Branchie. Funzionare nel mare della complessità.

alessandro pirani
digital thinkERs.
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2 min readFeb 17, 2017

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note su un approccio digitale alle capabilities.

accesso.

ho iniziato a scrivere queste righe in Ghana, tre settimane fa. Ero lì per facilitare un hackathon il cui tema era: come possiamo migliorare la vita delle persone con il digitale? Come possiamo (ri)pensare il digitale essenzialmente come chiave di volta per colmare i gap che ciascuno ha nell’accedere alle opportunità della vita? Laggiù ci eravamo concentrati sulla condizione degli agricoltori, in particolare di quelli che coltivano il cacao nelle zone rurali del Paese. Una condizione per certi versi estrema che rende l’idea della tragedia del digitale nell’era dell’accesso (come anticipata nell’ormai lontanissimo 2000 da Jeremy Rifkin): in termini di sistema, le soluzioni per i problemi sociali ci sono, disponibili a costi spesso irrilevanti per un numero di persone tendente a infinito; l’accesso a queste soluzioni è però limitato dalle condizioni ambientali, spesso non adeguate a sostenere la diffusione, l’uso, la divulgazione delle soluzioni, siano esse app, bot, o reti di sensori.

funzionamenti.

Parliamo di strumenti. Oggetti che aiutano, protesi che espandono le capacità del corpo, aumentando la percezione, l’attenzione, la forza, la precisione, la produttività. Gli strumenti servono, sono lì a nostra disposizione, docili e pronti a farci comunicare con l’ambiente. Gli strumenti rendono abitabile il mondo, nel senso che ci fanno lavorare, esprimere, leggere, scrivere, relazionare. Tutte funzioni di adattamento che definiscono la condizione umana. Il Nobel Amartya Sen anni fa ha definito la qualità della vita non come mero accesso alle risorse, ma come risultato della capacità di ciascuno di realizzar(si). Qualsiasi dis-abilità, intesa come ostacolo che si frappone tra noi e ciò che vogliamo fare (come vogliamo funzionare), tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, viene rimosso attraverso l’uso, il possesso, l’acquisizione di elementi. Una capacità che ci distingue come esseri umani.

primum vivere.

Viene da chiedersi se il digitale non sia la soluzione per tutto. Può suonare enfatico, un entusiastico delirio da nuova panacea, ma tant’è: l’ubiquità connessa unita all’uso sempre più pervasivo dell’apprendimento artificiale già oggi hanno stanno producendo mutazioni antropologiche oltre che sociologiche nella nostra idea di ‘vita’. Si tratta di governare il futuro: back to the basics, insomma. Una politica per il digitale va intesa come preparazione del terreno, come costruzione delle fondamenta, e non (solo) come azione di coordinamento o storytelling dell’esistente. In definitiva lavorare all’agenda digitale ha a che fare con la produzione di una una politica di capacitazione — per usare il gergo di Sen — a largo raggio, che da un lato si deve porre il problema di come valorizzare le competenze private, spingendo verso la creazione di soluzioni usabili, dall’altro deve rimuovere gli ostacoli all’accesso a questi strumenti.

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alessandro pirani
digital thinkERs.

Planner. Into commons, public policy and organization theory.