Microchip nel cervello che comunicano con un’AI

Ilaria Davascio
Hub dell'innovazione digitale
4 min readSep 3, 2019

Che cos’è un’intelligenza artificiale?
Ormai se ne sente parlare in modo sempre più ricorrente, ma di cosa si tratta? Definire cosa sia esattamente l’intelligenza artificiale non è semplice, tant’è vero che tutt’ora non esiste una definizione universale, ma si è costantemente alla ricerca di un concetto che permetta di esprimere al meglio ciò che queste nuove tecnologie offrono.

Wikipedia la definisce nel seguente modo:
“AI is intelligence demonstrated by machines, in contrast to the natural intelligence displayed by humans”

ed effettivamente è l’idea base che noi tutti condividiamo, ma non si limita a ciò: esistono, infatti, due filoni di teorie sull’intelligenza artificiale delle macchine: l’AI forte e l’AI debole.
Si parla di intelligenza artificiale debole quando un computer non è in grado di raggiungere le capacità intellettive umane, ma solo simulare alcuni processi cognitivi senza riuscire a riprodurli nella loro totale complessità. I promotori della teoria dell’intelligenza artificiale forte, si spingono oltre e ipotizzano che un giorno le macchine avranno un’intelligenza propria, autonoma e indipendente, pari o superiore a quella umana.

Un ramo su cui è interessante porre la nostra attenzione è quello che riguarda l’AI e l’uomo e in questo settore non può non spiccare la figura di Elon Musk, fondatore (anche) della Neuralink, importante azienda statunitense di neurotecnologie che sta sviluppando interfacce neurali impiantabili: “cappello di un mago” è questo l’attuale obiettivo che ricorre e che sarà in grado di rivoluzionare molte vite poiché collegherà direttamente un computer al nostro cervello. L’azienda in sé mira a creare dispositivi in grado di curare gravi malattie cerebrali nel breve termine, con lo scopo ultimo del transumanesimo, cioè il desiderio di aumentare le capacità fisiche e cognitive della condizione umana che sono considerate indesiderabili, come malattie o l’invecchiamento stesso.

Si parla di persone che grazie a questi straordinari impianti possono, ad esempio, tramite una “presa nella testa”, controllare bracci robotici per facilitare il loro tenore di vita. Tutto ciò avverrebbe tramite l’impianto nel cervello di un microchip, connesso a cavi, che servirebbe a potenziare la memoria e riparare funzioni motorie compromesse.
Il chip agisce come una porta Usb-C, (la stessa dei Macbook della Apple per intenderci) e permette, via Bluetooth, di collegarsi a un computer o al proprio smartphone.

Siamo ormai proiettati verso un futuro in cui saremo in grado di controllare le macchine con il pensiero: è una sfida enorme per gli scienziati che da anni studiano le reti neurali del cervello umano e gli impulsi elettrici inviati dai neuroni nel tentativo di spiegare ad un computer come interpretarli.
Una delle tecniche distintive di Neuralink è che colloca i fili flessibili degli elettrodi in prossimità dei neuroni. Si pensa che, la capacità di acquisire informazioni da un numero elevato di celle e quindi di inviarle in modalità wireless a un computer per un’analisi successiva, sia un passo importante per migliorare la comprensione di base del cervello. Neuralink inoltre intende anche realizzare un modulo che si trova fuori dalla testa che riceve in modalità wireless le informazioni dai fili incorporati nel cervello.

Quel che è certo però è la grandezza degli ostacoli: primo, la capacità di registrare ciò che fanno i neuroni è ancora troppo limitata, secondo sicuramente serviranno metodi meno invasivi di un’operazione chirurgica, anche se gli scienziati hanno parlato di robot “simili a una macchina da cucire” in grado di impiantare fili ultrasottili in profondità, quindi…
Non ci resta che rimanere aggiornati su questi straordinari progressi!

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