UMANA COMPASSIONE

Re Vittorio Emanuele III è restituito alla sua storia.

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba

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La salma di Re Vittorio Emanuele III torna in Italia. Il paese si divide. La gente ne parla, prende posizioni. Diciamo chiaramente che il suo ricordo storico non ci restituisce l’immagine del Monarca più ben voluto d’Italia, mettiamola così. In parole povere, anche solo il ritorno della salma ha fatto notizia, creato opinioni, punti di vista. Ha spinto le comunità ebraiche e l’Anpi ad esprimere sdegno alla richiesta della “casata” dei Savoia (dalle stalle a Ballando Sotto le Stelle) di seppellirlo al Pantheon, da sempre sede di sepoltura dei Re d’Italia. Lo Stato, nelle sue figure di rappresentanza, si esprime, prende anch’esso una posizione politica. La posizione più chiara è quella di Pietro Grasso, Presidente del Senato della Repubblica:

Un paese maturo e democratico deve saper fare i conti con il proprio passato. Le responsabilità prima, durante e dopo l’avvento del fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo. Il rientro della sua salma in italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon, è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà.

Qui troviamo due punti essenziali, che voglio riprendere:

Le responsabilità prima, durante e dopo l’avvento del fascismo, […] non consentono alcun revisionismo.

Si richiama alle responsabilità storiche; responsabilità che vanno ben oltre l’imputabilità di un giudice. In questo caso è la storia a giudicare. Infatti fa perno su un unico periodo storico: il fascismo. “Prima, durante e dopo”. Come uno spartiacque. Immediatamente dopo si fa riferimento al revisionismo. Non è ammesso, senza mezzi termini. Il rischio di revisionismo, proprio per la figura identitaria di cui stiamo parlando, è il pericolo più grande. Lo Stato ne deve far fronte. Lo stesso Grasso definisce le linee portanti dell’azione dello Stato:

Il rientro della salma in Italia […] è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà.

Umana compassione e “alcun onore pubblico”; quest’ultimo verrà anche più volte ribadito da Pietro Grasso nei giorni successivi.

Il gesto del rientro della salma è umana compassione nei confronti di un Monarca d’Italia che fu, quindi, parte della nostra storia… volente o nolente. Ha enormi responsabilità storiche— ed è proprio per questo che il suo rientro sia “gestito con sobrietà e prudenza” — , ma

un paese maturo e democratico deve saper fare i conti con il proprio passato.

Ed è quindi l’incipit iniziale delle dichiarazioni di Grasso la colonna portante di tutto l’agire. Siamo un paese maturo e democratico. Prendendo come riferimento la storia (l’unica capace di giudicare), il ricordo di ciò che è stato non deve in nessun modo spingerci a giudicare come uomini una salma; niente altro che un morto. Ma non sono ammesse onoreficenze, proprio in virtù della storia. Bisogna invece, con umana compassione, permettere di restituire — nient’altro che questo — una parte della storia alla sua terra natia.

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