Sbirro chi legge!

Le molestie in divisa al tempo del “se l’è cercata”.

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba
3 min readSep 26, 2017

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Due giovani studentesse americane di 19 e 21 anni, hanno denunciato un presunto stupro da parte di due Carabinieri a Firenze. I due Carabinieri dicono che il rapporto fu consenziente. La procura indaga. Intanto l’Arma dei Carabinieri si scusa con le ragazze.

Mano a mano che si tenta di ricostruire la vicenda, che si consolidano opinioni e punti di vista, capisco che una questione come questa, fosse accaduta in un Paese diverso dal nostro, probabilmente avrebbe visto tutti d’accordo su un unico punto: a prescindere da tutto, ciò che è avvenuto è a dir poco vergognoso!

Non farò, come altri prima di me, parallelismi con altri fatti di cronaca, come a voler scagionare un reo dall’orrore commesso ponendomi la domanda tanto semplice quanto, appunto, riduttiva “ma se fossero stati due uomini di colore?”.

Se con avvenimenti del genere ponessimo l’accento su provenienza, colore della pelle o religione, non faremmo altro che stare al gioco dei portatori d’odio. Non sono quelli gli elementi che in noi devono accendere un campanellino d’allarme. È il fatto in sé che, a prescindere, deve provocare almeno un minimo di riprovazione sociale.

Non mi voglio soffermare troppo sulla vicenda. Penso sia inutile parlarne. Basta scrollare la bacheca di Facebook o Twitter per trovare una sfilza di articoli a riguardo. Invito i lettori, piuttosto, a immaginare per un attimo di essere non uno dei due Carabinieri, né tanto meno una delle vittime; provate a mettervi nei panni dei dirimpettai delle giovani studentesse. Di chi quel giorno era in procinto di uscire con gli amici o di portare il cane fuori a fare i bisogni. Provate ad immaginare di vedere una volante dei Carabinieri sotto casa e i due militari in divisa molestare due giovincelle tra ascensore e appartamento.

ATTENZIONE: non conviene, in quel contesto, chiamare i Carabinieri. Avvisa l’amico che ritardi oppure fai le coccole al cane incontinente, perché per ora l’ascensore è occupato.

Supponiamo ora fossero consenzienti, come affermano i due militari. Immaginiamo nelle stesso tempo tutte quelle volte che l’ormone è partito proprio in ascensore, ma non si è potuto fare nulla perché, ahimè, avrebbero chiamato i Carabinieri. Già l’avvenimento, senza l’aggravante del presunto stupro, ha del paradossale. È roba da sgranare gli occhi dallo stupore e darsi due sberle per essere certi di non essere in un brutto sogno. Sulla condotta tenuta, mi soffermerei su una riflessione: è l’esempio lampante di come un uomo in divisa si possa sentire al di sopra delle leggi. Leviamo ancora il presunto stupro. Supponiamo che le studentesse americane avessero deciso di far festa con i due cowboy dal grilletto facile. Bene. Trasformare un palazzo in un bordello promiscuo, non è cosa da tutti. Manco un magistrato con la toga ci riuscirebbe. Solo due uomini in divisa si sentirebbero sufficientemente legittimati dall’essere liberi di farlo. E con questo chiudo le riflessioni sulle forze dell’ordine, che poi dicono che sono sovversivo.

«L’Arma dei Carabinieri chiede scusa a queste due ragazze e speriamo di recuperare con loro e con le loro famiglie»

Le dinamiche sono talmente singolari da risultare quasi un precedente. La reazione dei due militari (uno dei quali NON risponde alla Procura militare. Un bel silenzio non fu mai scritto!) e dell’Arma dei Carabinieri (che a Omnibus su La7, attraverso il Capo ufficio stampa dell’Arma dei Carabinieri, Colonnello Roberto Ricciardi, chiede scusa alle giovani studentesse e alle famiglie) suggeriscono come la condotta tenuta non può essere in nessun modo sostenuta, difesa, soprattutto se da quell’organo dello Stato che gente come questa, solitamente, l’arresta. È sintomo di una deriva dei comportamenti, di una frivolezza nella condotta che se manifestata da due militari è da considerarsi una deviazione bella e buona, per altro con una spregiudicatezza ingiustificabile. Fa ancora più male se una condotta simile è portata avanti da persone a cui è stata data fiducia per via della divisa, ma che la stessa è stata utilizzata come lasciapassare, forse come deterrente, per i propri istinti.

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