BENTORNATO, CARO SILVIO!

Centrosinistra diviso, centrodestra unito solo nei sondaggi. Nonostante i grandi cambiamenti, lo scacchiere è disegnato dalla storica contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Il M5S coglie i frutti di un sistema politico allo sbaraglio.

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba
4 min readDec 6, 2017

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Sulla storica contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, si son scritti libri, articoli, saggi. Di tutto insomma. Non si tratta solo di contrapposizione tra partiti, ma di vera e propria differenziazione ideologica. Guardando alle due aree storicamente contrapposte, lo scacchiere politico attuale vede elementi — purtroppo — già visti in passato e altri innovativi.

Voglio partire da un importante presupposto, che nasce da due chiacchiere con un dirigente locale di Alberobello e caro amico, Viviano Giuliani: sulle gambe avevo un libro di storia contemporanea e sfogliando le pagine, notiamo entrambi due foto caratteristiche: nella prima il protagonista era uno solo, cioè Silvio Berlusconi, a rappresentanza del centrodestra; appena sotto, invece, una schiera di dirigenti, di riferimenti politici che insieme rappresentavano l’area del centrosinistra e i propri elettori. Subito Viviano mi ha fatto notare questa differenza: da una parte un leader, dall’altra diversi leader. Volle stabilire come differenziazione ideologica che noi siamo “molti”, lui è da solo.

Proviamo ad immaginare un libro di storia contemporanea che vada oltre l’inizio della seconda Repubblica e giunga ai giorni nostri. Proviamo ad immaginare quella stessa contrapposizione. Ebbene, è evidente che qualcosa è cambiato. Il primo fotogramma vedrebbe ancora — e purtroppo — Silvio Berlusconi. Forse anche un Salvini impacciato e una Meloni incattivita; appena sotto vedremmo la sola foto di Matteo Renzi. Per vedere una foto con una schiera di dirigente, dovremmo sperare che ci sia anche un fotogramma con ciò che si è creato alla sinistra del PD.

Due leader soli, che con tutta probabilità devono sostenersi a vicenda per legittimarsi. Da una parte abbiamo un centrodestra capitanato da un imprenditore che nemmeno potrebbe candidarsi, che per ora — ahimè — rimane la vera alternativa moderata ad un centrodestra a trazione leghista (che Dio ce la scampi). Un centrodestra unito che, apparentemente, esiste solo nei sondaggi; dall’altro un centrosinistra allo sbaraglio, pronto a fronteggiarsi, spaccarsi, dividersi e delegittimare l’altro, ma con scarsa volontà — e possibilità, allo stato attuale — di andare al governo. Non mancano le capacità, ma quel pragramtismo e lungimiranza che possano appianare le divergenze — che per ora si riferiscono alla figura divisiva per eccellenza, Matteo Renzi. Ancora poco si è parlato di divergenze politiche, e quelle penso che tra partiti di centrosinistra si possano affrontare seduti attorno ad un tavolo, se ce ne fosse la volontà — per arrivare pronti e uniti alla sfida del Governo. Che non la si può affrontare da soli, soprattutto in virtù di quel pluralismo tipico del centrosinistra. Lo hanno capito Bersani, Speranza e compagnia cantante, che si circondano ora di numerose personalità, e con un patto ad excludendum tirano fuori Renzi e Partito Democratico. I risultati — per quel che contano attualmente — si riflettono sui sondaggi, che ora vedono un Partito Democratico tanto solo quanto in forte flessione.

Silvio Berlusconi, l’unico politico che […] ha la certezza quasi matematica di riportare il suo partito al governo, si ritrova di fronte a un paradosso interessante: sa che in un modo o in un altro probabilmente vincerà le elezioni (si vota o il 4 o il 18 marzo) ma sa anche che il modo migliore per vincerle è quello di non vincerle del tutto.

Approfitto della sponda de Il Foglio e di Claudio Cerasa, per aiutarmi a disegnare lo scacchiere attuale e quello che si prospetta per le elezioni. Cosa si intende, in questo caso? Si stabilisce l’interdipendenza tra le due forze più vicine al centro: PD e Forza Italia. Il PD che ormai ha perso la sfida maggioritaria e che per il proprio unico leader deve cassare l’idea di un centrosinistra unito. Forza Italia, che deve guidare un’area litigiosa ma comunque in forte crescita per gli umori intestini della popolazione. Serve per avanzare nei sondaggi, ma per la sfida di Governo in molti guardano ad un governo moderato e ampio, il cui spettro comprenda PD e Forza Italia insieme, con acconto tutte quelle forze moderate che vogliono farne parte.

È vero, è ancora troppo presto per parlarne. Mancano ancora alcuni mesi alle politiche, e sappiamo bene come anche solo nel giro di un mese le cose possano cambiare radicalmente. Ma il riproporsi di errori e storture — vedi Patto del Nazzareno — non potrà far altro che divaricare le fratture attualmente esistenti. Il centrosinistra unito rimane attualmente un sogno difficilmente realizzabile. Nella battaglia contro i populismi, si inseriscono tutte le forze moderate adeguatamente legittimate. Bentornato, Berlusconi!

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