Giovani e politica: un legame da ricostruire

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba
3 min readSep 26, 2017

È ovvio che, da giovane, quando si analizza rappresentatività e attivismo partitico, non posso che guardare a quella fascia di cittadini “più giovani”; forse la categoria meno rappresentata; forse la meno tutelata, nonostante la crisi del nostro tempo colpisca noi più di altri.

Quella scollatura tra giovani e politica si è fatta sempre più evidente con i recenti appuntamenti elettorali e, in genere, politici. La fascia d’età a cui appartengo spesso è l’ago della bilancia, sia perché rappresenta il bacino più ampio di aderenti al “partito dell’astensione”, sia perché spesso è il voto che più di tutti si polarizza su posizioni estreme.

Dunque diviene necessario pensare a quel principio di rappresentatività. In un momento di estremo cambiamento per partiti e movimenti, in tanti pensano (ma in pochi si esprimono. Maledetto riposizionamento) a quella che potrebbe essere una ricetta che possa convincere anche i miei coetanei.

Certo, non si può fare un ragionamento generalistico. In questa occasione mi interessa l’area a cui appartengo, il centrosinistra appunto. L’area più frammentata, quella che più di tutti ha sofferto per ferite più o meno profonde, ma che allo stato attuale rappresenta la vera alternativa ad un governo pentastellato o, ancora peggio, di uno guidato da Lega e Fratelli D’Italia.

La bocciatura a Renzi mi pare piuttosto evidente. Ho raccontato in sede di partito quanto lontano fossi dai miei coetanei durante la battaglia referendaria e quanto poco credevano in me persino i miei amici più stretti. Renzi ha abbandonato il suo ruolo di capo di governo accompagnato dall’esultanza di tantissimi giovani (e non sto esasperando. Ho seguito la Maratona di Mentana assieme a tanti giovani. Mentre io mi domandavo quale fosse il passaggio successivo alle sue dimissioni, attorno a me era iniziata la festa). Pensare ora di riproporre lo stesso minestrone confusionario, con gli stessi volti noti, pensando di recuperare ciò che è perduto, è irrealistico.

Forse non sono io a poter presentare un’alternativa seria, ma gli avvenimenti recenti di alcuni paesi europei possono dare un’importante spunto di riflessione. In particolare sono solito utilizzare l’esempio francese, con le primarie nel Partito Socialista. Dilaniato dalla recente esperienza di Governo, è dovuto ripartire. Davanti a sé non ha il binomio sinistra-destra; rappresenta, piuttosto, l’unica vera alternativa ad un Front Nazional che promette l’uscita dall’Europa.

Le primarie del Partito Socialista francese hanno avuto un risultato che ha lasciato increduli molti analisti: ha vinto Hamon, il candidato “più a Sinistra”, che adesso può ripensare ad una rete di alleanze che prima era semplicemente impensabile. Ma l’elemento più importante — che va’ oltre alleanze e ragionamenti prettamente e stucchevolmente partitici — è la partecipazione attiva dei giovani alla vittoria delle primarie. Le foto dei seggi elettorali pieni di giovani, in festa, mi ha fatto sognare. Impensabile dalle nostre parti, almeno se le cose non cambiano.

Forse la ricetta per riportare i giovani nei circoli va’ ricercata proprio nella linea politica. Spesso ci si è spinti troppo verso il centro, ma forse è bene ripensare il tutto come un’area compatta e incontrovertibilmente di Sinistra. Nessuna rivoluzione; la politica deve ripensare alla gente comune, ai giovani studenti, alla scuola, alle università, all’istruzione, all’associazionismo. Deve conoscere e toccare con mano, se non proprio vivere in prima persona, i problemi e le difficoltà della nostra generazione. Questo può avvenire solo se si ricreano luoghi di dibattito; se si permette a tutti i giovani d’essere protagonisti della cosa pubblica e dei temi che gli sono più vicini.

In questo i partiti devono giocare un ruolo di primo piano. In quanto vero motore del cambiamento, devono però essere guidati e aperti ai più giovani.

La scusa “non siamo riusciti a farci sentire dai Giovani” (come se gli stessi frequentassero circoli e federazioni differenti) non deve più esistere.

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