Una cosa che mi è successa

Sara Gavioli
Diario di una editor come tante
2 min readJul 6, 2019

Ieri ho ricevuto una bellissima e-mail.

Veniva da un autore con cui ho parlato a lungo, anche se non è un mio “cliente”, cioè non mi ha pagata. All’inizio, mi aveva chiesto un parere sul suo romanzo. Non era ben chiaro di cosa avesse bisogno e la domanda era generica: dici che è pubblicabile da un editore serio? Allora l’ho letto.

Fin qui, tutto come al solito. Inizio sempre dal dare un’occhiata alla storia in questione, per farmi un’idea e per dare consigli sensati. Leggendo, però, sono rimasta colpita: cavolo, era proprio un bel romanzo. C’era qualche imperfezione, ok, ma per il resto… ehi, era proprio bello! Ho finito per leggerlo tutto in poco tempo.

A quel punto ho scritto all’autore, iniziando la mail con un “Allora, sei pronto a ricevere mail lunghissime?”.

Gli ho parlato delle mie impressioni, spiegando anche quali difetti avevo notato e invitandolo a lavorarci. Si trattava di poca roba, quindi non gli ho fatto un preventivo: non c’era bisogno di pagarmi, mi ero divertita a leggere e bastava poco per discutere dei problemi del testo.

Lui, com’è ovvio, era felice, e si è offerto di pagarmi comunque, ma ho rifiutato. Non si tratta di generosità: non avevo lavorato, il mio era un parere spontaneo da lettrice.

E insomma, ieri questo autore mi ha scritto dicendo che si è messo al lavoro, che ha riletto con calma e vuole impegnarsi per rimediare a quelle cosine da sistemare, e che lo farà grazie ai miei consigli.

Quando parlo a qualcuno di esperienze simili (e per fortuna ce ne sono state diverse), mi sento sempre dire: ma sei scema? Dovevi farti pagare!

Scusate, però… no. E non perché chi invece paga sia un autore di serie B; semplicemente, dipende dal lavoro che serve. Dipende dalle ore che passo sul testo, dal livello di utilità che un lavoro professionale potrebbe avere nel caso singolo, da ciò che posso fare sul serio per quell’autore. Non dipende da quanto io sia cretina, ma dalla mia onestà e dalla mia etica professionale. Lo scopo non è cercare modi per far pagare il più possibile, ma, al contrario, trovare ciò che più conviene all’autore. Ehi, il mio lavoro non è forse proprio questa cosa qui?

E io in questo ci credo.

Sono scema? Può essere. Eppure anche io ottengo qualcosa, dal confronto con voi. Qualcosa di prezioso, che va oltre il pagamento. A questo lato del mio mestiere, perdonatemi, io non rinuncio.

Sara Gavioli vive a contatto con le storie: ne legge, ne scrive e ne sceglie per diverse realtà editoriali. Lavora come editor freelance e nel tempo libero colleziona corsi di editoria. Da grande vuole diventare una vecchietta eccentrica.
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