I dieci comandamenti della sinossi

Sara Gavioli
Diario di una editor come tante
5 min readOct 17, 2017

Chi è senza peccato se la scriva lui

Un autore alle prese con la sinossi del suo romanzo, nel tipico momento in cui pensa a cosa cavolo scrivere

Nota bene: Ho pensato a questo articolo grazie a quello di Nativi Digitali Edizioni, quindi a loro va tutto il merito. Ringraziateli, oppure no, ma insomma, è andata così.

  1. Non lodare te stesso.

Questo bel romanzo, dallo stile raffinato, esprime in maniera esemplare la psicologia complessa dell’uomo del nostro tempo. Opera necessaria nel panorama della letteratura contemporanea, sembra urlare al lettore la sua intrinseca perfezione.

No. Non fatelo. Lo so, lo so che vi scappa, ma non fatelo. Non dite nemmeno che il vostro romanzo è bello; magari lo è, di certo lo è, ma non spetta a voi dirlo. Siate umili, lasciate che siano gli altri a far complimenti. Farseli da soli, sapete, è veramente triste. Rileggete per bene, con calma: avete inserito qualcosa che possa venir considerato un complimento a voi stessi? Se sì, cancellate subito.

2. Non esagerare.

Nella prima scena, Alfredo sta facendo colazione. Imburra il pane, scalda il caffè, poi consuma tutto ciò seduto al tavolo della cucina arredata dall’Ikea. Quando ha finito, si infila sotto la doccia e rimane lì per quarantasette minuti, canticchiando “Un austriaco felice”. A quel punto, si decide a vestirsi con una camicia color marrone chiaro e un paio di jeans, che sono un po’ sgualciti ma ancora decenti. E finalmente, in perfetto orario, afferra le chiavi di casa per poi uscire. Prima di chiamare l’ascensore, si accerta che la porta sia ben chiusa. Arriva nell’androne, saluta il portinaio che si chiama Mario, e poi…

Ok, scrivere una sinossi è difficile. Dicono che dovreste raccontare la trama, proprio tutta, per render chiaro all’editore o chi per lui cosa succede. Certo. Tenete in considerazione, però, che non è necessario includere ogni singolo dettaglio, ottenendo di fatto un altro romanzo. Siate brevi, andate al sodo. L’utilità di quel che raccontate deve essere chiara: Alfredo esce di casa. Andiamo avanti.

3. Non delirare.

Si tratta di un romanzo a metà tra horror e saggio scientifico, in cui i personaggi sono descritti con precisione chirurgica e le atmosfere coniugano realtà e fantasia in un susseguirsi di colpi di scena mozzafiato.

Ok, ma di che diamine parla?

4. Non fare errori banali.

Un romanzo leterario, che appone scienza e magia una affianco all’altra.

Un refuso può sfuggire a chiunque, ma pare vogliate presentarvi come autori. La sinossi, per quanto articolata, non sarà lunghissima; rileggetela, perdincibacco, e più volte. Assicuratevi che non contenga errori grammaticali. Presentarsi in modo sciatto non aiuterà per niente il vostro futuro nel mondo delle lettere.

5. Non inserire pareri altrui.

Prima di inviarvelo, ho fatto leggere questo libro alla prozia Beppa, insegnante d’italiano in pensione. Lei dice che si tratta di un vero e proprio capolavoro, quindi non potevo privarvi di tale splendore.

Tutti noi vogliamo bene alla prozia Beppa, ve lo giuro, però lei non lavora in editoria. Con ciò non intendo sminuire il suo parere, ma… ecco, lasciate che sia l’editore o l’agente letterario a valutare. Non rovinategli la sorpresa. Diciamo così.

6. Non insistere.

Lo so, sono un esordiente, però questa storia è scaturita dal mio cuore e dalle mie esperienze. Sono convinto che sarà d’aiuto a milioni, che dico, miliardi di persone, e che rappresenterà un punto di svolta per il genere umano. Se non lo pubblicate, ve lo dico, siete delle teste di…

Ogni editore, o agente, seleziona le opere secondo criteri che, per quanto possa essere antipatico dirlo, sono suoi. Non esiste una legge che li obbliga a selezionarvi. Abbiate pazienza. La vostra opera potrebbe essere perfetta e necessaria ai fini dell’evoluzione della specie, però può capitare che venga scartata. Non usate bizzarre premesse in cui cercate di ricattare moralmente chi legge: non funzionano, mi spiace.

7. Non accusare.

Vi invio il mio romanzo, ma solo in parte, perché non vorrei che lo rubaste per poi pubblicarlo senza il mio consenso. So che siete degli stronzi, sotto sotto, e per questo ho provveduto a registrarlo alla SIAE, a inviarmene venti copie con raccomandata con ricevuta di ritorno, e ad allertare preventivamente il mio avvocato in caso di problemi. Siete avvertiti, gentaglia! Ma, a parte questo, sono certo che inizieremo un sereno rapporto di collaborazione professionale.

Proteggersi è sempre una buona idea, ma lasciatevi dare un consiglio: provate a scegliere con criterio le persone a cui state inviando, invece di intimidirle con velate minacce. Nessuno è felice di sentirsi insultare. Se volete prendere delle precauzioni, non c’è bisogno di dirlo: nessun editore risponderà “cavolo, e io che volevo proprio rubartelo!”.

8. Non paragonarti ad autori famosi.

Tra Jane Austen e Stephen King, con un pizzico di Camilleri e qualcosa da Kafka, il mio romanzo si colloca nella tradizione modernista prendendo spunto dalle opere di Manganelli.

Qualche riferimento agli autori che vi ispirano va bene; state attenti, però, a non sparare nomi a caso. Stranamente, nel 90% dei casi non c’entrano un tubo con ciò che avete scritto e finiscono per portarvi a infrangere, magari per sbaglio, il primo comandamento. Siate umili, sempre.

9. Non usare frasi a caso una dopo l’altra.

Un urlo nella notte. Una luce nel buio. Una ragazza sperduta e un ragazzo un po’ fesso. Lui, lei e l’altro. La casa di campagna. Le more. Intorno, un campo di grano. All’arrembaggio!

Avete ragione: questo tipo di testo veniva usato parecchio (o viene usato ancora?). Sorvolerò sulla differenza tra quarta di copertina e sinossi (ne parleremo un’altra volta, se vi interessa), ma capitemi: non vuol dire niente. Cosa state dicendo? Di che cavolo parlate? Cosa avete bevuto? Tenete presente che la missione è una: produrre un breve testo interessante che spinga a voler leggere. Non solo: considerate che un editore riceve sinossi del genere ogni due minuti. Siate originali. Ma non troppo, insomma.

10. Non arrenderti.

Vi mando solo l’allegato, perché io le sinossi non le so proprio scrivere.

Sì, è difficile. In fondo, però, lo è proprio quello che avete scelto di fare: scrivere e poi proporre un romanzo. Non fatevi scoraggiare dalle difficoltà: provate ancora, sottoponete ciò che avete prodotto a occhi severi e anche un po’ capaci di ironia, che sappiano far notare cosa non va. Correggete, riprovate. Lavorate con un professionista, oppure lasciate stare per un momento la prozia Beppa e cercate uno spietato beta-reader. Ce la farete. Forse. Comunque, consolatevi: la redazione di una sinossi è un momento difficile per tutti gli autori. Non siete soli.

Sara Gavioli vive a contatto con le storie: ne legge, ne scrive e ne sceglie per diverse realtà editoriali. Lavora come editor freelance e nel tempo libero colleziona corsi di editoria. Da grande vuole diventare una vecchietta eccentrica.
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