormente stuzzicava la loro fantasia, per le partecipanti è iniziata la fase creativa: usare il dipinto come spunto di narrazione per scrivere un proprio racconto!
Ecco le storie che hanno inventato per noi.

La fucina di Vulcano, Diego Velázquez ( via Wikimedia / Public Domain)

Emanuela Nobile
“Quindi lui ha scelto voi cinque per costruire la migliore armatura mai esistita in cielo e in terra!” disse il giovane candido dalla veste arancione scandendo le ultime parole. Ci fu un lungo attimo di silenzio tombale, l’unico rumore che si sentiva era lo scoppiettare del fuoco in sottofondo; stavamo tutti immobili incapaci di riprendere il lavoro, ancora storditi da quello che ci aveva appena detto questo presunto “Messaggero del dio Dabi” come sembrava identificarsi. Io ero sullo stipite della porta a bocca aperta.
Ad un certo il maestro Lombardi si tolse il fazzoletto bianco che aveva in testa e gonfiò il petto: “Tu sostieni di essere un Messaggero di un certo dio, mai sentito da nessuno di noi, e dici che lui ci avrebbe scelto come costruttori della sua personale armatura? E come pensi dovremmo crederti? Con che…” Il Messaggero Divino lo fermò puntando una mano stranamente luccicante verso di lui; il maestro sembrava quasi stregato da questo. Allora la creatura spostò la mano verso la caraffa bianca posta sopra la mensola. La brocca iniziò subito a vibrare, prima lievemente, poi sempre più forte. Improvvisamente il contenitore di cera scoppiò frantumandosi in mille pezzi.
Beh, almeno ora avevamo un motivo per credergli.

Elisabetta Manzoni
“Gianni.”
“Dimmi.”
“Gianni!”
“Ho detto dimmi!”
“Il figlio del calzolaio” disse “quello brutto, Antonio. S’è sposato con Agnese.”
“Lo so”
“Come lo sai?”
“È da questa mattina che lo ripeti.” prese con le pinze la lastra incandescente e la girò “Hai bevuto troppo.”
“Troppo poco.”
Il ragazzo accanto a lui si pulì le mani sul grembiule: “La prossima volta non entri in bottega.”
“Amedeo, sposta quella roba.”
“Guardate come sono vestito bene oggi.”
“Passami lo strofinaccio, Amedeo”
“Guardate i miei capelli, guardate. E la coroncina.”
“Coroncina?”
“La prossima volta non entri in bottega.”
“Risplendo oggi. Guardate. Gianni, guarda!”
Lui si voltò per metà, il tempo di vederlo gesticolare: ”Una meraviglia.”
“Amedeo” chiamò “una fiamma.”
Il ragazzo socchiuse gli occhi afferrando una bottiglia: “Vino, mi serve vino.”
“Acqua.” Gianni prese la bottiglia e spinse una caraffa nella mano aperta “Ti serve acqua.”
“Antonio, con Agnese” ripeté “è un topo, lui. Un topo.”
“Chiudiamo le porte, la prossima volta. Non entri più.”
Pausa.
“Inguardabile.”

Il sogno, Henri Rousseau (via Wikimedia/ Public Domain)

Anna Lucia Orecchini
Gli occhi vibranti dei due leoni fissano il cammino. La melodia suonata dal domatore governa ogni loro passo e artiglio. Il domatore si fa strada nella foresta tra le foglie verdi e i frutti che sembrano voler tirare in inganno un povero passante. Mentre cammina intravede un bagliore soffuso, candido, divino. Una figura bianca e delicata si staglia davanti al domatore, che per un attimo dimentica ogni pensiero che gli sia apparso in mente e rimane abbagliato. I leoni balzano sulla dea, che con il suo sguardo li rende impotenti.
Nessuno mai era riuscito a domare le bestie maestose come il grande domatore fino a quel momento. La figura con dolci curve, dotata di magnifico candore e capelli come la seta guarda il domatore e dice: “Sono figlia di una dea potente, sono nata dalla terra, ho la forza di mille soli.” il domatore ascolta incantato “E tu, uomo, mi aiuterai a tornare a casa.”

Valentina Cacaci
Tutti mi davano per pazza, nessuno mi credeva. Io lo sapevo sin dal principio, ne ero convinta. Erano ormai mesi che percepivo soffici bisbigli e bagliori di occhi fugaci che mi scrutavano nell’oscurità. Nel cuore della notte poco prima di cadere tra le braccia di Morfeo una melodia sconosciuta sembrava entrare dalle tende e fluttuare nella stanza. Sì, avete letto bene; ero quasi sicura di riuscire a vedere quelle note assumere forme concrete e talvolta trasformarsi anche in lettere. Quindi ciò accadeva, un’unica frase continuava a martellarmi in testa per tutto il giorno senza che potessi fare nulla per scrollarmela di dosso: “Seguimi, e vieni a cercarmi.”
Ero diventata paranoica, ormai lo sapevo. Controllavo sempre gli angoli più remoti della casa e trasalivo ogni qualvolta qualcuno mi si avvicinava alle spalle. Nonostante cercassi con tutta me stessa di liberarmi, non potevo fare a meno di fantasticare su quale terribile segreto si celasse in quei suoni. Una sera, ormai stufa di quella situazione, in piedi accanto alla finestra con il cuore a mille i capelli scarmigliati, decisi di farmi coraggio e quando quella maledetta melodia si insinuò nella mia stanza io ero pronta a seguirla!
Fuori dalla porta, giù per le scale e in mezzo all’alta siepe del vicino. Non appena penetrai in quella distesa di verde quasi svenni. Animali, uccelli di tutte le dimensioni e di tutti i colori mi turbinavano intorno esultando felici come non mai e la melodia, dopo essermi girata intorno, scomparve all’interno di un flauto tenuto tra le mani di un giovane ragazzo nero come la notte e dal sorriso grande come il sole. “Bentornata, finalmente ti sei decisa a cercarmi.”

Isabel Tona
All’incoronazione sono invitati tutti gli animali che abitano la giungla: la regina vuole una grande festa in cui ci si possa divertire. Adesso la donna è sdraiata su un comodo divanetto e guarda gli invitati arrivare. Una scimmia suona uno strumento, un’allegra melodia si diffonde nell’aria. Uccelli multicolore si posano sui rami, tra le verdi foglie.
“Mia signora” dicono “sembra una dea, mia signora.”
Dice uno: “Lei è una dea, mia signora.”
Poi arriva un serpente: “Mia signora, la sua bellezza mi acceca.”
La donna parla solo per dare il via alle danze. Gli animali ballano fino all’alba. Molti portano doni alla regina. Un uccello le regala una collana fatta di fiori della giungla, che sono rosa, azzurri e gialli. Il pasto è a base di frutti arancioni.
Sicuramente una serata indimenticabile.

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