SALVINI: IL BULLO EVERSIVO

Ovvero: come porsi al di sopra della legge in nome di un fantomatico obiettivo superiore dato dal consenso popolare.

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba
5 min readAug 25, 2018

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Con l’articolo precedente (Nave Diciotti — Sintesi di un colpo di mano) ho voluto mettere un po' di ordine. È tipico di chi la butta in caciara lanciare sentenze e proclami, senza metodologia, senza un briciolo di dialettica democratica. È uno stratagemma che funziona, dato che ad ogni bomba che lancia, siamo lì pronti ad inseguirlo.

Era necessario mettere in ordine per poter cogliere le varie sfaccettature, che hanno peso ancor di più se messe a sistema. In particolare oggi mi vorrei soffermare su un punto cruciale, rappresentato dall’ordinamento costituzionale che ci siamo voluti dare dal ’46 in poi. Questo argomento lo si tocca con mano, in questo contesto, attraverso il braccio di ferro di Salvini con lo Stato — in particolare nei rapporti con il Presidente della Repubblica e, se vogliamo, con le dichiarazione su Roberto Fico — e con la magistratura. Ho tentato di ricostruire i due momenti, il primo con il retroscena de La Repubblica e il secondo con la dichiarazione ad RTL:

Nel colloquio il capo del Viminale, trapela, arriva a brandire anche l’arma delle dimissioni da ministro, che equivarrebbero a una crisi di governo. «Non puoi sconfessarmi». È solo una minaccia, sa che Conte deve cedere. «Io non mollo – lo provoca al telefono – L’unico che può scavalcarmi è Mattarella, che è capo delle forze armate».

Se qualche procuratore mi vuole indagare e interrogare, io sono pronto a spiegare le mie ragioni. Perché aprire un’inchiesta contro ignoti? Io mi autodenuncio, sono qua, sono ministro dell’Interno e ritengo mio dovere difendere la sicurezza e i confini del nostro Paese.

Le prime righe, sono indice di un atteggiamento sovversivo. Come se nulla può fermarlo, se non l’azione diretta del Presidente della Repubblica, facendo addirittura riferimento al ruolo delle forze armate. Suona qui un primo campanellino d’allarme: non solo il peso politico di un Ministro degli Interni, ma a giocare un ruolo essenziale è l’indole — passatemi il termine — passivo-agressivo in più arricchito da un consenso popolare — unito alla comunicazione di stampo populista — che costringe a dover pensare bene alle proprie azioni in base alle probabili reazioni sociali. È un po' come porre una condizione: o si fa come dico io o qui cade tutto. E la macchina del fango, persino ai danni del Presidente della Repubblica, è già stata collaudata. Quindi tutti in campana! A questo punto c’è chi si dissocia dalla posizione di Salvini, anche ai vertici del Governo, e chi, non avendo nemmeno la forza di opporsi avendo lavorato sino ad ora come supplemento di Salvini, sta allo stesso gioco, con attacchi alle istituzioni europee e bracci di ferro (vedi Ken… volevo dire Di Maio).

Sono voluto partire da questo punto per seguire una linearità quasi scientifica: dal grande al piccolo, dal macro al micro. Questo è il rapporto di forza vigente nei confronti del capo dello Stato e nelle dinamiche di Governo. Dobbiamo necessariamente scendere di un gradino per poter annoverare il rapporto con la giustizia. Anche qui, con il disastro del ponte di Genova, Salvini ha potuto constatare con che forza potesse colpire, come potesse, indisturbato, attivare la macchina del fango contro il fantoccio di turno, il tutto senza nemmeno passare da un Giudice, senza attendere indagini, senza nemmeno attendere che si insediasse la commissione d’inchiesta parlamentare. Nulla, si va dritto. La giustizia è troppo lenta. La gente vuole la gogna.

Non abbiamo dovuto aspettare molto prima che questa stortura si ripresentasse ancora.

Il Ministro della Mala Vita, oggi gode di un consenso popolare che cavalca come un’onda, pronta a richiudersi su di lei. Ha giurato sulla Costituzione e se la viola in maniera palese come sta facendo con la nave Diciotti, non è più politica ma eversione. E per quella c’è il carcere.

Così Saviano incalza Salvini. Riprende il giuramento sulla Costituzione. Richiamerà le opposizioni a darsi da fare per contrastarlo.

Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, ha ipotizzato una possibile violazione di:

  • Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo (CEDU). All’articolo 3 viene ribadito il "divieto di trattamenti inumani e degradanti, soprattutto se sono coinvolti soggetti vulnerabili come minori o persone traumatizzate";all’articolo 5 c’è scritto che ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza e nessuno può esserne privata senza motivi;
  • Articolo 13 della Costituzione: "Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria". I casi di urgenza e necessità devono essere revocati dopo 48 ore;

Gli estremi dell’intervento della magistratura potrebbero esserci, in linea teorica. Ma visto il contrappeso rappresentato dalla figura di Salvini, chi intenderebbe muoversi e chi garantisce che anche davanti a sentenza definitiva, non si ponga al di sopra di tutto e tutti, forte del suo ruolo politico e dell’obbiettivo superiore dato dal consenso popolare?

Diciamoci la verità: sta bruciando un po’ di tappe. Va bene il consenso popolare, ma con queste fughe in avanti non vedo come possa accontentare tutti. Io non credo che la Lega (nello specifico Salvini) possa rappresentare tutto un elettorato di centrodestra. Una specie di Lega maggioritaria. Sono sicuro nella presenza di una componente moderata che non di certo aderisce alle uscite di Salvini. Nello stesso tempo, esiste una forte componente di centrosinistra che reputa vomitevole — a dir poco — il suo agire. Ma quindi dov’è il punto? Il punto siamo noi, banalmente. Il punto è in quel marasma di consenso popolare, l’unico che può permettere ad una figura come Salvini di agire in questo modo, mentre tenta di demolire i pilastri su cui si regge uno Stato di diritto.

Da riorganizzare è l’opposizione. Non politica! Non parlo di sigle o colori. Parlo di una comunità, di gruppi se volete, insomma di persone che davanti a questi atti vorrebbe solo sotterrare la testa per la vergogna. Facciamogli tremare la terra su cui si regge il suo agire. Facciamolo sentire fuori luogo; facciamo cerchio attorno a quel sistema-paese che dovrebbe reagire per sbloccare la cloaca in cui l’Italia si è impantanato.

Siamo in tempi bui. Tocca a noi farne luce.

Da Lercio: Salvini giura sulla Costituzione e prende fuoco

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