UN ABBRACCIO A CHI È SOLO, UNO ANCORA PIÙ FORTE A CHI MI È VICINO

Daniele Amatulli
Diario di uno storico in erba
2 min readMar 15, 2020

Caro Diario,

in questo periodo di quarantena obbligata ho pensato di riempire ancora le tue pagine. È inutile andare alla ricerca di qualche topic strappa-like; da oggi si prende una piega differente. I temi li estrapolo direttamente dalla mia testa, sulla base di ciò che vedo e di ciò che sento.

Sento quindi di parlare di aggregazione, solitudine, famiglia, legami… una passeggiata al parco, sul lungomare (non quello di Locorotondo), un caffè al bar. Basta una miccia che faccia esplodere la nostra abitudinarietá e ciò che si riteneva ovvio, scontato, addirittura superfluo, ad un certo punto diviene tutto ciò che si vorrebbe più al mondo… oltre alla Salute.

Quando dall’alto ti dicono di rimanere a casa, metti tutto in ordine nella tua testa. Sei costretto a fare i conti non tanto con te stesso (lo si fa ogni giorno), tanto più con il tuo tempo e con la maledetta noia. A quel punto il libro che hai abbandonato da tempo non solo lo leggi ma lo fai seduto sul balcone, giusto perché è una bella giornata; sei addirittura portato a fare tu il primo squillo a tua madre che prontamente ti risponde “che cos’è successo?!?”: si vede che è più abituata a chiamarmi che ad essere chiamata; gli amici, quei maledetti amici. Gli stessi con cui magari non ti vedi da tempo, non ne sentivi il bisogno travolto da cose da fare, persone da incontrare, ed ora invece pensi a come farli sgattaiolare fuori di casa affinché ti raggiungano.

Sapere di non essere l’unico a vivere questa situazione ti spinge a vedere come stanno gli altri. Ti rendi conto della fortuna di avere qualcuno accanto; qualcuno che avrebbe messo in crisi sistemi di sicurezza, sistema sanitario e, perché no, tutto il sistema Paese pur di starti accanto.

Pensi a chi sta solo.

Ti dispiace.

Ti guardi accanto.

Non sei solo.

Menomale.

Pensi quindi non solo alle cose da poter fare per colmare il tempo, per allontanare la noia, ma anche a ciò che faresti quando tornerà tutto “normale”. Cose che magari prima non avresti mai fatto.

In ogni passaggio d’epoca c’è un detonatore. Un’esplosione. Un’improvvisa accelerazione che pone fine a rivendicazioni, proteste, conflitti che si trascinavano da tempo. Ma che a certo punto, in un preciso momento si risolvono con un brusco, violento scoppio.

Al netto delle cattive notizie, pregno di positività, chissà forse qualcosa cambierà. Nel nostro piccolo magari. Forse come comunità. Chi lo sa.

A momento debito una canna a Parco due Giugno non me la toglie nessuno. Cazzo.

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